ROSBERG E HAMILTON MEGLIO DI SENNA E PROST! - A MONTECARLO SI ACCENDE IL DUELLO TRA I DUE PILOTI DELLA MERCEDES - NICO: ‘IMPORTANTE INTERROMPERE IL MOMENTO D’ORO DI HAMILTON’ - LEWIS: ‘NON SIAMO AMICI, SOLO COLLEGHI’ – A QUANDO IL CRASH?
Flavio Vanetti per il "Corriere della Sera"
La battaglia l'ha vinta Nico Rosberg. Ma la guerra, no. La guerra resta aperta e incerta. Anzi, se il linguaggio del suo corpo e il senso delle frasi di Lewis Hamilton - soprattutto le continue lamentele riversate via radio sul team - hanno un significato e un peso, siamo solo all'inizio di una battaglia che ha ucciso una relazione di lunga data («Non siamo amici, ma solo colleghi» dice Lewis smentendo l'idea che si è fatto Nico, ovvero che una pizza e quattro chiacchiere possano ricomporre i cocci) e che proseguirà per il resto di un Mondiale che la Mercedes ha blindato senza scampo per i rivali.
Il dopo-corsa è di sicuro più interessante del Gp perché spiega che se il regolamento di conti «alla Senna» tra Nico e Lewis non è avvenuto in pista - meglio così - qualcosa di simile, e di ben più sottile, è comunque in divenire: Hamilton non ha potuto «piantare l'auto» dentro quella del compagno, ma metaforicamente è come se lo stesse facendo con le parole. Intanto, annotiamo i punti salienti della corsa numero 72 tra i saliscendi di Montecarlo.
Nico, vincitore già nel 2013, centra un back to back riuscito, l'ultima volta, solo ad Ayrton Senna. Rosberg aveva vinto in Australia, poi aveva subìto il poker consecutivo di Hamilton. Ora che il 6 su 6 delle Frecce d'Argento è firmato da lui, aggiunge una riflessione condivisa dal resto del «popolo» della F1 ma che renderà ancora più velenoso l'inglese: «Era importante interrompere il momento d'oro di Hamilton».
All'ombra del dominio e dei litigi, tutto il resto è facile da sintetizzare. C'è ad esempio un Vettel che si arrende subito, tradito dal flop dell'Ers dell'unità motrice. Oppure c'è un Ricciardo che continua ad essere la faccia sorridente della Red Bull e che arriva perfino a insidiare la piazza d'onore di Hamilton, visto che nel finale, per cinque giri, Lewis deve rallentare il passo a causa di un detrito entrato nell'occhio sinistro.
E poi, ricordiamo le due safety car (la prima per il tocco Perez-Button, giro 4; la seconda, tornata 26, per il crash di Sutil), l'impresa di Jules Bianchi (primi, storici punti in F1 per se stesso e per la Marussia) e la giornata più mogia che allegra della Ferrari, visto che Kimi Raikkonen, lanciato da una partenza eccellente, ha perso il podio per una foratura procurata da Chilton mentre Fernando Alonso, quarto, è rimasto «in quella terra di nessuno nella quale non puoi fare altro che portare l'auto al traguardo».
Una volta di più, insomma, la «polpa» era altrove. Stava nel martellante inseguimento di Lewis a Nico, scattato in testa superando le incognite legate alla sostituzione della frizione («Hamilton mi ha pressato di brutto» ha ammesso Rosberg); stava nelle continue proteste dell'inglese con il team («Perché non mi avete richiamato subito al box quando Sutil ha toccato ed è uscita la safety car?»); stava nel tentativo - vano - di ridimensionare la battutaccia del sabato («La frase su Senna? Scherzavo») e, soprattutto, nel rimbalzare l'ottimismo del tedesco circa il ripristino dei rapporti diplomatici: «Ci chiariremo? Non ho una risposta da darvi». Il controsorpasso incassato nel Mondiale non aiuterà Lewis a trovarla a breve.
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