sandra milo

SANDRA MILO MEMORIES: ''ERO L'OCA GIULIVA, L'ORNAMENTO DI UN CINEMA CHE ERA UN FEUDO MASCHILE. ORA HO 83 ANNI, RECITO ANCORA E STUPISCO GLI IMPRESARI: 'MA ALLORA È BRAVA''' - RICORDA TUTTO: AMICI, AMANTI, FRATELLI, CONOSCENTI, LA GLORIA E L'INSUCCESSO, SORDI ACCENTRATORE E FELLINI CURIOSO E ANNOIATO: ''17 ANNI DI AMORE CLANDESTINO. QUANDO MI DISSE DI AMARMI SONO SCAPPATA. LA REALTA' UCCIDE LA FANTASIA'' - CRAXI: ''PRIMO APPROCCIO NON MEMORABILE. QUEL RAGAZZONE SUDATO NON MI AFFASCINAVA. POI MI CONQUISTÒ''

Malcom Pagani per ''il Fatto Quotidiano''

sandra milosandra milo

 

Memorie di Sandrocchia:“Alberto Sordi era un accentratore terribile e si considerava nei pressi di dio. Per lui al mondo c’era soltanto Sordi. Sordi e basta”. “Flaiano sapeva nascondere la malinconia”. “Rodolfo Sonego era un generoso. E in un mondo di egoisti e di gente che prende a piene mani senza curarsi troppo di restituire, era ovvio che il suo offrirsi senza calcolo gli avrebbe causato tremende sofferenze”.

 

Sulla via degli 83 anni, Sandra Milo ricorda tutto. Amici, amanti, fratelli, conoscenti: “E non rimpiango niente perché il rimpianto è la cosa più insensata e inutile che esista. Al bivio fai una scelta, tiri una linea, percorri una strada al posto di un’altra. È chiaro che ogni decisione corrisponde a una rinuncia, ma la vita è fatta così. Sono comunque più le persone che ho abbandonato volontariamente di quelle che ho perso. Il mio motto è ‘alla prossima’. Prima o poi, ne sono certa, ci si incontrerà nuovamente”.

sandra milo maurizio costanzosandra milo maurizio costanzo

 

La risata sottile. La finta ingenuità come secondo abito: “Ero l’oca giuliva, la bella che doveva rimanere muta, l’appariscente bionda che non capiva niente, l’ornamento di un cinema italiano che, salvo rare eccezioni, è sempre stato un feudo maschile. Compresi in fretta dov’ero e perseguii il successo in maniera morbida, insinuante, sottile, senza fretta né ansie apparenti”.

 

sandra milo fellini sandra milo fellini

Sandra Milo continua a recitare: “Anche due spettacoli nello stesso periodo. Ho una gran memoria e gli impresari si sorprendono ‘ma allora è brava’. Ho smesso di offendermi. Forse il mio destino è questo. Stupire ad ogni costo”.

 

Questione di esibizionismo?

 

Non c’è attore che non sia esibizionista, ma per non essere schiacciata, soprattutto all’inizio, servì più astuzia che volontà di mostrarsi.

 

Quello del cinema - diceva - era un microcosmo maschile.

 

A Cinecittà ero arrivata per affermarmi. Volevo farcela e per riuscire nell’intento mi mimetizzai. Alle mie colleghe sembravo leggera, vacua, inoffensiva. Ero pericolosa invece, ma se ne resero conto quando era troppo tardi.

sandra milo sandra milo

 

Il primo a offrirle un’occasione fu Antonio Pietrangeli ne Lo scapolo.

 

Uno dei pochi insieme ad Antonioni ad avere il coraggio di mettere la donna in primo piano e a cercare di capirla veramente.

 

Tra il 1955 e il ‘61, lavorando con registi come Becker, Cayatte, Sautet, Steno e Rossellini, lei girò 18 film.

 

sandra milo  sandra milo

 Mi sono divertita, anche se al cinema, per senso ancestrale del dovere ho sempre anteposto figli e famiglia. I mariti non volevano che recitassi, ogni tanto invece non andava a me. Con il cinema ho avuto un rapporto strano.

 

Erano tormentate anche le relazioni sentimentali. Molti matrimoni, tre figli, qualche visita di troppo in tribunale.

sandra milo   sandra milo

 

Il solo Moris Ergas, padre di una delle mie figlie e produttore de Il Generale della Rovere di Rossellini, mi intentò 44 cause.

