IL RITORNO A CUBA DER MONNEZZA - TOMAS MILIAN: ‘’HO SEMPRE AVUTO IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLI A DESTRA E LA MIA RIVOLUZIONE L’HO FATTA AL CINEMA” – ‘’AVREI POTUTO GIRARE SOLO FILM INTELLETTUALI. MA NON VOLEVO FARE A ME STESSO E AGLI ALTRI DUE PALLE COSÌ’’

Malcom Pagani per “il Fatto Quotidiano

 

tomas milian  nel film squadra antitruffa 199465tomas milian nel film squadra antitruffa 199465

Era così verde, il verde, a Cuba. Ed era così forte il vento quando Tomas Milian se la lasciò alle spalle per andare lontano. All’epoca la gente dell’isola, dice l’attore a quasi ottantadue anni “inseguiva l’osso” come una muta di cani e di identico ad allora, è rimasta solo la vecchia palma di casa Milian. Quella cresciuta all’ombra del portone. Quella “senza spazio”. Costretta, compressa e nonostante tutto viva, esattamente come ‘Tomì’. Appoggiandosi al bastone e alla memoria, neanche fosse un personaggio di Laurent Cantet, il commissario Nico Giraldi è tornato a L’Avana.

 

Al mare, ai cornicioni sbreccati, alla musica, alla nostalgia. L’aveva abbandonata alla fine degli anni ’50 e l’ha rivista grazie al regista pugliese Giuseppe Sansonna, esegeta di Carmelo Bene e del pallone eretico (suo il magnifico Zemanlandia), autore di un documentario originale e brutalmente sincero in cui come da titolo, “L’Amleto cubano” ripercorre il rapporto di Milian con le origini. Il padre, generale del regime di Machado, suicida di fronte ai suoi occhi nell’ultimo giorno del 1945 quando Tomas ha solo dodici anni e già molte cinghiate sulla schiena: “Il vecchio era un animale, ma quel colpo di pistola me lo porto ancora dentro”. E poi la zia mecenate, la partenza per gli States, la gavetta, il mestiere interpretato generosamente. Senza pudore o sensi di colpa. Senza rinnegare nulla.

zeman Giuseppe 
Sansonna 
zeman Giuseppe Sansonna

   

Dietro l’angolo c’erano Visconti o Spielberg e a ondate diseguali, in una carriera lunghissima- non si vive di sola arte-anche il contratto giusto:“Perché ho sempre avuto il cuore a sinistra e il portafogli a destra. E quando la tasca è vuota, il cuore piange. Avrei potuto girare solo film di stampo intellettuale. Essere un marito che osserva la moglie mentre la goccia, in un eterno piano sequenza, cade dal rubinetto. Ma non volevo fare a me stesso e agli altri due palle così. Desideravo portare sullo schermo l’uomo comune, fare incursioni nelle narrazioni spudoratamente commerciali, farmi amare al di là delle messe in scena cervellotiche”.

 

La barba bianca, il basco sempre in testa, i vicoli di Cuba in cui Milian balla al ritmo dei tristi tropici e le confessioni in camera. “Sono sempre stato un rompicoglioni” dice Tomas e quando Sansonna gli fa notare che con il tempo si è addolcito, il figlio di Lola, si ricorda di essere stato a sua volte un padre dell’improvvisazione e della risposta sapida: “Se sono diventato un fiore è solo perché ho piantato troppe grane in precedenza”. Il tono è crepuscolare. Quasi testamentario. Non ci sono filtri tra azione, pensiero e poesia.

Carmelo BeneCarmelo Bene

 

Nel flusso catartico, Milian si libera dei debiti, dei crediti, delle ascendenze. Ripercorrere la strade del passato ammette: “È come guardarsi allo specchio”. E nello specchio, accade a chiunque, si riflettono soprattutto le immagini di ieri. Tra essere e non essere, l’Amleto cubano ha scelto di non crescere: “Non ho mai saputo essere bambino e non ho mai capito cosa volesse dire essere uomo. Dodici anni avevo e a all’età di dodici anni sono rimasto. Credo ancora che gli asini volino e ho trasformato la fantasia del cinema nella mia realtà quotidiana”.

 

Il sogno ad occhi aperti di Tomas, prese il largo in un cinema di Cuba: “Proiettavano La Valle dell’Eden, vedevo James Dean e mi identificavo nella sua storiadi figlio incompreso. Mi informai e seppi che aveva frequentato l’Actors Studio. Andai da mia zia Carmita, una borghese illuminata e una donna intelligente e le confidai le mie aspirazioni. In famiglia parlare di recitazione equivaleva a bestemmiare.

 

L’attore era considerato un poco di buono, un maricòn, un frocetto. Mia zia però capì e prima di aiutarmi economicamente, mi avvertì: ‘Che sogni davvero Tomì? Vuoi fare la vita del playboy che si alza di pomeriggio e stravizia fino all’alba? Che film noioso sarebbe, figlio mio. Se vuoi fare veramente l’attore devi affrontare tutte le esperienze dell’uomo comune. Devi sporcarti le mani per mantenerti e sentire sulla pelle quanto ferisca il compromesso’”.

tomas milian 1974 croppedtomas milian 1974 cropped

 

E Tomas Milian, sozzò le dita sue senza moralismi né reti di protezione: “Ho fatto qualunque lavoro, prostituzione compresa. Ero bisessuale, una specie di marchettaro. Una notte di qua e l’altra di là. Un divano, un piatto di patatine e io andavo senza chiedere perché”.

 

Bussò anche alla porta dell’Actors Studio e ilprincipio non fu consolante:“Mi guardarono come un selvaggio: ‘Cosa vuole questo tipo che è appena sceso dall’albero conil cocco inmanoe vuole entrare nel tempio della recitazione?’”. Invece lo presero. Nei giorni di Natale del ’57. E Milian non si fermò più.

   

Sansonna gli fa rivedere una scena di Tepepa. Milian parla di rivoluzione senza l’enfasi del film. Ha conservato ironia. Sguardo lucido. Invidiabile capacità di descriversi: “Avrei voluto essere rivoluzionario, ma sono stato più furbo. Non sono finito in carcere e la mia rivoluzione l’ho fatta al cinema”.

tomas milian oggitomas milian oggi

 

L’autoscatto, mentre i bambini giocano al sole di Cuba, è un raggio onesto. “Eccomi, sono un uomo pieno di sentimenti, dentro di me si agitano il ladro, il bandito, l’avanzo di galera, l’uomo che ama, l’uomo che odia, l’uomo che rimane indifferente. Ho un archivio infinito. Recitare mi ha insegnato questo. Non si è mai soltanto una cosa. Per scegliere cosa essere, mi basta aprire lo scaffale dei sentimenti, cercare il fascicolo adatto alla parte, dimenticare il prima e il dopo”.

 

Ne L’Amleto cubano (prodotto anche grazie all’apporto decisivo della Ixco, di Pietro De Martin, di Enzo Sallustro di Rai Movie, atteso adesso da molti Festival e previsto il 13 e 14 gennaio al Kino di Roma e il 16 al Detour) Sansonna segue Milian mentre si stende sugli scogli, bordeggia i cimiteri o scruta l’orizzonte di una stanza d’albergo.

 

Dall’alto l’Avana è una città diversa da quella che si incontra nelle cartoline. E Tomas un uomo nuovo. Una bella faccia. Una persona che non ha paura di piangere. Di ridere. Di mostrarsi libero e senza catene. Con il vento in faccia e le stagioni in valigia, senza più dubbi amletici, dilemmi irrisolvibili o passaporti ingialliti da perenne apolide senza una patria certa.

 

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...