gioconda

LA MUSA ESISTE DAVVERO, TROVATA A FIRENZE LA TOMBA DELLA GIOCONDA - DOPO QUASI 500 ANNI, DELLA GIOCONDA RESTANO FRAMMENTI DI OSSA, SCAVATI DA UN CASSONE NELLA CRIPTA DEL CONVENTO DI SANT’ORSOLA A FIRENZE

la tomba della gioconda 929la tomba della gioconda 929

Giordano Tedoldi per “Libero Quotidiano”

 

È come se avessero trovato i resti di Beatrice, o di Laura, o di qualunque altra musa la cui visione ha ispirato i capolavori immortali della nostra civiltà. Dopo quasi 500 anni, della Gioconda restano frammenti di ossa, scavati da un cassone nella cripta del convento di Sant’Orsola a Firenze, eppure un tempo quei tre reperti, resti di tibia e femore, erano rivestiti della carne e del sangue di Lisa Gherardini, sposa del facoltoso mercante di seta Francesco Del Giocondo.

gioconda  017gioconda 017

 

Lei, Monna Lisa, il soggetto del dipinto più famoso del mondo, il capolavoro di Leonardo da Vinci, preso d’assalto ogni giorno, nella sua teca al museo del Louvre, da orde di visitatori che la venerano, la fotografano, la scrutano come se fosse viva.

 

Madre, madonna, sposa, eppure ambigua, allusiva e maliziosa, immagine cangiante e inafferrabile, pudica e sfacciata, lieta e malinconica, semplice e tormentosa, e per quanto divina, morta e cristianamente sepolta. E così sono infine venuti alla luce i suoi resti, o perlomeno è molto probabile che lo siano, asserisce Silvano Vicenti, coordinatore del comitato per la valorizzazione dei beni storici e culturali, a capo della squadra tecnica che sta esplorando i sotterranei del convento fiorentino.

la tomba della gioconda 3la tomba della gioconda 3

 

L’analisi col carbonio 14, che permette di datare i reperti, porta a una data compatibile con quella di morte di Lisa, il 1542. La certezza che la salma sia la sua, e non di una defunta coeva, non c’è, e Vicenti è il primo a parlare di altissima probabilità, che comunque è affermazione impegnativa trattandosi di resti tanto antichi e prestigiosi. Ma a avvalorare l’ipotesi che si tratti proprio di Lisa ci sono le fonti storiche sulla struttura del convento, e sulla disposizione delle sepolture.

 

Documenti che portano a concludere che in quel punto trovarono riposo le spoglie della Gioconda. In teoria, un modo per inchiodare i frammenti ossei a un’identità definitiva ci sarebbe, vale a dire confrontare le tracce di Dna sui reperti trovati nella cripta di Sant’Orsola con il Dna dei figli di Lisa, ritrovati nella chiesa della Santissima Annunziata.

la tomba della gioconda 643la tomba della gioconda 643

 

Ma i resti dei figli furono gravemente degradati dalle alluvioni dell’Arno, e non è possibile prelevare da essi materiale genetico sufficiente per svolgere il raffronto. In un futuro, con il progresso delle tecnologie, potrebbe essere possibile, e avremmo così la certezza ola smentita, chiudendo il giallo. Perché l’ansia di mettere le mani sul mucchietto di ossa che furono della Gioconda è tanto più grande quanto più enigmatica è la sua figura così come Leonardo da Vinci l’ha impressa sulla tavola, intorno alla prima decade del 500,quando Lisa era poco più che ventenne.

 

L’idea di dare una sostanza concreta al volto misterioso per antonomasia dell’arte occidentale sembra quasi equilibrare la sua persistente indecifrabilità. Come le sacre reliquie, che creano un ponte tra poveri e macabri oggetti e il divino, così i resti della Gioconda ci avvicinano alla grandezza di Leonardo, ci mettono in contatto con il momento della creazione, ci danno la certezza che quel miracoloso dipinto è stato uno straordinario momento artistico, ma anche un fatto concreto di pigmenti, tavole, pennelli, e di una donna dal petto che s’alzava e s’abbassava al ritmo del respiro, che ha posato davanti al Maestro, che aveva ricevuto la commissione dal marito.

 

lo scopritore della tomba silvano vinceti 12lo scopritore della tomba silvano vinceti 12

Tutta l’elevatezza della leggenda artistica trova una concreta base storica nella tomba di Sant’Orsola che accoglie, tra le altre, le ossa di Lisa. La Gioconda è l’opera che più di ogni altra ha messo in crisi il concetto del significato in arte. Non è un semplice ritratto, perché i ritratti non ipnotizzano l’osservatore come fa la Gioconda, e non creano quella contagiosa, fanatica inquietudine.

 

Tutte le interpretazioni proposte, così, risultano allo stesso tempo superflue e insufficienti. La verità è che è un’opera per la quale siamo impreparati, il suo segreto è un mistero iniziatico che piacerebbe svelare scoprendo sarcofaghi, ma non accadrà. Perché la Monna Lisa più vera di quella vissuta e deceduta nel 1542, era in Leonardo, e ora è nel quadro conservato al Louvre.

 

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...