 

Sempre con la regia di Rossellini, Ergas aveva finanziato anche Vanina Vanini. A Venezia, Festival del 1961, il pubblico si scatenò.

 

sandra milo    sandra milo

Con il ruolo di una principessa romana che si infatua di un carbonaro, quell’anno speravo di vincere la Coppa Volpi che avevo sfiorato l’anno prima con Adua e le compagne di Pietrangeli. In sala accadde l’impensabile. Rossellini, forse per precedenti dissidi con Ergas, era rimasto a casa. Mi trovai in prima linea. Il pubblico, imbarbarito, iniziò a fischiare a proiezione in corso. Ululati, urla, piedi sbattuti sul pavimento. Un circo. Io iniziai a piangere e non smisi più.

 

Enrico Lucherini inventò per lei il soprannome Canina Canini.

 

sandra milo        sandra milo

Il Corriere della Sera riprese l’idea e da allora, per lungo tempo, un tempo in cui i giornali contavano qualcosa e indirizzavano la pubblica opinione, mi chiamarono tutti così.

 

Conobbe l’insuccesso.

 

Tutto d’un fiato. Il giorno prima, mentre nuotavo davanti alla spiaggia dell’Excelsior, mi sentivo una regina infastidita dalla presenza degli altri bagnanti. Il giorno dopo ero un’appestata. Mi rinchiusi in casa a scrivere poesie. Lasciai il cinema. Ergas in fondo era contento. Nel ’56, all’epoca in cui avrei dovuto interpretare La risaia di Matarazzo, era arrivato a dire a Carlo Ponti che il ruolo della mondina non mi si addiceva perché soffrivo di tremendi reumatismi.

sandra  milo    sandra milo

 

Poi arrivarono Fellini, l’occasione di 8 ½, l’Oscar per il miglior film straniero, la rivincita.

 

Credo di essermi innamorata di Fellini la prima volta che l’ho visto. Federico era speciale. Aveva una mente complessa, un occhio acuto capace di andare molto oltre le apparenze. Scopriva cose che gli altri ignoravano. Anche se poi affrontava i suoi temi con facilità, rendendoli comprensibili a tutti, non era facile capirlo né lui amava farsi leggere chiaramente. Ha mai ascoltato una sua intervista in tv?

 

Un paio.

 

sandra    milo    sandra milo

Per farsi un’idea bastano e avanzano. Io credo di averle viste quasi tutte. Sono melodiose, armoniche, piacevoli. Una serie di parole bellissime e di frasi magnifiche che di lui non rivelano niente.

 

Dove si rivelava allora Fellini?

 

Nella lungimiranza. Federico raccontava quasi sempre la fine di un mondo, ma lo faceva in anticipo sugli altri. Cos’è La dolce vita se non la prefigurazione del tramonto definitivo della cultura e della bellezza? E cos’è Prova d’orchestra, uno dei suoi film più lucidi, se non l’annuncio di un caos immanente? Fellini sapeva dove saremmo finiti.

sandra     milo    sandra milo

 

Aveva quindi ragione Arbasino? Lui ricorda una dolce vita molto diversa da quella tramandata ai contemporanei e un Moravia annoiato, intento a contare le macchine di passaggio in Via del Corso il sabato sera. In un’ora ne passarono sette.

 

Aveva torto. Federico immaginava quel che sarebbe accaduto, non fotografava la realtà. La trasfigurava. Per forza che a Via del corso, Roma appariva diversa da Via Veneto. La dolce vita era Via Veneto. Una strada diversa da tutte le altre. Forse la più brillante del mondo. Ungaretti, le star del cinema americano, la grande nobiltà al centro di un’epoca ancora splendida in cui se si possedeva il talento di annusare il futuro, ma solo in quel caso, si poteva sentire già l’odore di morte, di fine, di sipario tirato.  

sandra milo (5)sandra milo (5)

 

 

A presentarle Fellini fu Flaiano, uno che quel talento ce l’aveva: “Via Veneto è sempre più irriconoscibile” scriveva nel ’62.

