SCOPATE E FORTUNE, ATTORI E AMORI, DI STEFANIA SANDRELLI, UNA CHE, MORAVIA DIXIT, “QUANDO CAMMINAVA SPARGEVA SESSO” - “SONO STATA ESUBERANTE E ME LA SONO GODUTA. UN SOLO UOMO NON MI È MAI BASTATO. BELMONDO MI PIACEVA MOLTO MA NON ACCADDE NIENTE. DE NIRO ERA UN FIGO DELLA MADONNA”

“De Niro lo conobbi in macchina, a notte fonda. Mi sedetti davanti senza neanche accorgermi che dietro ci fosse Robert. A un certo punto me lo presentarono. Mi voltai: ‘Molto piacere, Stefania Sandrelli’. Mi girai e poi mi rigirai di scatto. Era un figo della Madonna. Cinguettai ‘ma come sei carino’. Lui faceva lo scemo, si ritraeva’’...

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Malcom Pagani e Fabrizio Corallo per il “Fatto quotidiano

 

stefania sandrelli, bernardo bertolucci, dominique sanda stefania sandrelli, bernardo bertolucci, dominique sanda

L’età non è un’angustia: “Non era un cruccio ieri, non è un problema oggi. Ho sempre amato i vecchi, fin da bambina. Li trovavo belli e indifesi. Li incontravo per strada e suggerivo a mia madre ‘portiamoli a casa’ con lei, paziente: ‘Quel vecchio sarà di qualcuno, non si può Stefanina’”.

 

A 68 anni, la ragazza del ’46 nata negli stessi giorni della Repubblica ha ancora voglia di ridere: “L’esistenza degli attori può destabilizzare, ma ho sempre cercato di proteggermi e conservare il senso dell’umorismo. Sono una personcina consapevole, io. Lo sono sempre stata”.

stefania sandrelli nel film di pietro germi stefania sandrelli nel film di pietro germi

 

Con una coperta sulle gambe, l’inverno come nemico d’elezione: “Ho tosse, febbre e brividi” e la casa a nord di Roma colma di istantanee di famiglia, premi e memorie di oltre 100 film, Stefania Sandrelli recita ancora da generosa capotribù: “Mi è sempre piaciuta la condivisione, la più bella cosa che esista nei rapporti umani e ho saputo dare ai soldi un peso relativo. I primi guadagni erano una sbronza. Ebbra e felice, andavo a sputtanarmeli con le mie amiche. Mamma mi vedeva tornare stravolta con le tasche vuote dopo 18 ore di lavoro: ‘A me sembra che tu ci rimetta, sei proprio sicura di volerlo fare ‘sto mestiere?”.

 

E lei dubitava?

stefania sandrelli ieri e oggi stefania sandrelli ieri e oggi

Volevo ballare. Studiavo danza classica. Sognavo di raggiungere Genova per mettermi a disposizione del maestro Ugo Dallara. Però al cinema andavo anche due volte al giorno e con mio fratello maggiore Sergio, grande pianista, artista, secondo padre, l’uomo che – se escludo Giovanni Soldati – ho più amato nella mia vita, giravamo spesso film amatoriali. Con la carta stagnola dei panettoni costruivamo i riflettori, poi partivamo all’avventura. La Versilia era un set perfetto. Interpretai un Dracula semicasalingo, poi un giallo, qualcosa alla Ermanno Olmi che adoravamo. In qualche scatola i Super 8 devono esserci ancora.

stefania sandrelli e vittorio gassman stefania sandrelli e vittorio gassman

 

Nel 1961 Pietro Germi le offrì il ruolo di Angela, cugina del Barone Ferdinando Cefalù in Divorzio all’italiana.

Mi contattò a suo nome Filippo Fortini, un agente grassoccio e balbuziente che aveva visto le foto di Paolo Costa per Le Ore. Costa, passato casualmente per Viareggio alla fine del 1960, mi aveva scattato delle castissime istantanee davanti a casa mia. Una di quelle foto, a mia insaputa, la ritrovai pubblicata poco dopo sulla copertina di Le Ore.

 

stefania sandrelli e pietro germi stefania sandrelli e pietro germi

Tenendosi il mento con il dorso della mano, lei indossa un maglione azzurro e una gonna a scacchi.

