“I SOLDI IMPIEGATI MEGLIO? SONO QUELLI SPRECATI”: VIAGGIO NEL MERAVIGLIOSO MONDO DI ARBORE - “HO TANTA ENERGIA, NON MI SENTO TRA QUELLI DA ‘RICORDARE CON AFFETTO’”

Francesco Merlo per La Repubblica

Caro Arbore, è Pasqua: Dio? «Ma come si fa a crederci?». E indica, allargando il braccio, tutti i disastri del buon Dio: «Sapevo che l'ingiustizia è un vizio umano. Mi disturba troppo doverla attribuire a Dio». Anche «le sofferenze e la morte della moglie che non ho sposato», Mariangela Melato: «Non riesco a parlarne. Vede, devo voltarmi dall'altra parte. Diciamo che non sono più credente, ma forse ... speranzoso».

Se volete capire la nostalgia che affligge e conforta «uno dei paesi più vecchi del mondo» dovete pensare a lui come all'uomo-simbolo di una bella Italia che non c'è più e al tempo stesso misurare l'ardore con il quale a settantasei anni vorrebbe stanare un'altra Italia che non riesce ad esserci: «Bighellono per teatri, ma trovo sempre meno artisti, meno improvvisatori».

Forse non li vede, magari perché è cambiato il codice? «È vero che è cambiato. Hanno tutti bisogno del copione. E l'umorismo è quasi sempre pesante e spesso direttamente politico. Ma io credo che si possa ancora divertirsi con l'allusione e con la leggerezza». Cosa salva la sua famosa notte dalla malinconia? «Rido di me, prima degli altri».

E difatti sul palcoscenico del Sistina ho visto Arbore mostrare al pubblico i suoi capelli tinti: «Nel mondo dello spettacolo lo facciamo tutti». Ha esibito l'età: «So che siete tutti lì a prendermi le misure: "vediamo come si mantiene Arbore"». E le debolezze sono vezzi: «Mi sono iscritto ad Amnesy International. A De Crescenzo, che ne è presidente, ho chiesto: alla tua età ti piacciono ancora le donne? E lui: moltissimo, ma non ricordo perché».

Il suo amatissimo faccione ridente, che gli anni hanno lavorato, celebra o promette? Di sicuro la sua casa giocherellona non è più così eversiva: «Questi mobili stile Miami, gli oggetti dell'America degli anni Quaranta e Cinquanta, tutto quello che vede nacque come reazione ai mobili pesanti della mia giovinezza, i salotti in legno della borghesia. Facevo lo sberleffo a quel mondo soffocante con le tappezzerie nascoste alla luce che neppure il ‘68 riuscì a mandare per aria, ma la mia televisione forse sì».

E adesso invece «non riesco a liberarmi degli oggetti che ho collezionato. Sono preziosi e hanno un mercato importante, ma io no so più dove metterli. Lo so cosa pensa: Arbore voleva liberarsi e liberarci da quelle cose e si è imprigionato e ci ha imprigionato in queste altre». Apre un armadio e cade di tutto, anche gli occhiali di Elton John. Parliamo allora dei soldi: «Quelli che ho impiegato meglio sono quelli che ho sprecato».

Anche nel frigo ci sono esemplari di specie preziose, i ricci di Acitrezza, le fave bianche di Maglie, i granchi di New Orleans e la carne dell'Argentina, il lampascione di non so quale Puglia: «I miei pusher non mi fanno mancare nulla». A tavola ogni leccornia è nostalgia regale, bocconi di Lucullo, scongelati come Fazio a Sanremo scongelò le Kessler.

Attorno microfoni, cadillac, mille radio americane di plastica, cravatte, « simulacri di una vita sbriciolata in mille piccoli oggetti di feticismo, rarissime cianfrusaglie, da Cuba, da New Orleans, da Capo Verde...». Ci sono pure due pupazzi felicemente dissonanti: «Sono di Mariangela. Discretamente tengono banco e dirigono l'orchestra».

Oggi c'è un florido mercato del feticismo e casa Arbore somiglia all'Italia ingombra di un passato che non riesce a diventare passato: «La Rai mi celebra ma non mi scrittura, e li capisco pure. Pensano che un vecchio di settantasei anni non abbia più nulla da dire. Anche io quando ero giovane pensavo che i vecchi erano vecchi».

Si diventa vecchi quando non si improvvisa più? «Vedrà che qualcosa ci inventiamo, improvviseremo ancora, e non sarà nostalgia». In fondo lo temono come ai tempi di Alto Gradimento, e infatti lo chiamano per ri-fare e mai per fare..., è la ri-Italia del bel tempo andato. Come se Arbore non potesse più scoprire talenti ma solo rivendicare quelli che ha scoperto, da Benigni in giù: «Un centinaio ».

E quei sacerdoti del Nostos che, come Bruno Vespa, ri-festeggiano ogni giorno la Rai democristiana, ancora lo ignorano; mentre gli altri, quelli che furono alternativi, sognano un "tutti per Arbore e Arbore per tutti": «Rischieremmo di guastare la memoria. E tanti, giustamente, non verrebbero».

In un altro Paese gli avrebbero almeno chiesto di salvare la Radio di Stato, che non è più sintonizzata con l'Italia, di organizzare una Rete tv, di dirigere la Rai, da artista e da impresario. Qui non gli offrono nemmeno un trasmissione tutta nuova. «Di sicuro io ho tanta energia, e non mi sento ancora tra quelli che bisogna "ricordare con affetto". La categoria dei sopravvissuti è diversa da quella dei viventi».

