Sara Faillaci per ''Vanity Fair''
Alla mia età, se non avessi lei, sarebbero cazzi. Invece, adesso la mia missione naturale è ridere e scherzare guardando lei».
È un Pieraccioni che non mi aspetto quello che incontro a Roma per l’uscita del suo nuovo film, Il professor Cenerentolo. La causa non è tanto il compleanno «tondo» – 50, il 17 febbraio scorso – che non gli ha tolto leggerezza, quanto la «lei» di cui parla: una bambina di 5 anni, sua figlia. Anche il film, pur restando una commedia, non è il solito Pieraccioni e ha ben poco di romantico.
È la storia di Umberto, che ha tentato un colpo in banca per ripagarsi i debiti e sta scontando quattro anni in carcere. Durante un dibattito, incontra Morgana, insegnante di ballo sbandata che non si accorge di avere a che fare con un detenuto perché lui di giorno lavora nella biblioteca del paese, anche se – proprio come Cenerentola – allo scoccare della mezzanotte deve rientrare in galera.
So che Il professor Cenerentolo nasce da un episodio che le è successo davvero.
«Ero a un’iniziativa nel carcere di Prato, parlavo con uno dei presenti, e a un certo punto mi accorgo che non so se sia uno spettatore o uno dei carcerati. Poi mi sono chiesto: quale sarebbe il male supremo se finissi in galera?
Per me non sarebbe molto diverso dallo stare fuori: la maggior parte del mio tempo la passo sdraiato sul divano a guardare la Tv, o a cazzeggiare con gli amici in una latteria di Firenze, chiamata da noi “l’ora d’aria” perché è piccola, con uno spicchio di cielo in alto. L’unica cosa che cambierebbe è che non potrei vedere la mia figliola. Nel film, il problema principale di Umberto è che non incontra la figlia da quando è in carcere, lei aveva 11 anni, si è perso la sua adolescenza. Non è un caso se l’ho chiamata Martina, come la mia».
In questo film la storia d’amore è quella tra padre e figlia.
«Ho capito che nelle coppie ci sono dinamiche feroci che a un certo punto portano alla rottura, per cui la storia di Umberto e Morgana è un rapporto tra disillusi. L’unico amore che dura è quello tra genitore e figlio. Martina è il senso della mia vita. Tra le mie canzoni più belle c’è la sua risata. Ho abbassato la prospettiva al metro suo, e attraverso il suo sguardo rivivo cose che mi ero dimenticato».
È sempre così autobiografico nei suoi film?
«Nel Pesce innamorato raccontavo me stesso in fuga dal successo: la gente non l’ha capito, si scappa da Equitalia o dalla suocera, non dalla popolarità. Ma io, ex magazziniere, ero stato travolto dal Ciclone e, da pigro, ero stato preso dal panico di lavorare sul serio. Un giorno ho accostato la macchina in un’area di servizio, e ho pensato di scappare nel bosco che avevo davanti, costruirmi una casetta e sparire. Un minuto dopo ho capito che quella casetta ce l’avevo già: era Firenze. Lì per prendermi in giro mi chiamano “il regista”. Perché noi non siamo quello che facciamo, e chi crede questo è un deficiente».
pieraccioni il professor cenerentolo
Il galeotto Umberto è molto diverso dai personaggi che ha interpretato finora.
Significa che lei è cambiato?
«No, i bambolottoni che ho interpretato in passato mi divertivano ma non mi somigliavano. Mi sento più vicino a un disgraziato come Umberto, un re – come canto nella mia canzone che fa da colonna sonora – dei regali sbagliati. Un tempo l’avrei fatto fare a Ceccherini, oggi no».
Diceva che i rapporti di coppia non durano. Perché, secondo lei?
«L’amore è una maratona di 42 km, dove dentro ci sono i crampi, la fame, l’aver sbagliato la maglietta, le scarpe strette, la sete, e pure quello che ti lancia la bottiglietta d’acqua che ti provoca un attacco di diarrea. Chi ha fiato la fa e le difficoltà le supera, ma la maggior parte si intruppa, si caga addosso, si ferma. Il primo anno è tutto meraviglioso, vai per la prima volta alle Maldive, festeggi insieme il primo Natale, e anche l’alitosi al mattino ti sembra abbia un retrogusto di camomilla. Ma al quinto, al settimo anno, quando sei solo a un ventesimo della maratona, l’alitosi la senti, e ogni cosa dell’altro ti dà fastidio. Qui crollano quasi tutti».
pieraccioni con la figlia martina
Lei com’era equipaggiato?
«Io forse non sono nemmeno mai troppo partito. Ho fatto quella dei bambini, e a un certo punto mi sono fermato, pensando che se avessi continuato le scarpe mi avrebbero fatto male, e se avessi bevuto sicuro mi sarebbe venuto mal di pancia. Non sono stato un buon corridore».
Neanche nel rapporto con la madre di sua figlia?
«Con Laura (Torrisi, ndr) sono arrivato al venticinquesimo della maratona. E se non sono arrivato in fondo con lei, vuol dire che per me è impossibile. Lei era perfetta, fisicamente, mentalmente: una ragazza di provincia come me, che ama parlare del pizzicagnolo e vivere in campagna. Una così non mi ricapita più».
