pasolini fini fallaci

PASOLINI NON MUORE MAI - SIMONA ZECCHI REPLICA A FINI, MUGHINI, WERTMULLER: “E’ ORA CHE LA FINISCANO DI PARLARE DI POETA REAZIONARIO, DI FROCI E MARCHETTARI: DOVREMMO DEDURNE CHE CHIUNQUE ABBIA UNA VITA SESSUALE INTENSA E DIVERSA ORA COME ALLORA SIA SOGGETTO E PROBABILE VITTIMA DI UN OMICIDIO?“

Mail di Simona Zecchi a Dagospia

 

simona zecchi pasolini massacro di un poetasimona zecchi pasolini massacro di un poeta

Non ho voluto sinora rispondere agli interventi  da  voi pubblicati  - ripresi dal o diretti al vostro sito -  e seguiti all’anticipazione del Fatto Quotidiano del 19 ottobre scorso del libro Pasolini ‘’Massacro di un Poeta’’ (Ponte alle Grazie, novembre 2015), ma visto che questi, tutti in un senso, non tendono a placarsi, lo faccio ora.

 

Per farlo non parto dal mio libro, ma da Oriana Fallaci, oggi carro comodo sul quale molti giornali salgono e che assaltano per ricordare la "profezia" della minaccia islamica, mentre la storia precedente di questa grande professionista viene automaticamente e pedissequamente ignorata, a seconda dei Fini di ognuno. 

 

mfn19 massimo finimfn19 massimo fini

Intanto, poiché delle lunghe indagini preliminari che si sono svolte sulla morte dello scrittore dal 2010 al 2015 e conclusesi con un’archiviazione, ciò che è arrivato all’opinione pubblica è stato unicamente l’inconsistenza della prova del DNA sui reperti (e non è nemmeno così ma ormai la falsità in questo senso si è diffusa) tengo a precisare che molti degli elementi emersi durante la controinchiesta condotta dalla Fallaci sull’Europeo, e dal team di cronisti che la accompagnava, hanno trovato in queste stesse  indagini un solido fondamento.

foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi  9foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 9

 

Testimoni ancora vivi che hanno confermato ciò che lei scrisse al tempo, e indizi che hanno trovate altrettante valide conferme. Tutto ciò e molto altro si trova nel mio libro, che oltre a riferire fotografandole delle ultime indagini svolte sull'omicidio, dei tentativi passati (maldestri e manipolati) di riaprire l'inchiesta, delle altrettante manipolazioni e dei depistaggi adoperati in quel primo processo, avanza nuovi elementi e nuove prove: quelle che un giornalista può portare.

 

La questione della “pista fascista”, la quale è soltanto una parte della ricostruzione inedita presente nel libro, che Massimo Fini rimprovera alla Fallaci non ha senso, in quanto la giornalista  dal grande intuito e dalle ottime fonti non la inserì nella sua controinchiesta. Era tutto così confuso e già manipolato allora che in quella fase precoce e iniziale non poteva avere ancora elementi solidi da riversare in un lavoro d'indagine vista la portata della cosa.

foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi  8foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 8

 

E però in quella selva fitta e misera di deviazioni, L'Europeo, "fasci" a parte, cominciava a vederci chiaro: per esempio quando scoprì che mancava il foglio quadrettato in cui tutti i reperti venivano segnalati per ricostruire l'evento (fatto che oggi nel mio libro ha trovato riscontro dalla pagina strappata della planimetria mancante di quelle prime carte processuali).

MUGHINIMUGHINI

 

Per esempio quando ha parlato per prima di catene usate sul corpo di Pasolini, i cui segni vengono mostrati e analizzati sempre nel mio libro. Non una parola, negli articoli che hanno formato la controinchiesta de L'Europeo, è mai apparsa che riguardasse i fascisti, ché al solo nominarli su questo caso pare che ancora tanto spaventino.