A Germi le foto di Le Ore piacquero e mi fece chiamare. Nella mia famiglia erano contrarissimi alla sola ipotesi. E io ero minorenne. Così al provino mi accompagnò Sergio e mi ritrovai con più di 100 ragazze. Sapevo che Germi era un bravo regista, ma non ho memoria di emozionati batticuore. Il peggio che poteva capitarmi era tornare a Viareggio. E a Viareggio, dove avevo la mia famiglia, stavo benissimo. Sono cresciuta in un gruppo allargato e so cosa significhi sapersi sostenere a vicenda. I rapporti familiari sono forti. Attraenti. Hanno passione e complicità. Hanno un odore. Li conosco bene e li ho indossati tutti. Figlia, madre, moglie, nonna, zia.

 

Lei perse suo padre Otello da bambina.

stefania sandrelli e dominique sanda ne il conformista stefania sandrelli e dominique sanda ne il conformista

Avevo 8 anni e lo scoprii in giardino ascoltando per caso i miei cugini: ‘Mi raccomando, non dite niente a Stefania’. Fu un trauma fortissimo. Mi rifugiai sotto il pianoforte e piansi per ore. Poi, pur conoscendola, aspettai che mi rivelassero la verità. Mia madre Florida, per proteggermi, mi spedì da una sorella in campagna. Sono stata viziata e coccolata. Papà era dottore in agraria. Un uomo colto, progressista. Nella pensione di famiglia badava all’amministrazione.

 

È reduce da mezzo secolo di alberghi e relative precarietà. Ha viaggiato da nomade anche per un’assenza di fondo?

È possibile. Probabilmente sarei partita comunque. Lenta non son mai stata. Io andavo di fretta. Germi ad esempio aveva tempi lunghi e io li avevo sveltissimi. Tra il provino e l’ingaggio per Divorzio all’italiana trascorsero mesi e io di star ferma non avevo voglia. Così debuttai in Gioventù di notte di Mario Sequi e feci anche Il Federale dello spiritosissimo Luciano Salce.

stefania sandrelli a viareggio stefania sandrelli a viareggio

 

Un carattere agli antipodi di Germi.

Germi aveva dei problemi. Dei tic tremendi. Era un maestro riservato. Non egoista. Più innamorato degli attori che di se stesso e animato da una passione che mi incantava. Piangeva, urlava, cantava, disponeva tutto e si affidava all’operatore solo quando ogni cosa era pronta. Lo spiavo. Lo studiavo. Ero ammirata, ma all’epoca di Divorzio all’italiana non avevo ancora pienamente il senso del mio lavoro.

 

Ero spensierata e poco professionale, tra un ciak e un altro me ne andavo in giro per negozi. Lui mi faceva delle scenatacce. E io calma: ‘Lei mi ha scelto e io la ringrazio, ma non si incacchi così perché io del cinema non so nulla e a tornare a casa impiego un minuto’. In qualche modo lo ricattavo. Ma il famoso schiaffo che mi avrebbe dato in un momento di esasperazione non è mai esistito. Germi era severo, ma conosceva il rispetto. E io, senza restituirne almeno cinque, gli schiaffi non li avrei presi da nessuno. Men che mai sul set.

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A Germi dava del lei?

Lui non voleva, ma io sostenevo che gli avrei dato del tu quando sarei stata brava abbastanza. Non è mai successo. Germi mi lasciava libera. Faceva molte domande: ‘Come reagiresti qui?’, ‘Come dormiresti in questa scena?’. Se mi guardo indietro, capisco quanto sono stata fortunata a incontrare registi, attori, attrici e tecnici che mi hanno amata. Il cinema è una sinfonia. Un’orchestra il cui direttore è il regista.

 

Un lavoro di gruppo che non ho mai affrontato con la smania di dimostrare quanto fossi bella e brava. L’importante è sempre stato il film nel suo complesso. Di sicuro ho assistito a cose straordinarie. A circhi. A magie. Ho visto Bertolucci arrabbiarsi come un bambino perché alla notte era seguita l’alba: ‘Non ho ancora finito di girare’ smoccolava e io, ridendo: ‘Bernardo, ma ti rendi conto di che spettacolo dai di te?’. Era passione. Ne ho avvertita tanta.

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Con Bertolucci ha lavorato in quattro film. Iniziò nel ’68, con Partner. Poi Il Conformista, Novecento, Io ballo da sola.