 

Tra loro c’è stato un periodo di adorazione reciproca, poi le cose andarono come andarono e il sodalizio finì. Ci fu sicuramente l’esasperazione dovuta a un rapporto sperequato, plasticamente rappresentato dal viaggio americano in cui Federico viaggiò in prima ed Ennio in economica. Ma la ragione della loro rottura risiedeva altrove.

 

sandra milo (3)sandra milo (3)

Dove?

 

In Fellini l’artista prevaleva talmente tanto sull’uomo che una volta scambiati sapere, saggezza e conoscenza con l’interlocutore, Federico considerava esaurito anche il rapporto. Era come se conoscendo fin troppo bene chi aveva davanti, gli mancasse all’improvviso l’alimento fondamentale dell’amicizia: la curiosità.

 

Era spietatezza?

 

SANDRA E CIRO MILO SANDRA E CIRO MILO

Era necessità. Tutte le cose hanno una fine, ma a Federico ho visto chiudere da un giorno all’altro rapporti intensissimi. E ho visto soffrire in maniera straziante sia Sonego sia Flaiano. Sembravano amanti delusi. Erano persone che idealizzavano allo spasimo e poi si ritrovavano con la cenere in mano a chiedersi i perché della fine. Fellini era libero dal ricatto dei sentimenti. Se qualcuno lo tradiva, reagiva con il disprezzo senza mai concedersi il lusso della malinconia. Non soffriva né sentiva dolore. Lo cancellava. E ripartiva. Aveva sempre bisogno di stimoli nuovi, di passare da un’infatuazione intellettuale o amorosa a un’altra.

sandra milo cirosandra milo ciro

 

Lei con Fellini ha vissuto una storia d’amore clandestina per 17 anni.

 

Abbiamo dormito insieme negli alberghetti lividi, nelle abitazioni prestate dagli amici complici e anche a casa sua. Ma non ci siamo mai svegliati insieme. Ci incontravamo di notte e ci salutavamo prima dell’alba. Così, per 17 anni. Da un certo punto di vista era più comprensibile il suo rapporto con sua moglie che con me.

 

È stata gelosa di Fellini?

sandra milo fellinisandra milo fellini

 

Qualche volta, non in maniera esagerata, anche per merito suo. Fellini mi raccontava sempre le sue avventure. Come le dicevo, era un uomo molto curioso del prossimo e delle donne. Magari era attratto da una ragazza che passava per strada, la seguiva e poi vabbè, non c’è bisogno di dire altro. Federico descriveva tutto. L’allegria, la scoperta, l’eccitazione, la delusione. Parlare delle proprie debolezze significa mettere l’altro sul tuo stesso piano. Quando invece racconti bugie a chi ami lo allontani da te e lo poni su un piano inferiore. Questo Fellini con me non l’ha mai fatto.  

 

Lui viveva con Giulietta Masina. Lei era l’amante. Come ha fatto ad accettare il patto?

 

sandra milo mastroiannisandra milo mastroianni

È una cosa per cui in effetti gli serbo un po’ di rancore, ma ho sempre accettato la situazione perché Federico era per me l’amore assoluto. Non ho mai giudicato. Si è vero: gli alberghetti, la precarietà, la paura di essere scoperti, ma anche la sensazione che se fossimo finiti a vivere insieme avremmo iniziato a litigare: “Dove vai stasera?” “Non mi porti?”, “Stai spendendo troppo”. Cose che avviliscono. Per me Fellini era unico e io avevo avuto le mie esperienze. Ero in grado di fare dei confronti. Sa qual è l’aspetto più anomalo di questa storia? Il più straordinario?

 

Qual è?

 

SANDRA MILO ROBERTO BENIGNI SANDRA MILO ROBERTO BENIGNI

 Che io l’abbia chiusa e lo abbia lasciato nel momento in cui mi ha detto “ora ho capito che ti amo, sei la donna della mia vita e voglio passare il tempo che mi resta con te”. Eravamo a Cinecittà e nel parlarmi, Federico covava uno strano presentimento: “Ho la sensazione che non ti vedrò più”.

 

Aveva capito?

 

Non lo so. So che io mi sono spaventata. Ho temuto che la realtà uccidesse la fantasia.

 

Avreste potuto rimanere amici.