 

In uno di quegli  articoli Paolo Berti affermava anzi:«E' fuor di dubbio che il delitto Pasolini non è un delitto politico». Non ho certo vissuti quei tempi… ma ho letto tutti quei pezzi. L'intuito, fuori dall'inchiesta, della giornalista era altra cosa. 

foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi  7foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 7

 

E' inutile che Fini rievochi in continuazione l’episodio del Pigneto e la sua intervista (http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/fini-massimo-ma-quale-mattanza-fascista-pasolini-morto-cercando-111131.htm ). In un'altra, quella del '74, in cui lo intervistò per  ‘’I Fiori delle mille e una notte’’, ne aveva riconosciuta la grandezza. Dovremmo dedurne che chiunque abbia una vita sessuale intensa e diversa ora come allora sia soggetto e probabile vittima di un omicidio?

 

Tutti quelli che allora, non potendo vivere la propria omosessualità liberamente, facevano dunque grande utilizzo dei marchettari potevano essere considerati dei potenziali assassini o vittime? E questo è giornalismo?

foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi  2foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 2

 

Ricordo umilmente che i dettagli per un giornalista sono tutto. La dottoressa Chiarcossi, nella sua ultima intervista a la Repubblica il 30 ottobre scorso, oltre a  confermare dopo 40 anni un fatto fondamentale per la sola dinamica falsa dell’"arresto" effettuato su Pino Pelosi quella notte (la macchina dello scrittore rinvenuta da due poliziotti sulla Tiburtina e non “in contromano sulla Cristoforo Colombo”) e che per prima avevo già affrontata e ora in questo libro abbondantemente provata, rivela sotto questo punto di vista tanto pruriginoso altri elementi. Per esempio il fatto che “negli ultimi anni  -  ed è paradossale  -  […] lui non faceva più le ore piccole, e io ne traevo motivo di conforto”.

 

foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi  3foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 3

Erano gli ultimi anni di denuncia e indagine che viveva Pasolini e anche di minacce, come ricostruisco in modo inedito sempre nel mio libro. Aveva dunque cambiato le abitudini notturne, non sarebbe arrivato fino  all'Idroscalo per fare sesso. Dov’è finita la precisione dei dettagli di certi giornalisti “testimoni del tempo”?

 

Ringrazio Mughini che quanto meno ha compreso il corposo lavoro di ricerca che c’è dietro a  questa inchiesta, però gli rispondo che non è un romanzo né tanto meno una teoria. Quel tipo di lavoro lo lascio ai letterati che meglio di me conoscono l'uso dello storytelling e della fiction (non siamo Pasolini lui poteva fare l'uno e l'altro insieme in un'unica forma): io sono una giornalista d’inchiesta e Mughini ha estratto soltanto le cose che gli hanno fatto più comodo senza entrare nel merito di ciò che ha fornito questo lavoro. 

 

foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi  5foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 5

Il magistrato Otello  Lupacchini da lui citato come autore della post fazione ha anche  scritto: “un lavoro condotto secondo ineccepibili tecniche d’analisi investigativa”. E però Mughini ha preferito la "poetica della verità". Ricordo a Mughini che Pasolini riferiva a George Bachman che la poesia possiede la consistenza del linguaggio delle cose, dei fatti (e soprattutto la sua da un certo punto in poi della carriera).

 

Le  foto, che in alcuni casi accompagnano il mio testo, spiegano e analizzano nei dettagli le modalità, la tecnica con cui Pasolini quella notte è stato massacrato, per non tacere della scena affollata di gente da me ricostruita: sono i fatti e le analisi (non le interpretazioni) che spettano a un giornalista e con i quali farebbero tutti bene a confrontarsi, non tanto con l'autrice dunque che, se ne ha voglia e tempo, va anche dalla parrucchiera.

lina wertmullerlina wertmuller

 

foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi  13foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 13

Un massacro tribale che  alcuni ex compagni di Lotta Continua di Mughini qualche volta continuano a  perpetrare sotto altre forme. La pista sessuale è completamente demolita in questo libro se ne facciano tutti loro una ragione perché lo stanno capendo in molti, per fortuna, e non solo in Italia. Con buona pace anche di Lina Wertmuller. E’ ora che la finiscano di parlare di poeta reazionario, di froci e marchettari: cos'è la fiera del ritornello?

 

Un reazionario conserva e resta attaccato a un passato solo a lui congeniale; un intellettuale come Pasolini salvava ciò di quel passato poteva essere salvato e auspicava per questo paese un graduale progresso. C’è un muro che in Italia è quasi impossibile far crollare: è il muro che costruiscono da anni infiniti destra e sinistra contro Pasolini e contro le evidenze della storia  più recente e cruenta di questo Paese.