Mi chiamava l’attrice di Germi. Di lui mi fidavo e io se mi fido, m’affido. Con Bernardo mi sono sentita in famiglia. Sembrava che mi conoscesse da sempre. È un uomo colto. Un contenitore di sapienza. Aveva una padronanza degli strumenti culturali che mi era estranea e anche grazie a quella sapeva restituirmi come nessuno il senso di quello che stavo facendo.

stefania sandrelli stefania sandrelli

 

Trovarsi di fronte a lui o a Storaro, ti dava l’impressione di partecipare a priori a un capolavoro. Bernardo poi, anche se in misura assai minore di Germi, sapeva essere anche permaloso. Ho sempre pensato che la suscettibilità avesse a che fare con ciò che non ama di se stesso.

 

Che cosa?

Ha qualcosa di meravigliosamente infantile, Bernardo. Si butta nelle imprese in maniera totale, quasi ingenua e poi forse se ne pente. Non si perdona. Partner ad esempio è un film che ha sempre rinnegato. Lui non me l’ha mai detto, ma io sono sicura che lo imbarazzi un po’.

 

stefania sandrelli photo mimmo cattarinich epoca stefania sandrelli photo mimmo cattarinich epoca

In Novecento c’era un giovane De Niro.

Sul set di Novecento l’alzataccia era la regola. Per scherzare ci dicevamo: ‘Ma stiamo andando a caccia?’. De Niro lo conobbi così, in macchina, a notte fonda, in mezzo alla nebbia, con i primi vaghi chiarori del giorno all’orizzonte. Mi sedetti davanti senza neanche accorgermi che dietro ci fosse Robert. A un certo punto me lo presentarono. Mi voltai: ‘Molto piacere, Stefania Sandrelli’. Mi girai e poi mi rigirai di scatto. C’era più luce e lo vidi meglio. Era un figo della Madonna. Cinguettai ‘ma come sei carino’. Lui faceva lo scemo, si ritraeva. Ma io non avevo mica detto nulla di male, in fondo. Poi anche grazie a Depardieu ci conoscemmo meglio. A differenza di Gerard che beveva fiaschi di vino alle 7 del mattino ed era molesto, De Niro era di una sorprendente timidezza.

 

stefania sandrelli photo mario dondero stefania sandrelli photo mario dondero

Lei ha frequentato a lungo anche l’altro Bertolucci, il fratello di Bernardo, Giuseppe.

Come ho detto anche a Bernardo, senza che lui si risentisse, per me e per Amanda, Giuseppone è il nostro regista di riferimento. Era delizioso. Soave. Leggero, affascinante e profondo al tempo stesso.

 

Fascino e leggerezza che le erano riconosciuti da Moravia. “Quando incede, Stefania Sandrelli sparge sesso”.

Non arrivo a dire che sia una favola metropolitana, ma io questa frase, in una sua intervista, non l’ho mai letta. Moravia era immerso nei suoi pensieri. Non so se fosse simpatico, ma so che era sornione, buffo e spiritoso. Una volta, a un concerto di musica contemporanea, con lui mi feci delle risate pazzesche. E meno male, perché la musica contemporanea un po’ mi sgonfia. Mi butta giù come canta Battiato.

stefania sandrelli photo marco rossi stefania sandrelli photo marco rossi

 

Moravia lo conobbi nell’ufficio di Carlo Ponti, il produttore. Io avevo appena finito di girare con Germi, lui era reduce dal successo de La Noia e si apprestava a vederlo tradotto sullo schermo. Si erano entrambi convinti che dovessi interpretare Cecilia. Alberto gridava ‘È lei, è lei’ e Ponti, per convincermi, mi mostrò un paccone di soldi: ‘Ragazzina, questi sono tuoi’. Il gesto, francamente cafonissimo, mi dette fastidio. Rifiutai e non solo per quello.

 

 C’erano altri problemi?

Sapevo che se avessi accettato avrei litigato con Gino Paoli, il mio compagno dell’epoca, il padre di mia figlia. Spesso mi ammoniva: ‘Ti farai ingabbiare dal personaggio’. Fosse stato per lui non avrei interpretato neanche Io la conoscevo bene.

 

Io la conoscevo bene di Pietrangeli è considerato un assoluto capolavoro.

stefania sandrelli photo francesco escalar stefania sandrelli photo francesco escalar

Antonio era il regista delle donne. Sensibile. Preciso. Analitico. Il mio ruolo era tragico, ma interessantissimo. Così mi imposi. Su La Noia però Gino non transigeva. Se avessi detto sì in quell’occasione mi avrebbe proprio corcato. (Ride).

