LA VERSIONE DI MUGHINI - “HO SCOPERTO CHE ESISTE UN SITO IN CUI RAGAZZE GIOVANI E BELLE, CHIAMATE 'SUGAR BABY', OFFRONO LA LORO BELLEZZA E IL LORO CORPO A UOMINI BENESTANTI, GLI 'SUGAR DADDY', CHE LE PROTEGGONO E LE MANTENGONO. LA DESCRIVONO COME UNA COSA COMPLESSA MA PER ME SEMPRE DI TROIE SI TRATTA”

“Mi fa vomitare la sola idea di un rapporto in cui lei ci mette la sua mercanzia femminile e tu invece la carta di credito e qualche telefonata ad aiutarla a percorrere la strada non so se di soubrette o sciacquetta o scrittrice o donna di mondo. Un rapporto in cui tutto è computato dal tassametro. Lei che ti ascolta a pagamento, tu che le racconti le tue gesta professionali da quattro soldi a pagamento”…

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Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia

 

MUGHINI MUGHINI

Caro Dago, sul supplemento settimanale di uno dei grandi quotidiani italiani leggo un articolo (a firma Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni) in cui apprendo delle cose ai miei occhi inaudite su come oggi sono e vivono gli esseri umani. E cioè che esiste un sito Internet che annovera 5 milioni di iscritti in tutto il mondo, e che serve a mettere in contatto le sugar baby e i sugar daddy.

 

Le prime sono ragazze giovani e belle e sciarmanti (molte le studentesse) le quali offrono la loro mercanzia, ossia la loro bellezza e la loro giovinezza e il loro saper conversare e last but not least il loro corpo; i secondi sono signori che hanno superato i quarant’anni e magari i cinquanta e che hanno un ottimo reddito, e fa loro immensamente piacere portarsi in giro tali beltà, ascoltarle o raccontar loro, proteggerle, raccomandarle, aiutarle nella scalata della vita e, last but not least, stenderle su lenzuola che mi immagino di lino.

sugar daddy sugar daddy

 

Nella sola Italietta sono in campo 4000 sugar daddy e ben 18mila sugar baby, quelle che ciascuno di noi educato alla vecchia maniera avrebbe chiamato puttane o escort: non certo in segno di spregio, semmai in segno di ammirazione. Per quanto mi riguarda, sempre quando uso il termine “troia” a proposito di una donna lo faccio nel segno di chi rimira estatico un modo di essere e di fare.

 

E invece nell’articolo citato le cose sono presentate come se fossero più complesse. (Non lo sono affatto.) Che c’è di male dicono le sugar baby e chi le rappresenta, se una giovane e bella ragazza esce con un signore che ne ha tanta voglia, si abbiglia come più gli fa piacere, commenta con lui magari l’ultimo libro di Camilleri o di Saviano, gli tiene il braccio mentre vanno assieme a una “prima” teatrale o cinematografica, e a fine serata succeda quel che ha da succedere, e magari poi lui gli infila dentro il reggiseno di che comprarsi una bella borsa o i libri necessari all’esame universitario che lei sta per sostenere? Mah.

 

sugar babies sugar babies

Per me sempre di “troia” si tratta, e lo dico con infinita ammirazione. E del resto l’immagine più sfolgorante del servizio giornalistico di cui sto dicendo è la foto di apertura delle cinque pagine di settimanale. La foto di una bella bionda sfrontata che ha l’aria di sapere chi era Raymond Aron e Thomas Piketty, e mentre sfodera una scollatura che va giù sino all’inguine e sguaina cosce da sturbo.

 

daddy daddy

Di lui non si vede nulla e non merita nulla, solo una mano che impugna il calice del vino che lui pagherà sino all’ultima goccia e sino all’ultima mancia. (Un paio di sere fa una mia amica si vantava di non farsi mai pagare una cena quando esce con degli uomini. Le ho ribattuto che non me n’ero proprio accorto che lei facesse il segno di pagare, le due o tre volte che l’ho portata a cena. Una cara amica.) Continuo a dire. Sarò limitato, ma a me pare, a giudicare da quella foto, che trattasi di troia, e mi metto in ginocchio mentre lo dico.

La sola idea della scena racchiusa in quella fotografia mi fa vomitare.

 

Mi fa vomitare la sola idea di un rapporto in cui lei ci mette la sua mercanzia femminile e tu invece la carta di credito e qualche telefonata ad aiutarla a percorrere la strada non so se di soubrette o sciacquetta o scrittrice o donna di mondo. Un rapporto in cui tutto è computato dal tassametro. Lei che ti ascolta a pagamento, tu che le racconti le tue gesta professionali da quattro soldi a pagamento.

candidate candidate

 

Lei che fa delle nenie contro Matteo Renzi e tu che ti preoccupi di quante tasse dovrai pagare fra quindici giorni. Lei che prima di sdraiarsi sulle lenzuola di lino ti chiede se ti sei ricordato di telefonare a quel determinato vip a dirle quanto lei è preziosa, e altre porcate così. Madonna a che punto siamo giunti. Le donne sono meravigliose, purché il tassametro non sia bene in vista e per quanto possibile. Altrimenti è meglio andare in auto sino a via Salaria, occhieggiare l’una o l’altra, stabilire il quanto e risolvere il tutto nel tempo che merita.

ventunenne in cerca di sugar daddy ventunenne in cerca di sugar daddy

 

Perché se vai al cinema con una donna, allora è un’altra cosa. Non conta come si sia abbigliata e quanto siano schiuse le sue labbra mentre ti si rivolge. Conta che nella scena finale de “Il grande Torino”, quando Clint Eastwood va disarmato all’ultimo duello della sua vita, la tua vicina di seggiola cinematografica non dica nulla o il meno possibile o l’unica cosa che valga innanzi al personaggio interpretato da Clint. L’unica cosa. Ossia piangere. E lì non c’è sugar baby che tenga. O ti è seduta vicino è una ragazza dal gran culo e dal gran cuore come quella cantata da Roberto Vecchioni, o niente. E quelle ragazze non le scovi su un sito Internet. Purtroppo.

Giampiero Mughini

 

 

 

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