SE NE VA A 95 ANNI NELO RISI, IL FRATELLO POLIEDRICO DI DINO – È STATO POETA, TRADUTTORE, DOCUMENTARISTA MILITANTE (A SINISTRA) E REGISTA – IL SUO FILM PIÙ FAMOSO È “DIARIO DI UNA SCHIZOFRENICA” DEL 1967 CON MARGHERITA LOZANO
Marco Giusti per Dagospia
Se il fratello Dino era la star registica indiscussa, assieme a Monicelli, Steno e Scola, della commedia all’italiana, Nelo Risi, scomparso ieri a 95 anni, poteva vantare una carriera totalmente diversa di poeta, traduttore, documentarista militante, oltre che di regista di opere complesse legate alla psicanalisi, come Diario di una schizofrenica, che nel 1967 gli dette immediata fama nel mondo del cinema, alla letteratura, come La colonna infame, tratto dal libro di Alessandro Manzoni, o alla poesia, come Una stagione all’inferno, biopic sulla vita di Arthur Rimbaud interpretato da Terence Stamp e del suo amore per Paul Verlaine, interpretato da Jean-Claude Brialy.
Nato a Milano, laureato in medicina come Dino, Nelo pubblica il suo primo libro di poesia nel 1941, “Le opere e i giorni”. Combatte sul fronte russo e nel primo dopoguerra va a Parigi, dove si unisce al movimento documentarista dell’americano Richard Leacock. Per vivere traduce dal francese le opere di Pierre Jean Jouve e Jules Laforgue. Pubblica nel 1948 un secondo libro di poesie, “L’esperienza”.
Torna in Italia nel 1954 e prosegue nel documentario militante con cortometraggi come I fratelli Rosselli, poi, assieme a Marco Ferreri, Gian Vittorio Baldi, Giulio Questi, partecipa nel 1961 al film collettivo Le italiane e l’amore, sorta di manifesto di un cinema legato alla realtà italiana del tempo.
Dirige l’episodio Le ragazze madri. Nel 1965 realizza il film televisivo La strada più lunga, tratto da un romanzo di Davide Lajolo e interpretato da Gian Maria Volonté, che gli apre le porte del cinema maggiore di finzione. Così l’anno successivo dirige il suo vero primo film, Andremo in città, con Geraldine Chaplin non ancora star del Dottor Zivago, sceneggiato assieme alla moglie, la scrittrice Edith Bruck.
Il film è in pratica la vera storia della Bruck, finita in campo di concentramento perché ebrea, che vivrà assieme a Nelo Risi tutta una vita. Il successo internazionale gli arriva però da Diario di una schizofrenica, film di rara sensibilità, tratto da un romanzo di A. M Sechehaye, interpretato dalla grande attrice spagnola scoperta da Bunuel Margherita Lozano e dalla inedita Ghislaine D’Orsay. E’ uno dei primi film a trattare scientificamente un caso di schizofrenia e Risi trova la distanza giusta dal tema.
Procede su questo percorso di cinema psicanalitico nel successivo Ondata di calore, 1970, interpretato da una conturbante Jean Seberg, più ambizioso, più erotico, ma meno riuscito.
Da documentarista militante dirige assieme a Elio Petri Documenti su Giuseppe Pinelli, che spiega, con attori, la misteriosa fine dell’anarchico Pinelli. Nel 1971 dirige, con una sceneggiatura che firma assieme allo scrittore Raffaele La Capria, Una stagione all’inferno, vita di un poeta maledetto come Arthur Rimbaud, interpretato da una star del tempo come Terence Stamp, e della sua storia d’amore con Paul Verlaine.
Grazie a questo passaggio nel cinema più ricco, riesce a mettere in piedi La colonna infame, che scrive assieme a un altro scrittore, Vasco Pratolini, dove farà rivivere un terribile caso della Milano degli anni della peste descritto da Manzoni. Avrà anche un gran cast, da Helmut Berger, a Vittorio Capriolo a Francisco Rabal. Negli anni ’80 si allonta però dal cinema e dirigerà solo nel 1988 un altro film, Un amore di donna, con Claudine Auger e Laura Morante, seguito dal film televisivo Per odio per amore con Laura Del Sol nel 1991, che è il suo ultimo film da regista.
Nel 2006 vince il premio Dino Campana per la sua opera poetica. Vecchio e malato da molti anni, collabora alla sceneggiatura assieme alla moglie Edith Bruck del film di Roberto Faenza Anita B., serio ritratto di una ragazza scampata ai campi di concentramento che cerca di rifarsi una vita nell’Europa del dopoguerra. E’ una specie di seguito di Andremo in città. E è l’ultima volta che è apparso pubblicamente Nelo Risi.