SANDRA MILO SANDRA MILO

 

Davvero crede a queste cose? Io non ci ho mai creduto. L’unico modo per conservare qualcosa che ancora oggi mi scuote era andare via per sempre. Se fossi rimasta a metà del guado o mi fossi limitata a rifiutare un progetto comune che non condividevo, avrei costretto entrambi allo spettacolo delle recriminazioni: “Tu non hai voluto” e delle giustificazioni: “L’ho fatto per noi”. Un po’ di miseria sarebbe entrata nelle nostra storia che la miseria non aveva mai conosciuto e l’avrebbe inquinata. Non ho voluto. Forse è stato l’atto più coraggioso della mia vita.

 

Lei con Fellini lavorò in 8 ½ e in Giulietta degli spiriti. Mancò invece il terzo capolavoro. In Amarcord avrebbe dovuto interpretare la Gradisca.

milo sandramilo sandra

 

Mi ero sposata con un chirurgo e ormai da 8 anni mi ero ritirata dalle scene. Lui, Ottavio, di vedermi ancora attrice proprio non voleva saperne. Fellini mi telefonò per convocarmi a Cinecittà per un colloquio e all’improvviso rinacque la passione. Sicura di convincerlo in seguito, presi tempo con mio marito e raggiunsi Federico. Voleva costruire con me il personaggio. Mi raccontò che la Gradisca era una donna tutta terra, sangue, amore, sesso, tette sul bancone della tabaccheria e Lambrusco.

 

Le fece vedere un disegno?

 

sandra milo 0008sandra milo 0008

Nel bozzetto aveva disegnato una donna bruna, formosa, con la frangia e i capelli neri lunghi un po’ raccolti da cui scendevano tanti boccoli neri sulle spalle. Io ero bionda. Quella Gradisca non mi convinceva. Lo aggredii: “A me sembra di legno, ‘sta Gradisca. Tu mi dici che è gioia, avidità, carne, sensualità, voglia di vivere, di ridere e di mangiare e poi me la fai con tutti ‘sti boccoli? Solo una donna sola e nevrotica perde tempo a farsi i boccoli.

 

Una persona vera non ha tempo per queste cose e vive ben più intensamente. Cambiò idea, mi tagliarono i boccoli, e procedemmo spediti verso il provino. Indossavo un cappotto di vellutino rosso con la ciniglia nera: “dammi il tuo basco” gli dissi. Lui se lo tolse. Me lo diede. Sembrava fatta e invece tra me e Fellini si mise mio marito.

 

Non era sicura di convincerlo?

sandra milo 0013sandra milo 0013

 

 Mi sbagliavo. Fu molto chiaro: “Se fai Amarcord perdi i tuoi figli, non li vedi mai più e dirò al mondo intero che sei una sfasciafamiglie”. ‘Sta storia della sfasciafamiglie mi fece rinunciare al film. Mi vergognavo. A Fellini lo disse Vittoria Mancini, una mia amica. Lui mi scrisse una lettera stupenda, mi fece spedire 100 rose rosse a casa e poi si ammalò. Cristaldi, il produttore, era preoccupatissimo. Telefonò a Magali Noël che con Federico aveva già lavorato in due occasioni e la portò in proiezione: “Guarda Sandra e cerca di somigliarle. Se non trova una come lei, il film non si fa”. Lei, intelligentissima, si adattò. Trucco e movenze identiche. Fellini si convinse. Amarcord partì.

sandra milo 0006sandra milo 0006

 

Finita l’avventura con Fellini, lei ebbe una relazione con Craxi.

 

Ci incontrammo e ballammo al Don Lisander. Primo approccio non memorabile. Quel ragazzone sudato non mi affascinava. Poi mi conquistò. Non ho mai più conosciuto nessuno che avesse un amore profondo per l’Italia come lui. È stato coraggioso, ha messo in riga gli americani a Sigonella, è morto esule. Oggi lo difendono tutti. Ma oggi è troppo tardi. Gli italiani sono come i bambini. Prima adorano il giocattolo nuovo, poi lo fanno a pezzi.

 

sandra milo 0010sandra milo 0010

AI tempi del macabro scherzo telefonico in cui le annunciavano in diretta la falsa morte di suo figlio Ciro e delle sue urla: “Cirooo, Cirooo”, demolirono anche lei.

