NON TROVI UN EDITORE? TRANQUILLO, I LETTORI FANNO LA COLLETTA - TRA I FINALISTI DEL PIÙ PRESTIGIOSO PREMIO LETTERARIO BRITANNICO UN ROMANZO FINANZIATO COL “CROWDFUNDING” – ‘’INTERNET HA MESSO IN CRISI I VECCHI MODELLI’’ – IL CASO LIDIA RAVERA

1. SE IL LIBRO LO PUBBLICANO I LETTORI

Raffaella De Santis per “La Repubblica

 

Paul  Kingsnorth  Paul Kingsnorth

Per l’editoria tradizionale la notizia è di quelle che fanno alzare le antenne: nella longlist del Man Booker Prize quest’anno c’è un libro finanziato col crowdfunding. L’autore di The Wake, romanzo storico ambientato durante la conquista normanna dell’Inghilterra nel 1066, è uno scrittore inglese di 41 anni che insegna all’università e in passato aveva pubblicato poesie e saggi sulla globalizzazione con editori tradizionali.

 

Paul Kingsnorth per il suo esordio da romanziere ha scelto il sito inglese Unbound, piattaforma online che produce libri sfruttando il mecenatismo dei lettori. Evidentemente ha avuto ragione. La sua inclusione tra nomi come Howard Jacobson, David Nicholls, Richard Flanagan, Joshua Ferris e altri ha mosso le acque. Ma se Kingsnorth avesse seguito un percorso tradizionale sarebbe stato comunque selezionato?
 

Paul  Kingsnorth  Paul Kingsnorth

Tanto più che quest’anno sono rimasti esclusi dal più prestigioso premio letterario britannico, per la prima volta aperto ad autori fuori dal Commonwealth, Donna Tartt, Ian McEwan e Martin Amis. Il presidente della giuria del Booker Prize, il filosofo britannico A. C. Grayling, si è affrettato però a precisare al Telegraph che «non si tratta di una concessione simbolica” ma “esclusivamente di merito».
 

Forse Kingsnorth non vincerà il premio finale, chissà se passerà le prossime selezioni per la shortlist che sarà annunciata il 9 settembre, rimane il fatto che è il primo libro finanziato dai lettori a entrare in gara. Unbound, il sito inglese che lo ha pubblicato, offre agli autori la possibilità di presentare le loro idee in rete e chiedere sponsorizzazioni dal basso. The Wake alla fine è riuscito a raccogliere circa 14mila sterline. In genere funziona così: gli scrittori forniscono sul sito qualche informazione in merito alla trama del romanzo, alcuni caricano anche un booktrailer e man mano che arrivano i finanziamenti possono andare avanti con la trama del libro.

 

lidia raveralidia ravera

I lettori partecipano esprimendo commenti o scambiandosi opinioni, ma non possono intervenire in alcun modo sul plot. Dopo aver pubblicato il libro, Unbound si preoccupa di distribuirlo e metterlo sul mercato, mentre gli eventuali guadagni sono divisi al 50 per cento con l’autore. In tre anni ha pubblicato 65 libri. I donatori alla fine hanno le loro copie, cartacee o ebook, e la soddisfazione di vedere i loro nomi scritti nel libro. Per chi ha versato più soldi naturalmente i riguardi sono maggiori e possono andare da edizioni speciali rilegate a mano a incontri con l’autore in carne ed ossa.
 

Il fenomeno dell’editoria in crowdfunding nasce nel mondo anglosassone con il britannico Unbound appunto e l’americano Pubslush, le due realtà più significative. Il mercato anglosassone dei libri elettronici è certamente più sviluppato del nostro, dunque più aperto alle sperimentazioni: quello statunitense viaggia intorno al 40 per cento, quello britannico intorno al 20 e noi miglioriamo ma siamo ancora inchiodati al 3-4 per cento.

 

Nel nostro paese solo sei italiani su dieci accedono ad Internet, in Gran Bretagna otto. Tuttavia anche a casa nostra ci stiamo attrezzando. È nato lo scorso aprile il primo sito italiano dedicato esclusivamente al crowdfunding dei libri. Si chiama Bookabook. Marco Vigevani, che ne è l’ideatore insieme a Claire Sabatié Garat, Emanuela Furiosi e Tomaso Greco, lo racconta così: «In un momento di grandissima crisi editoriale abbiamo pensato che fosse giusto cercare un canale diretto tra lo scrittore e il lettore attraverso forme di finanziamento collettivo».

UnboundUnbound

 

Vigevani ha un passato da editor, ha un’agenzia letteraria e non intravede un pericolo di collisione tra editoria tradizionale e crowdfunding: «Sono due mercati paralleli, si affiancano l’uno all’altro ma non si escludono a vicenda. Difficile ad oggi pensare che i canali consueti dei libri cartacei vengano sostituiti». Bookabook ha in programma per il prossimo futuro un accordo con Amazon e non esclude di offrire i suoi libri anche alle case editrici. Un altro sito italiano è www.produzionidalbasso. com che si appoggia al portale Narcissus.
 