 

Con Paoli vi incontraste alla Bussola nel ’61.

Il giorno del mio compleanno. Vestivo di lino verde. Mi chiese quanti anni avessi e mi invitò a ballare. Non si staccava. Fu un grande amore.

 

Che finì.

 Per molte ragioni. Io dovevo trasferirmi a Roma per accudire mia madre che non stava bene. Lui fu molto carino, ma desiderava vivere a Milano. Andammo a vedere una casa isolata nell’hinterland e mi prese un coccolone. Gino era per piazzare le tende, fare 5 figli, sistemarsi per sempre lì. Io per carità.

stefania sandrelli photo fiorenzo niccolii stefania sandrelli photo fiorenzo niccolii

 

Così gli dissi: ‘Torno a Roma’. Lui ribatté secco: ‘Se vai a Roma la nostra storia finirà’. E io fui ancora più aspra: ‘Allora finisce’. E anche se non credevo sarebbe successo, andò esattamente così. Per un po’ di tempo i rapporti furono tempestosi. Lui veniva a trovare Amanda e neanche mi salutava. Lo affrontai: ‘O vieni e saluti, oppure è meglio se non vieni’. Oggi certe cose le capisco meglio. In fin dei conti gli uomini sono dei gran bambinoni.

 

Paoli provò a togliersi la vita. Lei come reagì a quel tentativo?

Con tenerezza e rabbia. Ero incazzata nera: ‘Non è vero che mi ami, perché uno che ama, l’amata la vuole rivedere’. Rise fino alle lacrime. Comunque non ho mai creduto che qualcuno si potesse togliere la vita per me. Il gesto di Gino non c’entrava nulla con l’amore. È vero, ero partita per la Sicilia allo scopo di riflettere su di noi e mia madre, non proprio felicissima della nostra relazione, non mi passava le sue telefonate. Ma un atto così brusco sottintende altro.

 

Cosa le ha lasciato quello di Monicelli?

stefania sandrelli photo elisabetta catalano stefania sandrelli photo elisabetta catalano

Una sconfinata sofferenza. Non me l’aspettavo. Lui era davvero meraviglioso. Affettuoso. Premuroso. Altro che burbero. Non so dire se abbia voluto perorare la causa dell’eutanasia o protestare violentemente contro una costrizione. Mi hanno detto che era fuori di sé e che forse lanciarsi nel vuoto non è stata una scelta consapevole. Se così fosse, il dolore aumenterebbe ulteriormente.

 

Come ci diceva all’inizio, i vecchi le sono sempre piaciuti.

Certe forze della natura che non avete idea. Da ragazzina, a una festa, incontrai Ungaretti, il poeta. Ero astemia, non trasgressiva e completamente rapita da lui. Mi piaceva proprio fisicamente. All’alba, dopo ore di conversazione, disse: ‘Adesso devo andare, non posso perdere l’aereo per l’America’. Io, sconvolta, rimasi in piedi come una cretina: ‘Ma come? Non la rivedo più?’.

stefania sandrelli io la conoscevo bene stefania sandrelli io la conoscevo bene

 

Le hanno attribuito un’infinità di amori.

Sono stata esuberante e me la sono goduta. Un solo uomo non mi è mai bastato. Ma non sempre c’è stato un flirt. Con quelle gambe storte e così sexy, Belmondo ad esempio mi piaceva molto. Era fico. Ma all’epoca stavo con Paoli. E non accadde niente.

 

Da oltre trent’anni però, con Giovanni Soldati, figlio di Mario, lei è felicemente monogama.

Il segreto è che lo amo da morire. Lui era bellissimo, ma quando lo conobbi era troppo piccolo. Tra le rare certezze granitiche che ho covato sugli uomini, l’unica davvero solida è stata sempre l’età. Quelli giovani non mi interessavano. Io e Giovanni ci siamo messi insieme nell’83, dopo 10 anni di amicizia passati insieme a raccontarci tutto. La sua grandezza è la stessa di suo padre. Ha saputo conservare il bambino che è in lui. Sa ridere.

stefania sandrelli photo by gianfranco salis stefania sandrelli photo by gianfranco salis

 

Quanto ha riso in 50 anni di carriera?

Quasi sempre. Con Scola ridevamo come matti. Dietro quell’autorevolezza non lo penseresti, ma Ettore ha tempi comici che non ho più ritrovato in nessuno. Da La Terrazza a C’eravamo tanto amati mi ha fatto sentire amata e mi ha offerto ruoli che a un’attrice non toccano in una vita intera.