 

Altro esempio di deprecabile pecoronismo.  All’inizio ebbi una solidarietà straordinaria, persino esagerata. Quel galantuomo di Cossiga venne addirittura a chiedermi scusa a nome di tutti gli italiani. Poi il vento cambiò, dissero che avevo orchestrato tutto per farmi pubblicità e piovvero insulti e derisione. Che le posso dire? Tra Blob e i programmi di Gregorio Paolini, almeno, è diventato un pezzo di storia della tv.

sandra milo 0005sandra milo 0005

 

Sandra Milo non si stanca mai?

 

Ogni tanto penso che forse sì, morirò anch’io.

sandra milo 0001sandra milo 0001sandra milo 0011sandra milo 0011sandra milo 0009sandra milo 0009sandra milo chi ciro5sandra milo chi ciro5sandra   milo    sandra milo sandra milo 0004sandra milo 0004

Ultimi Dagoreport

marina berlusconi silvio vanadia greta jasmin el moktadi in arte grelmoss - 3

DAGOREPORT - BUNGA BUNGA FOREVER! IL VERO ''EREDE ORMONALE" DI SILVIO BERLUSCONI È IL NIPOTE SILVIO, RAMPOLLO PRODOTTO DEL MATRIMONIO DI MARINA CON MAURIZIO VANADIA - SE IL CAVALIER POMPETTA PROVOCAVA INQUINAMENTO ACUSTICO E DANNI ALL'UDITO GORGHEGGIANDO CANZONI FRANCESI E NAPOLETANE, IL VENTENNE EREDE BERLUSCHINO NON E' DA MENO: E' BEN NOTO ALLE SPERICOLATE NOTTI MILANESI LA SUA AMBIZIONE DI DIVENTARE UN MITO DEL RAP, TENDENZA SFERA EBBASTA E TONY EFFE - SUBITO SPEDITO DA MAMMA MARINA A LONDRA, IL DISCOLO NON HA PERSO IL VIZIO DI FOLLEGGIARE: DA MESI FA COPPIA FISSA CON LA CURVACEA GRETA JASMIN EL MOKTADI, IN "ARTE" GRELMOS. PROFESSIONE? CANTANTE, MODELLA E INFLUENCER, NATA A NOVARA MA DI ORIGINI MAROCCHINE (COME LA RUBY DEL NONNO) - IL RAMPOLLO SU INSTAGRAM POSTA FOTO CON LE MANINE SULLE CHIAPPE DELLA RAGAZZA E VIDEO CON SOTTOFONDO DI CANZONI CON RIME TIPO: "GIRO A SANTA COME FA PIER SILVIO, MANCA UN MILIARDINO. ENTRO IN BANCA, MI FANNO L'INCHINO". MA PIER SILVIO È LO ZIO E MARINA E' FURIBONDA... - VIDEO

francesca fialdini mario orfeo

DAGOREPORT: MAI DIRE RAI! – COME MAI “REPUBBLICA” HA INGAGGIATO UNA BATTAGLIA CONTRO L’ARRIVO DI NUNZIA DE GIROLAMO AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI NELLA DOMENICA POMERIGGIO DI RAI1? NON È UN MISTERO CHE IL DIRETTORE, MARIO ORFEO, ANCORA MOLTO INFLUENTE A VIALE MAZZINI, STIMA MOLTO LA FIALDINI (FU LUI A FAVORIRNE L’ASCESA DA DIRETTORE GENERALE) - PER EVITARE IL SILURAMENTO DEL PROGRAMMA DELLA CONDUTTRICE, A LARGO FOCHETTI HANNO MESSO NEL MIRINO PRIMA IL TRASH-SEX SCODELLATO DA NUNZIA COL SUO "CIAO MASCHIO", E POI IL PRESIDENTE RAI AD INTERIM, IL LEGHISTA ANTONIO MARANO, PER UN PRESUNTO CONFLITTO DI INTERESSI - MA L'ORGANIGRAMMA RAI VUOLE CHE IL DIRIGENTE RESPONSABILE DEL DAY-TIME, DA CUI DIPENDE IL PROGRAMMA DELLA FIALDINI, SIA ANGELO MELLONE...

