Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
Ci sono telefonate che aprono nuovi squarci sul ruolo dell’ex ministro per lo Sviluppo Economico Federica Guidi. Conversazioni con il compagno Gianluca Gemelli allegate agli atti dell’inchiesta di Potenza e tuttora riservate «che delineano in maniera più evidente il suo ruolo nella vicenda e i suoi rapporti con l’imprenditore».
Sarà proprio lei a doverne chiarire il contenuto entro la fine della settimana. Anche perché quanto fatto per sbloccare quell’emendamento sul progetto Tempa Rossa, ma più in generale la sua posizione sugli appalti legati al petrolio può coinvolgere altri componenti del governo. E rivelare altri «favori» fatti dall’allora ministro, come racconta in una telefonata Gabriella Megale, esponente di Confindustria Basilicata.
FEDERICA GUIDI MARIA ELENA BOSCHI MATTEO RENZI
LA CONVOCAZIONE
Dopo la decisione di dimettersi dall’incarico, Guidi dovrà essere convocata alla procura di Potenza per l’interrogatorio. È probabile che ciò avvenga nelle prossime ore, certamente entro la fine della settimana. Per lei, visto che ha lasciato l’incarico istituzionale, non può esserci il riguardo riservato al ministro per le Riforme e i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, ascoltata come testimone nel suo ufficio di Palazzo Chigi.
Anche Guidi è persona informata sui fatti, ma dovrà recarsi personalmente dai pubblici ministeri e ricostruire con loro quanto accadde tra ottobre 2014 — quando fu bocciato l’emendamento inserito nella normativa Sviluppo Italia — e dicembre dello stesso anno, quando arrivò invece il via libera alla legge di Stabilità che conteneva il provvedimento. Ma dovrà anche chiarire il ruolo di quei personaggi che si muovevano nell’ombra e, confrontandosi continuamente con Gemelli si adoperavano per accontentare le richieste dei dirigenti della Total.
LE «PRESSIONI»
Più volte il dirigente Total Giuseppe Cobianchi parla con Gemelli delle «pressioni» esercitate su ministri e il 23 ottobre esplicitamente spiega: «Lei sa che c’è una parte importante del progetto che si sviluppa a Taranto e la situazione è anche abbastanza complessa diciamo, quindi... stiamo cercando...Vediamo, speriamo bene... So che anche a livello centrale con i ministeri, insomma i colleghi di Roma hanno dei contatti continui, frequenti, quindi mi auguro che quello che viene dichiarato a livello governativo poi possa trovare applicazione insomma».
FEDERICA GUIDI E MARIA ELENA BOSCHI
La conferma, secondo i magistrati, delle promesse fatte da esponenti dell’Esecutivo di trovare una soluzione e il fatto che Cobianchi parli al plurale dimostra che oltre a Guidi anche altri si adoperarono in quei due mesi per raggiungere il risultato.
L’AIUTO A CONFINDUSTRIA
Guidi dovrà anche chiarire ai magistrati quali altri favori le siano stati chiesti. In particolare le sarà fatta ascoltare una telefonata intercettata l’11 settembre 2014 tra l’imprenditrice Megale e il collega Pasquale Criscuolo, anche lui sotto inchiesta.
Megale : «Già gliel’ha detto al mi... alla compagna che lo stiamo aiutando qua guarda... hai capito Pasquale perché dico che va fatta questa cosa? Ma poi loro nei nostri confronti si sono comportati bene a suo tempo quindi! Insomma non si può... allora diciamo che io entro domani mattina alle 10 ti confermo tutto».
Annotano gli investigatori della squadra mobile di Potenza: «È importante evidenziare ulteriormente il passaggio in cui Megale comunica a Criscuolo che Gemelli aveva già provveduto a far sapere alla propria compagna (ovvero al ministro Guidi) che lo stavano aiutando, poiché appare evidente — ed è un dato che troverà ulteriore conferma anche in altre circostanze — come proprio Gemelli avesse inteso rassicurare i due Criscuolo e Megale che il loro «aiuto» non sarebbe stato vano e che certamente ne avrebbe tenuto conto anche la compagna».
Da quanto risulta dalla documentazione sequestrata «la società Its di Gemelli ha ottenuto in subappalto dalla Tecnimont i “servizi di supervisione specialistica alle attività” di costruzione e montaggio impianti». Adesso bisognerà chiarire che cosa il ministro abbia concesso in cambio, oltre all’interessamento personale sull’emendamento.