BALLETTO KAZAKO - POLEMICHE PER LA TOURNÉE DELLA SCALA IN KAZAKISTAN: PAGA IL SATRAPO NAZARBAYEV (LA SHALABAYEVA SARÀ INVITATA?) – IL TEATRO MILANESE: ‘E’ ARRIVATA UN’OFFERTA DA ASTANA E L’ABBIAMO ACCETTATA: DOV’E’ IL PROBLEMA?’


Gianni Barbacetto e Nanni Delbecchi per ‘Il Fatto Quotidiano'

La Scala si prepara alla campagna del Kazakistan. Dal 30 giugno al 4 luglio il corpo di ballo scaligero porterà sul palcoscenico del Teatro dell'Opera di Astana il balletto Don Chisciotte di Leon Minkus, nella rivisitazione di Rudolf Nureyev. La storica produzione, che nel settembre di quest'anno torna in cartellone anche a Milano, non è nuova a tournée internazionali, ma le date della trasferta erano scomparse dal sito ufficiale del Teatro in seguito alla spy-story di cui fu protagonista poco meno di un anno fa Alma Shalabayeva, moglie dell'imprenditore e dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, arrestata insieme alla figlia di sei anni mentre si trovava in una villa a Casal Palocco, a Roma.

Tutto questo, come si ricorderà, su richiesta delle autorità del Kazakistan, mentre il nostro governo dichiarò di essere all'oscuro dell'operazione. Un tipico pasticciaccio all'italiana, ma anche una crisi diplomatica internazionale tale da sconsigliare ogni scambio di cortesie con il dittatore kazako Nursultan Nazarbayev, già molto discusso di suo, e grande amico di Silvio Berlusconi. Ma evidentemente tutto questo non è bastato a cancellare l'offerta di ospitalità per il balletto.

"Non si capisce quale sia il problema" è la posizione ufficiale del Teatro alla Scala, interpellato in proposito da il Fatto Quotidiano. "Ogni anno il corpo di ballo della Scala compie tre tournée all'estero, a riprova del prestigio di cui gode in tutto il mondo. È arrivata un'offerta dal Kazakistan, Paese che oltretutto ospiterà una sua Expo nel 2017, e si è deciso di accettarla. Tutto qui".

Proprio tutto forse no. È vero che è la Repubblica ex sovietica a coprire i costi dell'operazione (ma non è stato confermato se esistano o no degli sponsor), c'è però chi si fa delle domande sulla presentabilità del partner. Come il sindacalista Giuseppe Fiorito, segretario generale della Cub Informazione e spettacolo, che ha inviato una lettera di protesta indirizzata al ministro della Cultura Dario Franceschini, al ministro degli Esteri Federica Mogherini e al presidente del consiglio d'amministrazione del Teatro alla Scala Giuliano Pisapia, che è anche il sindaco di Milano.

"È vergognoso che noi italiani mandiamo il Teatro alla Scala a sollazzare il dittatore del Kazakistan", dichiara Fiorito. "Nazarbayev esibirà lo spettacolo come un risultato dei suoi buoni rapporti con l'Italia e lo sfrutterà per ottenere consenso in un Paese in cui non c'è libertà e non è permessa alcuna forma d'espressione. Evidentemente lo può fare, in forza dei suoi buoni rapporti con l'Eni, stretti direttamente con l'amministratore delegato uscente Paolo Scaroni".

Se davvero ci sia lo zampino dell'Eni in questa operazione culturale e nella trasferta della Scala in uno dei Paesi in cui l'ente petrolifero italiano ha grandi interessi non è dato sapere con certezza. Di sicuro, questa è la prima volta della Scala in Kazakistan. Forse si poteva trovare un momento più opportuno per il debutto e per inviare una truppa formata da un centinaio di lavoratori e artisti della Scala (un direttore musicale, un regista, un assistente alla regia, un direttore di scena, dodici tecnici di palcoscenico, tre sarte, due calzolai, sessantanove ballerini, un direttore del balletto, tre assistenti di ballo, più la logistica e il personale amministrativo).

I biglietti sono in prevendita da tempo e stanno andando a ruba nonostante i costi proibitivi: ci vorranno dai 2 ai 300 dollari per poter assistere all'allestimento, punto di forza storico del repertorio scaligero, con le scene di Raffaele del Savio, i costumi di Anna Anni, l'arrangiamento da John Lanchberry, mentre ad accompagnare i ballerini italiani saranno i professori dell'Orchestra sinfonica dell'Opera di Astana.

Anche la capitale kazaka avrà dunque la sua "prima", vissuta come un fiore all'occhiello, e come una rondine che farà primavera: "Stiamo tenendo la barra alta per diventare uno dei teatri d'opera migliori al mondo", ha dichiarato in proposito il direttore artistico Mukhamedzhanov. "Come mi è recentemente capitato di dire durante un incontro con i vertici del teatro milanese, la Scala di Milano può essere la guida ideale per condurci sulla strada di un futuro sempre più brillante." Un'ulteriore prova di questo patto di collaborazione sarebbe l'acquisizione da parte dell'Opera di Astana delle scene della Tosca diretta da Luca Ronconi, prodotta dalla Scala nel 2007.

Tornando al Don Chisciotte che il prossimo 30 giugno debutterà davanti alla migliore società kazaka, e quasi certamente alla presenza dello stesso Nazarbayev, sappiamo che l'eroe di Cervantes ha molte attenuanti, essendo un gentiluomo portato a idealizzare la realtà, e a scambiarla per la propria immaginazione. Ma forse in questo caso conveniva affidarsi a Sancho Panza.

 

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