PARIGI VALE DUE POLTRONE – IN TELECOM ITALIA, BOLLORE' VUOLE DUE POSTI IN CDA, MA NESSUNO MOLLA IL POSTO – I CANDIDATI FRANCESI SONO DE PUYFONTAINE E ROUSSEL – SERVIRÀ UN’ASSEMBLEA PER AUMENTARE LE SEDIE?
Carlotta Scozzari per “la Repubblica”
Vivendi, fresca prima azionista di Telecom Italia, chiede due posti in consiglio di amministrazione. Ma, poiché nessuno degli attuali amministratori sembra disposto a mollare la poltrona, l’unico modo per ottenerli è convocare un’assemblea dei soci che innalzi il numero dei membri del cda.
I francesi, che hanno appena messo sul piatto 1 miliardo per salire dall’8,24% al 14,9% di Telecom, vorebbero fare entrare in cabina di regia della società il proprio presidente del cda Arnaud de Puyfontaine e il consigliere Stéphane Roussel. Il problema, però, è che nessuno degli attuali 13 consiglieri di Telecom, nominati nell’aprile del 2014, sembra disposto a fare un passo indietro. Nemmeno quelli in quota Telco, la cassaforte ex controllante di Telecom che si è appena sciolta ed era partecipata da Telefònica, Generali, Mediobanca e Intesa.
TARAK BEN AMMAR BOLLORe? PADRE E FIGLIA
Tra questi, oltre al presidente Giuseppe Recchi e all’amministratore delegato Marco Patuano, Flavio Cattaneo, che di recente, per i troppi impegni, ha già fatto un passo indietro dai comitati, Laura Cioli, Jean Paul Fitoussi e Tarak Ben Ammar (gli unici due della lista a essere bollati come non “indipendenti”, per sopraggiunta anzianità in consiglio). Ben Ammar, che da poco siede nel consiglio di sorveglianza di Vivendi ed è vicino al patron del gruppo dei media Vincent Bolloré, potrebbe essere individuato dai francesi come “proprio” amministratore, ma resterebbe il problema di trovare ancora un posto per de Puyfontaine.
Un tema che con ogni probabilità sarà affrontato dal cda di Telecom in calendario oggi a Torino, che inevitabilmente tratterà anche l’arrivo dei nuovi soci. Insomma, è concreta l’ipotesi di una convocazione dell’assemblea degli azionisti che aggiunga uno o due posti in cda, a seconda di come Vivendi tratterà Ben Ammar.
Quest’ultimo, ieri all’ Adnkronos ha dichiarato che l’ingresso del gruppo transalpino in Telecom «è la prova di un interesse di lungo termine del gruppo in Italia e nell’economia italiana. Bolloré, dal 2002, e io stesso in Mediobanca (di cui Bolloré è grande socio, ndr) e in Telecom abbiamo dimostrato negli anni il rispetto totale che abbiamo per le aziende italiane, per la loro difesa, e questo in armonia con le istituzioni pubbliche italiane».
Intanto, dopo la recente scissione di Telco, si scopre che la finanziaria ha chiuso l’ultimo esercizio della sua storia, al 30 aprile, in utile per 330,2 milioni, grazie alla ripresa delle quotazioni di Telecom. I debiti sono di 2,56 miliardi, gran parte dei quali (2,55 miliardi) in forma di “finanziamenti infruttiferi” da parte dei soci, che hanno aperto il portafogli per rimborsare l’obbligazione da 1,75 miliardi e il prestito bancario da 700 milioni.
Al 30 aprile 2015, avverte il bilancio di Telco, restano in piedi alcune pendenze tributarie con l’Agenzia delle entrate derivanti dalla precedente gestione di Olimpia, la finanziaria che era controllata dalla Pirelli di Marco Tronchetti Provera, e relative agli esercizi 2001 e 2003. Il contratto di compravendita, tuttavia, prevedeva un indennizzo a favore di Telco.