 

Gassman, Sordi, Tognazzi, Mastroianni. Di gente che ci ha conquistato ne ha sfiorata tanta.

Il cinema è lì per essere rubato e io a Marcello ho rubato tantissimo. È l’attore più grande che abbia conosciuto, avrebbe dovuto vincere 7 Oscar e penso che l’Academy si debba vergognare. Un premio che ignora Mastroianni non è un premio serio. Con Gassman ebbi un incidente divertente. Lui curava la pressione alta con l’aglio e io sono un vampiro. Su un set di Scola dovevo baciarlo spesso e ne uscivo regolarmente frastornata. Ettore minimizzava: ‘Che vuoi che sia?’ e io cercavo di spiegargli l’incubo: ‘Tu non lo baci, ma ti assicuro che mi sta uccidendo’. Vittorio era fragile. Vulnerabile. Ironico. Come Tognazzi. Un signore. Uno che sapeva scusarsi. Con Sordi, simpaticissimo, ho invece fatto un solo film, ma ci frequentavamo. Adorava affascinare. Sapeva che mi sarei schiantata per un suo sketch e abbondava generoso con le gag, anche a tavola.

stefania sandrelli la chiave stefania sandrelli la chiave

 

Pagava lui?

Questa storia della tirchieria è una balla, a me Sordi ha sempre offerto un sacco di cene e qualche ruolo che non accettai per poca convinzione. In un episodio de I Nostri Mariti di Luigi Filippo D’Amico, al mio posto presero Nicoletta Machiavelli.

 

Si dice che tra Il Portiere di Notte e Il Padrino lei di ruoli ne abbia rifiutati molti.

A volte non ero persuasa dal copione. Altre l’offerta era ridicola. Con Il Padrino andò diversamente. Incontrai Coppola all’Excelsior. Si scusò per l’esiguità delle pose: ‘Il ruolo è piccolo, ma ci sono attori eccezionali che diventeranno famosissimi’. Aveva ragione, ma io non avevo voglia di interpretare una parte troppo simile a quella di Sedotta e abbandonata. Quando lo incontrai glielo spiegai e Francis fu gentile: ‘Peccato, ma continuerò comunque a vedere Sedotta e abbandonata una volta al mese, come sempre’.

 

stefania sandrelli la chiave stefania sandrelli la chiave

Rimpianti? Film che non avrebbe voluto fare? Tinto Brass si lamentò: “Per La Chiave le offrii 10 milioni, al film successivo me ne chiese 600”.

Tinto è adorabile, ma la storia è un’altra. In realtà l’offerta per fare Miranda fu generosa. Il mio agente dell’epoca era fuori di sé: ‘Stefania, diventerai ricchissima’. Tanta felicità era sospetta. Così presi il copione e andai da un altro agente, Moira Mazzantini. Le dissi: ‘Tu mi devi salvare la vita, possiamo leggerlo insieme?’. Ci sedemmo. Iniziammo. Tenemmo il conto su un blocco: ‘Due seghe, 4 chiavate, 3 sodomie, qualche artifizio con la bocca’. Ci guardammo e dicemmo: ‘Non se po’ ffà’. E così sparammo una cifra altissima per farci dir di no.

prima copertina stefania sandrelli su le ore novembre 1960 photo paolo costa, prima copertina stefania sandrelli su le ore novembre 1960 photo paolo costa,

 

Lei lavora molto con la televisione. A marzo sarà su Rai Uno con la terza serie di Una grande famiglia diretta da Riccardo Donna. Si sente sottovalutata dal cinema italiano di oggi? O è lei, dopo la bella esperienza con Virzì, a rifiutare le proposte?

Non sono io che rifiuto. I ruoli femminili per donne di una certa età non vengono scritti. Avere meno offerte è normale.

 

Si è recentemente lamentata del tema persino Meryl Streep.

E lavora di rado un’attrice meravigliosa come Susan Sarandon. Io però non mi lamento. Ho partecipato ad avventure meravigliose, altre ne verranno e non vivo la tv come una diminutio. Fatico, sbuffo, porto il mio pacco di scene a casa. Lavoro. Ringrazio. Mi presento in orario. Cammino a testa alta. Qualche compromesso lo faccio, ma non sempre perché dell’intuito, avendolo sempre ascoltato, mi fido ciecamente. Sono sempre andata à l’aventure. Non me ne sono mai pentita.

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