elly schlein friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT - ELLY HA FINALMENTE CAPITO DA CHE PARTE STARE? – IN POCHI HANNO NOTATO UNA IMPORTANTE DICHIARAZIONE DI SCHLEIN SULL’UCRAINA: “SUL TRENO PER KIEV, CON I LEADER DI FRANCIA E GERMANIA, CI SAREI ASSOLUTAMENTE STATA” – LA SEGRETARIA CON UNA FIDANZATA E TRE PASSAPORTI E' PRONTA AD  ABBANDONARE IL PACIFISMO PIÙ OTTUSO PER ADERIRE A UNA LINEA PIÙ REALISTA E PRAGMATICA? – IN CAMPANIA ELLY È VICINA A UN ACCORDO CON DE LUCA SULLE REGIONALI (MEDIATORE IL SINDACO MANFREDI) – OTTIME NOTIZIE DAI SONDAGGI DELLE MARCHE: IL PIDDINO MATTEO RICCI È DATO AL 51%, CONTRO IL 48 DEL MELONIANO ACQUAROLI…

chiocci vespa rossi

FLASH! – IN RAI STA NASCENDO UNA COALIZIONE CONTRARIA AL DINAMISMO POLITICO DI GIANMARCO CHIOCCI, CHE PARLA SPESSO CON ARIANNA E GIORGIA MELONI, DISPENSANDO MOLTI CONSIGLI DELLA GOVERNANCE RAI – IL MOVIMENTISMO DEL DIRETTORE DEL TG1 E DI BRUNO VESPA HANNO GRANDE INFLUENZA SU PALAZZO CHIGI, E I LORO ''SUSSURRI'' FINISCONO PER RIMBALZARE SULL’AD GIAMPAOLO ROSSI, CHE SI TROVA ISOLATO DAI DUE DIOSCURI – E FAZZOLARI? PREFERISCE RESTARE IN DISPARTE E ESERCITARE LA SUA INFLUENZA SUI GIORNALISTI NON ALLINEATI AL GOVERNO MELONI...

giorgia meloni matteo piantedosi ciriani cirielli mantovano santanche lollobrigida

DAGOREPORT - PROMOSSI, BOCCIATI O RIMANDATI: GIORGIA MELONI FA IL PAGELLONE DEI MINISTRI DI FDI – BOCCIATISSIMO MANTOVANO, INADEGUATO PER GESTIRE I RAPPORTI CON IL DEEP STATE (QUIRINALE, SERVIZI, MAGISTRATURA) E DOSSIER IMMIGRAZIONE – RESPINTO URSO, TROPPO COINVOLTO DAL SUO SISTEMA DI POTERE – CADUTO IN DISGRAZIA LOLLOBRIGIDA, CHE HA PERSO NON SOLO ARIANNA MA ANCHE COLDIRETTI, CHE ORA GUARDA A FORZA ITALIA – BOLLINO NERO PER IL DUO CIRIANI-CIRIELLI - DIETRO LA LAVAGNA, LA CALDERONE COL MARITO - NON ARRIVA ALLA SUFFICIENZA IL GAGA' GIULI-VO, MINISTRO (PER MANCANZA DI PROVE) DELLA CULTURA - LA PLURINDAGATA SANTANCHÉ APPESA A LA RUSSA, L'UNICO A CUI PIEGA IL CAPINO LA STATISTA DELLA GARBATELLA – SU 11 MINISTRI, PROMOSSI SOLO IN 5: FITTO, FOTI, CROSETTO, ABODI E…

ignazio la russa enrico pazzali banche dati spioni spionaggio

FLASH! – CON L’INCHIESTA SUGLI SPIONI DI ''EQUALIZE'' FINITA NELLE SABBIE MOBILI MILANESI, ENRICO PAZZALI È POTUTO TORNARE IN CARICA COME PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE FIERA MILANO (DA CUI SI ERA AUTOSOSPESO) - DAVANTI A TALE "SCANDALO", IL CDA DELL’ENTE HA PAURA A REVOCARGLI LE DELEGHE, ANCHE SFRUTTANDO LA SCUSA DEL GARANTISMO. ENNESIMA DIMOSTRAZIONE DEL POTERE A MILANO DI LA RUSSA, GIÀ GRANDE AMICO DI PAZZALI – PS. SI VOCIFERA CHE IL TIFOSO ‘GNAZIO SIA MOLTO INTERESSATO AI GUAI DELL’INTER, DOPO LA BOMBASTICA INCHIESTA DI “REPORT” SUI CONTI DEI NERAZZURRI…