Quindi è stata solo colpa sua se il vostro rapporto è finito?
«Persone come me hanno speranza solo con le crocerossine. Alcune nostre liti le ho messe nei film: la moglie che accusa il marito di avere una stanza dei balocchi e di non averla mai portata a vedere l’aurora boreale. Quante volte Laura me l’aveva chiesto? E io facevo la supercazzola».
pieraccioni con la figlia martina
Però Laura l’avrebbe tradita con un maestro di surf, a leggere i giornali di gossip.
«Non stavamo più insieme da due anni e mezzo quando uscì l’intervista al suo presunto amante, era normale che lei facesse la sua vita. Io sospettavo che avesse incontrato qualcuno ma per vergogna – non volevo fare la figura di quello che si lascia poco dopo aver fatto una figlia – ho preferito non ufficializzare la separazione. Visto che abitiamo in due case attigue, continuiamo ancora adesso a mangiare e a fare vacanze insieme, nessuno l’ha saputo».
Anche lei ha avuto altre storie?
leonardo pieraccioni manuela zero
«Niente. I tempi di maturazione della separazione sono stati così lunghi e strani che ho smesso di uscire con ragazze per anni».
Anni?
«Tre senza dare un bacio a una donna. Senza ricevere un sms da una donna».
Uno come lei? Mi prende in giro.
«Giuro. Avevo svitato il pisellino e l’avevo attaccato in alto; lui ogni tanto, come la coda tagliata di una lucertola, faceva un cenno, come dire: ma che sono diventato? Io lo guardavo, da lontano, e stava buono. Ero sereno, avevo capito che si può vivere benissimo senza sesso, ma anche senza un amoretto. Poi quando ho ricominciato, circa otto mesi fa, devo dire che fa anche piacere ricevere un WhatsApp a mezzanotte».
laura torrisi pieraccioni e la figlia martina
È stata Manuela Zero, l’attrice con cui avrebbe avuto un flirt a Ventotene sul set del film, a riaccenderla?
«No, è successo prima. Con lei non c’è stato nessun flirt. La cosa divertente è stata che quando è uscita la notizia del presunto tradimento di Laura, mi sono arrivati mille messaggi: “Sai che anch’io mi sono separata? Ci mangiamo una pizza?”. Molte volte sono andato ma solo per ascoltare, da sceneggiatore».
laura torrisi col fidanzato surfista
Si è chiesto il perché di questa lunga astinenza?
«Con il fatto che non avevamo detto che ci eravamo lasciati, mi sembrava di tradire la mia famiglia. Poi si è sommato il senso di fallimento, il credito che avevo accumulato per il tempo passato a divertirmi, una figlia di due anni. Certo, la cosa mi è scappata di mano. Amici come Giovanni Veronesi temevano fosse depressione. Invece le donne, la stessa Chiatti a cui l’ho raccontato sul set, ci vedono la poesia, per loro è un’idealizzazione del rapporto con Laura. Ma io non stavo male, avevo raggiunto un nirvana fantastico».
Di solito sono le donne che, quando si separano e hanno figli piccoli, spengono il desiderio. Forse lei è un mammo?
laura torrisi col fidanzato surfista
«Può darsi, sono sempre stato un padre iper presente. Dal giovedì al lunedì, quando Laura lavora, la bimba sta solo con me. Ora mi capitano anche i cinque minuti in cui riesco a mandare una mail, ma da piccolissima era un gatto attaccato alle palle, non si riusciva a fare niente».
I filmini con lei li mette anche sui social.
«Mi diverto. E lei non sta zitta un secondo. Non mangia niente, è sazia con un pinolo. Ma l’ho portata dal dottore e non è sottopeso. Con le mamme alle festicciole si parla di queste cose, e ho capito che l’alimentazione è un problema diffuso».
Che dicono le mamme delle festicciole?
«All’inizio erano stupite, dicevano: “Mio marito non viene mai”. Ma io quando sono a Firenze ho molto tempo libero».
Le farà ridere.
«No, in quei contesti non faccio cabaret. Il primo mese, dopo la separazione, mi scocciavo ad andare a cena con altre coppie. Poi ho cambiato idea: andavo per guardarli nelle dinamiche che conoscevo bene, e non provavo invidia, era un modo per dirmi che la loro condizione non era migliore della mia».
Quindi siamo nella fase dell’amore filiale.
«Me li sento già i commenti: ci ha ammorbato con la straniera, ora ci ammorba con la figlia. È probabile, il mio divertimento è questo».
Lo vorrebbe un altro figlio?
«Basta uno. Siccome ho capito che probabilmente marito non lo sarò mai, perché fare un figlio con un’altra donna e poi lasciarsi un’altra volta? No, grazie».
pieraccioni torrisi Un fantastico Via Vai Leonardo Pieraccioni PIERACCIONI article z mos45 leonardo pieraccioni Leonardo Pieraccioni CECCHERINI PIERACCIONI COSTANZO