Ma quali saranno le conseguenze del crowdfunding sull’asfittico mercato librario? Per Bertram Niessen, docente di Sociologia dei nuovi media alla Statale di Milano, non enormi, almeno in Italia: «Il crowdfunding dei libri si rivolge a una nicchia di una nicchia: alla piccola porzione dei lettori forti, per di più digitalizzati. Le community sono in genere organizzate intorno a interessi specifici, diversi da quelli di un lettore occasionale e dell’editoria mainstream».

 

Qualche effetto però del medium sul messaggio è prevedibile. Un giro su Unbound e Pubslush lo conferma. Perché un libro invogli un lettore a finanziarlo deve attirare l’attenzione partendo da un titolo accattivante e da un grappolo di righe che funzionano da esca.

 

BOOKABOOKBOOKABOOK

Vanno molto i romanzi storici, possibilmente esoterici, e naturalmente i libri a sfondo erotico: Rose Bretechér chiede che venga foraggiato il suo esordio narrativo, un «memoir tragicomico a sfondo sessuale» intitolato Pure, mentre Liz Friend appare in video a parlare della protagonista del suo romanzo, una quindicenne in fuga a Londra da una dittatura che finisce in una sorta di confraternita dell’amore.
 

In Italia le proposte sono decisamente meno pop, ma spesso è il nome a funzionare da brand. Come nel caso di Lidia Ravera, che ha pubblicato il libro Gli scaduti su Bookabook ricorrendo all’aiuto dei lettori. Lei lo ha spiegato così: «Buttare un libro in rete è una scelta coraggiosa e allo stesso tempo calcolata. È un modo per entrare nella piazza virtuale della comunità di chi si scambia letteratura». Per il momento noi italiani guardiamo gli anglosassoni e li imitiamo. Il nostro Premio Strega non riesce a portare in finale un piccolo editore. Figuriamoci un libro prodotto in crowdfunding. Immaginare sul podio un libro unbound, non rilegato, è uno sconfinamento che resta un miraggio.

 

2. KINGSNORTH: IO, FINALISTA GRAZIE A UNA COLLETTA

Enrico Franceschini per “La Repubblica

 

Paul Kingsnorth, come le è venuta l’idea di farsi pubblicare The wake (La veglia), il suo primo romanzo, finanziandolo con il crowdfunding?
«Non ero riuscito a suscitare interesse in nessun grosso editore con un testo che molti consideravano difficile, d’avanguardia. Poi ho conosciuto John Mitchinson, il responsabile di Unbound, società di crowdfunding specializzata nella pubblicazione di libri con questo sistema. Ha letto il mio romanzo, si è detto disposto a lanciare questa specie di colletta e ha funzionato ».
 

Paul  Kingsnorth Paul Kingsnorth

Come ha convinto il pubblico a finanziarlo? Ha dato loro un riassunto, la trama?
«Abbiamo girato un cortometraggio ispirato dal libro e lo abbiamo messo sul sito di Unbound, sul quale la gente poteva leggere anche un estratto del romanzo. A quel punto si è trattato soltanto di usare il passaparola per raggiungere il maggior numero possibile di potenziali lettori interessati al progetto».
 

Che cosa hanno ricevuto in cambio i suoi finanziatori, al di là del piacere di poter poi leggere il suo libro? Hanno avuto una copia gratis? Magari autografata?
«Ogni finanziatore ha avuto il proprio nome stampato sul retro della prima edizione del romanzo. E poi c’erano ricompense differenti per differenti livelli di finanziamento, da un tour della battaglia di Hastings, che ha un ruolo nella storia, a una copia finemente rilegata».
 

È la prima volta che un libro pubblicato con il crowdfunding diventa finalista al Booker Prize, il più prestigioso premio letterario britannico. Pensa che darà il via a un trend?
«Di sicuro il mio non resterà un caso isolato. Il mercato editoriale è in crisi. Nuovi metodi per pubblicare libri sono assolutamente necessari perché internet ha messo in crisi i vecchi modelli».
 

Paul  Kingsnorth THE WAKEPaul Kingsnorth THE WAKE

Non c’è il rischio che i lettori finanzieranno solo libri “facili”, restando freddi davanti a quelli più complessi e difficili?
«Al contrario, mi pare che ci sia appetito per una scrittura innovativa e originale. Questo sistema può dare una scossa a un panorama letterario mediamente piuttosto noioso e ripetitivo ».
In futuro i lettori finiranno per sostituirsi agli editori e pubblicheranno loro stessi i libri che vogliono leggere?
«Ci sarà sempre un ruolo per gli editori, specie quelli di qualità: stampare, distribuire e pubblicizzare libri. Ma il modo in cui operano potrebbe essere costretto a cambiare».

 

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