LA NOTTE IN CUI VOLEVANO UCCIDERE BOB MARLEY - CHI ERANO GLI ATTENTATORI? CHE FINE HANNO FATTO? IN UN ROMANZO, CANDIDATO AL 'MAN BOOKER PRIZE', LA STORIA DEL FALLITO ATTENTATO AL CANTANTE GIAMAICANO
Caterina Soffici per il “Fatto Quotidiano”
Non fatevi scoraggiare dalla mole e neppure dal prezzo. Sì, 24 euro sono tanti, per un libro. Ma una pizza e una birra in due costano di più. E vi posso garantire che vale la pena rinunciarvi per passare del tempo in compagna di Marlon James.
Questo libro è una bomba e la scrittura di questo autore è come un braccio muscoloso e potente che vi acchiappa e non vi lascia finché non siete arrivati nel ventre profondo della sua Giamaica, raccontata per mezzo di morti e di sangue, dove però in verità si parla di vita e di tutto quello che attiene al sopravvivere in un mondo corrotto e malato.
Appena pubblicato in Italia da Frassinelli, Breve storia di sette omicidi è entrato nella lista dei libri in corsa per il Man Booker Prize, il premio letterario che contende al Pulitzer il titolo di riconoscimento più ambito del mondo anglosassone. Quindi se ne parla e se ne parlerà anche perché è di moda, come spesso succede in questi casi.
Già se ne era parlato parecchio nel mondo anglosassone, perché il libro è stato acclamato un po’ da tutti ed è riuscito ad ammaliare perfino la terribile Michiko Kakutani, la critica più temuta del New York Times, che l’ha definito “ampio, ricco di mito e leggenda, originale, colossale e complesso, crudo, violento, caldo, carico di umore nero, denso e divertente”. Ebbene sì, le rubo tutti questi aggettivi perché non si potrebbe descrivere meglio i flusso di parole messe insieme da Marlon James, giamaicano di Kingston, 45enne, che insegna letteratura e scrittura creativa all’Unive sità del Minnesota.
Ha preso un anno sabbatico e altri quattro gli sono serviti per mettere insieme questo romanzo a più voci, 17 per la precisione, che si potrebbe dire è la storia dell’attentato mancato a Bob Marley, ma sarebbe riduttivo. In verità è la storia dei sette attentatori, ma anche questo sarebbe riduttivo perché è anche la storia di altre decine di personaggi che ruotano intorno a quel fatto, avvenuto veramente ma di cui si sa pochissimo.
Nella notte del 3 dicembre 1976 sette uomini armati entrarono in casa di Marley e spararono al Cantante (così lo chiama) e alla moglie. Due giorni dopo si sarebbe tenuto lo Smile Jamaica, il concerto organizzato per stemperare gli animi prima delle elezioni. Entrambi rimangono feriti ma Cantante farà lo stesso il concerto. Poi partirà per un esilio di due anni a Londra.
Chi erano gli attentatori? Che fine hanno fatto? Gli uomini erano quasi sicuramente sicari mandati da qualche potente dei ghetti di Kingston. L’idea alla base del romanzo è che i sette finiscano tutti assassinati, in un modo o in un altro, anche se non necessariamente per il loro ruolo nell’attacco a Marley. Sarà vero? Come dice un proverbio giamaicano citato da James: “Se non è andata così, ci è andata vicino”.
Vero è il ritratto della Giamaica dagli anni Settanta al 1991, lontana dal mito del reggae e della filosofia pacifista rastafari e fatta molto più di gang, boss mafiosi, stupri, droga, polizia corrotta, agenti della Cia e servizi segreti.
Un plauso alla traduttrice Paola D’Accardi per la vera “impresa funambolica” di riportare in italiano una lingua difficile, mista di gergo delle gang, di sottoculture, di musica dell’epoca e di giamaicano dei rasta