 

foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi  10foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 10foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi  12foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 12

Riporto qui alcuni passi della lettera riemersa in questo lavoro che mi hanno condotto al carteggio inedito pubblicato dopo 40 anni fra Pier Paolo Pasolini e l'ex ambiguo editore di destra  (e di sinistra) Giovanni Ventura: «Fatto sta che lei resta sospeso ancora [...] in quell'atroce penombra dove destra e sinistra si confondono». E' la stessa  ambigua sostanza di cui quel muro è ancora impastato.

 

Ultimi Dagoreport

massimo martinelli azzurra francesco gaetano caltagirone guido boffo roberto napoletano

FLASH! – MISTERO BOFFO! È DURATO APPENA UN ANNO GUIDO BOFFO ALLA DIREZIONE DE “IL MESSAGGERO”, CHE SARÀ AFFIDATA AD INTERIM AL DIRETTORE EDITORIALE MASSIMO MARTINELLI – BOFFO FU UNA SCELTA DI AZZURRA CALTAGIRONE, IN BARBA A PAPÀ CALTARICCONE – ALLA SCADENZA, ESATTAMENTE DOPO UN ANNO, IL CONTRATTO DI BOFFO NON È STATO RINNOVATO – NEL CUORE DI CALTA C’È IL RITORNO DI ROBERTO NAPOLETANO, ATTUALE DIRETTORE DE “IL MATTINO” DI NAPOLI, ALTRO QUOTIDIANO DEL GRUPPO CALTAGIRONE…

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL PRANZO DEI VELENI È SERVITO: LUNEDÌ A PALAZZO CHIGI SONO VOLATI PIATTI E BICCHIERI TRA I TRE CABALLEROS DEL GOVERNO - MELONI E TAJANI HANNO MESSO ALL’ANGOLO IL "PATRIOTA" TRUMPUTINIANO SALVINI, ACCUSANDOLO DI SABOTARE L'ESECUTIVO CON LE SUE POSIZIONI ANTI-EUROPEE E GLI ATTACCHI A MATTARELLA SUL CODICE ANTI-MAFIA DEL PONTE DELLO STRETTO – QUANDO SONO ARRIVATI I RISULTATI DELLE COMUNALI, CON LA DEBACLE DEL CENTRODESTRA, "IL TRUCE" DELLA LEGA E' PARTITO ALL'ATTACCO, INCOLPANDO LA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' (COLLE OPPIO E GARBATELLA) PER LA SCONFITTA A GENOVA: SE NON AVESSE CONVINTO BUCCI A LASCIARE LA POLTRONA DI SINDACO DI GENOVA PER CORRERE PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE LIGURIA (STOPPANDO IL LEGHISTA RIXI), IL SINDACO SAREBBE RIMASTO AL CENTRODESTRA. A QUEL PUNTO, SI E' SVEGLIATO TAJANI CHE HA RICORDATO A ENTRAMBI CHE SENZA I VOTI DI CLAUDIO SCAJOLA OGGI CI SAREBBE IL PD DI ANDREA ORLANDO ALLA REGIONE LIGURIA…

benjamin netanyahu matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT – QUANTO POTRÀ DURARE IL SILENZIO IMBARAZZATO E IMBARAZZANTE DI GIORGIA MELONI DI FRONTE AI 50MILA MORTI DI GAZA? LA DUCETTA NON VUOLE SCARICARE NETANYAHU PER NON LASCIARE A MATTEO SALVINI LA "PRIMAZIA" DEL RAPPORTO CON "BIBI". MA ANCHE PER NON IRRITARE LA POTENTE COMUNITÀ EBRAICA ITALIANA, STORICAMENTE PENDENTE A DESTRA – ORMAI ANCHE URSULA VON DER LEYEN E ANTONIO TAJANI (NON CERTO DUE CUOR DI LEONE) CONDANNANO LE STRAGI NELLA STRISCIA CON PAROLE DURISSIME: “AZIONI ABOMINEVOLI” – ANCHE LA POPOLAZIONE ISRAELIANA VUOLE SFANCULARE “BIBI”, COME STA FACENDO GIÀ TRUMP, CHE NEI GIORNI SCORSI HA ATTACCATO LA CORNETTA IN FACCIA A SEMPRE PIÙ IN-GAZATO PREMIER ISRAELIANO (OGGI HA RIVELATO DI AVERGLI "DETTO DI NON ATTACCARE L'IRAN")