Alla storia dell'improvvisazione non ho mai creduto: il dottor Arbore ha una rara proprietà di linguaggio, è un lettore di libri raffinati, si informa con cinque giornali al giorno. E', senza paradossi, l'erede scanzonato dei grandi liberali meridionali - napoletani non di nascita - anticomunisti e mai di destra, un notabilato speciale che non è solo Croce e Salvemini: «Ancora oggi se penso alla Napoli di Ansaldo mi emoziono. E mia madre era una Cafiero».

Dice, con ironia fosforescente, di sentirsi «più un tu vo fa l'americano che un intellettuale finissimo», ma in realtà ha insegnato il sorriso ad almeno tre generazioni di intellettuali finissimi. Gioca con l'improvvisazione come Umberto Eco gioca con la goliardia. «Eco mi laureò in goliardia a Bologna, nell'aula magna: "il suo clarinetto - cominciò - è un classico del doppio senso". E io: "anche il suo pendolo, che va di qua e di là perché non ce la fa". E poi feci ai professori una domanda di italiano: "che tempo è sarebbe stato perduto?" Lei lo sa?».

Pasticcio con i trapassati: «No. È preservativo passato» . Scusi Arbore, l'improvvisazione non è un disvalore italiano? «Improvvisatore non vuol dire impreparato e incompetente. È il contrario». Radio e tv italiane sono piene di "arborini" arruffoni e volgari: le piacciono? «Per niente. L'improvvisazione che facciamo noi è quella del jazz: la conversazione al posto della sceneggiatura. Io parlo di un artista che conosce ed entra in un testo, ma si esprime solo quando esce da quel testo e improvvisa.

In questa casa, io allenavo tutti a stare ciascuno dentro un personaggio predefinito. Frassica era il bravo presentatore, Marenco il bimbo dispettoso... Poi in trasmissione stimolavo ed "attivavo" Benigni e per lui diventava impossibile non improvvisare.

E, come nel jazz, ci vuole anche la complicità di chi ascolta». Non sempre è compatibile con l'audience. «Il mio slogan è sempre stato "meno siamo e meglio stiamo" ». Per la verità ha riempito il Sistina come nessuno quest'anno e tutti in piedi cantavano in coro « ohi vita, ohi vita mia ».

La canzone italiana esiste ancora? «Vorrei proporre al ministro Franceschini un piano per rilanciare la canzone italiana nel mondo». Non basta l'orrore di Sanremo? «Sanremo, da tempo, non è la canzone italiana. Perciò mi sono sempre rifiutato di presentarlo. Ma ci sono melodie bellissime, di Gaber, Dalla, De André, Paoli, De Gregori che potrebbero farcela nel mercato americano». Beh, se non ce l'hanno fatta da sole. L'espressione "made in Italy" non le fa venire l'orticaria? «È brutta. Rivendica l'italianità in inglese».

Come le spingule francesi , le spille da balia, di origine americana, che furono riverniciate a Napoli di francese. «È provincialismo. Meglio sarebbe "gusto italiano". Ma sa, io sono un patriota, forse l'ultimo». Mi mostra, al capezzale del suo letto, «il ritratto di famiglia degli italiani: Mazzini, Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele». Allora a Franceschini proponiamo il Risorgimento della canzone con il rock made in Italy, suoni già suonati, uno scimmiottamento di ritorno? «No. Ci sono le nostre melodie e nel jazz siamo i più bravi del mondo; lo sa che il jazz è nato in Italia, grazie al siciliano Nick La Rocca?».

Sarà vero filologicamente. Nell'Enciclopedia Britannica c'è scritto che lo champagne è nato in Inghilterra. Ma lo champagne rimane francese e il jazz americano. E però Arbore crede davvero che, anche grazie al jazz, possa rinascere il nostro Sud: «C'è un sud dove la mafia e la camorra non entrano». Per esempio? «A Taormina non c'è la mafia. A Capri non c'è la camorra. A Ischia, ad Amalfi, a Ravello... La camorra si ferma a Castellamare». Disarmati dalla bellezza? «Non lo so. Forse hanno soggezione. Potremmo ripartire da lì. Ma non diciamolo. Se no, anche questa volta, arriveranno prima di noi».

 

 

 

Renzo Arbore e l orchestra Italiana Arbore in concerto TERZA SERATA SANREMO RENZO ARBORE Renzo Arbore RENZO ARBORE ARBORERENZO ARBORE QUELLI DELLA NOTTE RENZO ARBORE QUELLI DELLA NOTTE MASSIMO CATALANO E RENZO ARBORECaterina Stagno Giancarlo Leone Arbore Gubitosi e Minoli arbore indietrotuttaraiRENZO ARBORE MONICA NANNINI E GEGE TELESFORO NEL PROGRAMMA RAI DOCRENZO ARBORE RENZO ARBORE DUE MAESTRI DI VITA GIANNI BONCOMPAGNI RENZO ARBORE RENZO ARBORE MARISA LAURITO Boncompagni e Arbore negli studi di Radio Il PapOcchio Benigni Arbore ARBOREARBORERenzo Arboredlu 05 arbore

Ultimi Dagoreport

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…