Leo. Mar. per “la Stampa”
Vari misteri gravano ancora sugli attentati del 13 novembre scorso, a Parigi: la verità, tutta la verità resta da scoprire. Progressivamente, però, emergono nuovi elementi su quella terribile serata: anche ieri, grazie al quotidiano «Le Monde», che ha potuto accedere ai verbali degli inquirenti francesi. Ebbene, l' ultima scoperta: i tre commando all' azione (allo Stade de France, al Bataclan e per le strade accanto al canale Saint-Martin, a sparare fra un locale e l' altro) erano coordinati da un' unica persona in Belgio.
Alle 21,40 del 13 novembre una Polo nera viene parcheggiata davanti al Bataclan, dove già si erano ammassate più di 1.500 persone, per il concerto degli Eagles of Death Metal. Ne scendono i tre terroristi che più tardi realizzeranno lì la loro carneficina (89 morti). Alle 21,42 inviano un sms da un cellulare: «Siamo partiti, si comincia». Il destinatario si trovava in Belgio e resta da identificare. Riceve l' sms su una linea aperta alle 22,24 del 12 di novembre e disattivata dopo quest' ultimo messaggio, il 25°.
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«KAMIKAZE RIDERS»
Con quel numero, in poco meno di un giorno, aveva comunicato solo con il cellulare del trio di jihadisti del Bataclan, poi ritrovato in un cestino dei rifiuti nei pressi della sala. Intanto, quella stessa sera, Abdelhamid Abaaoud, membro del commando partito a seminare disperazione tra i locali dell' Est parigino, chiama un telefonino, localizzato esattamente nella stessa posizione dell' altro, in Belgio: tra le mani del solito (misterioso) personaggio.
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Da Bruxelles erano partite il 12 novembre le tre macchine utilizzate per i blitz, con a bordo praticamente tutti i protagonisti degli eccidi. E sempre lì sono stati arrestati lunedì due altri jihadisti, che stavano organizzando nuovi attentati per questo Capodanno nella capitale belga. Si tratterebbe, secondo il quotidiano «La Dernière Heure», di Mohammed Karay, 27 anni, e di Said Souati, trent' anni, entrambi di Anderlecht, dove fanno parte dello stesso club di motociclisti, i Kamikaze Riders.
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Souati è un predicatore salafista, vecchia conoscenza della polizia. I timori di attentati è così alto che il governo belga ha cancellato i fuochi di artificio di Capodanno nel giorno in cui i giornali scandalistici hanno svelato che durante l' allerta terrorismo di fine novembre, in un commissariato della capitale, due poliziotte e otto soldati si sono resi protagonisti di un' orgia.
Ma ritorniamo agli attentati parigini. «Le Monde» ha fornito nuovi elementi, anche e surreali, come la morte di uno degli attentatori, Brahim Abdeslam, al Comptoir Voltaire. Fa scattare la cintura esplosiva, ma non funziona: solo lui è ucciso, scaraventato su uno dei tavoli, in una nuvola di piume, quelle del suo piumino, tra i clienti che non capiscono.
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Drammatico, poi, il racconto di Arnaud, l' ultimo degli ostaggi rimasto nelle mani di due jihadisti, Foued Mohamed Aggad e Omar Mostefai, al Bataclan. Parla di due persone molto agitate, un po' sprovvedute «e sicuramente drogate». Ma di Aggad aggiunge: «Aveva un viso dolce».