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - IL GARBUGLIO DEL SUPER RISIKO BANCARIO SPACCA NON SOLO LA FINANZA MILANESE (DUELLO UNICREDIT-INTESA) MA STA FACENDO DERAGLIARE ANCHE IL GOVERNO DI DESTRA-CENTRO -GONG! OGGI È ANDATO IN SCENA UN PESANTISSIMO SHOWDOWN TRA MELONI, CHE È FAVOREVOLE AD APERTURE SUL GOLDEN POWER A UNICREDIT SULL’OPERAZIONE BANCO BPM CON TAJANI SOSTENITORE INDEFESSO DEL LIBERO MERCATO, E LA LEGA DI SALVINI CHE È PRONTA A FAR CADERE IL GOVERNO PUR DI NON MOLLARE IL “SUO” BANCO BPM A UNICREDIT - OGGI, ARMATO DI BAZOOKA, È SCESO IN CAMPO IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, GIANCARLO GIORGETTI. INCALZATO DAI CRONISTI SULLE POSSIBILI APERTURE DEL GOVERNO ALLE PRESCRIZIONI DEL GOLDEN POWER APPLICATE ALLA BANCA DI ORCEL, L’ECONOMISTA DI CAZZAGO È SBOTTATO COME UN FIUME IN PIENA: “SE CI FOSSE IL MINIMO DISALLINEAMENTO (CON MELONI), NON CI SAREBBE UNA MINACCIA DI DIMISSIONI, MA LE DIMISSIONI STESSE. NON SI ANNUNCIANO LE DIMISSIONI, LE SI DANNO…”

donald trump zelensky vladimir putin russia ucraina

DAGOREPORT - TRUMP STREPITA MA NON COMBINA UN CAZZO – ZELENSKY PROPONE UN INCONTRO A TRE CON IL TYCOON E PUTIN MA NESSUNO LO CONSIDERA: PUTIN SI CHIAMA FUORI (“SOLO DOPO ACCORDI SPECIFICI”). E IL TYCOON? NON VUOLE UN INCONTRO DIRETTO CON PUTIN PERCHE', IL MOLTO PROBABILE BUCO NELL'ACQUA, SAREBBE L'ENNESIMA CONFERMA DELLA SUA INCAPACITA' DI RISOLVERE LA CRISI UCRAINA. LUI, CHE PRIMA DELLE ELEZIONI DICEVA “PORTERÒ LA PACE IN 24 ORE”, E A PIU' DI QUATTRO MESI DALL’INSEDIAMENTO SI RITROVA CON I DRONI E I MISSILI RUSSI CHE MARTELLANO PIÙ CHE MAI KIEV...

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – UCCI UCCI, SENTO AVVICINARSI GLI ANGELUCCI! IN ALLARME PER LA DECRESCITA INFELICE DEI LORO TRE QUOTIDIANI, ALESSANDRO SALLUSTI AVREBBE I GIORNI CONTATI ALLA DIREZIONE DE “IL GIORNALE” - GIA’ CADUTO IN DISGRAZIA CON MARINA BERLUSCONI, REO DI AVER SOSTITUITO “PAPI” CON GIORGIA, ORA GIAMPAOLO ANGELUCCI AVREBBE IN MENTE DI RIMPIAZZARE IL BIOGRAFO DELLA DUCETTA CON QUEL RAMPANTISSIMO “BEL AMI” DEL POTERE CHE SI CHIAMA TOMMASO CERNO: SENZA FARE UN PLISSE’, DA DIRETTORE DELL’’’ESPRESSO” E DEPUTATO DEL PD BY RENZI, OGGI E’ ALLA GUIDA DE “IL TEMPO”, TALMENTE SCHIERATO CON LA DESTRA CHE VEDE I FASCISTI A SINISTRA… (VIDEO STRACULT!)