UNA CONSULENZA CHIESTA DAL PM SVELA CHE POCO PRIMA DELLO SCHIANTO CONTRO UN ALBERO, LA PORSCHE 911 DI CLAUDIO SALINI SFRECCIAVA A 200 CHILOMETRI ORARI SU VIA CRISTOFORO COLOMBO - E’ STATO UN AVVALLAMENTO DEL MANTO STRADALE A FARGLI PERDERE IL CONTROLLO

Rimane da chiarire la ragione per cui l’imprenditore andava a una velocita così sostenuta - Finora dalle indagini non sono emersi elementi che facciano pensare a un inseguimento. Tutte ipotesi formulate nella prima fase dell’inchiesta per le minacce di morte subite (e denunciate) dall’imprenditore con un ruolo importante nella costruziona di grandi opere... -

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Giulio De Santis per www.corriere.it

 

la porsche di claudio salini 9 la porsche di claudio salini 9

Tra i 190 e 200 all’ora. È questa la velocità dell’imprenditore Claudio Salini alla guida della sua Porsche 911 la notte in cui ha perso la vita nell’incidente avvenuto lo scorso 31 agosto sulla Cristoforo Colombo. L’auto si è accartocciata su un albero dopo aver sbandato, complice anche un avvallamento del manto stradale. Queste le conclusioni della consulenza dell’ingegner Mario Scipione sulla dinamica della carambola. L’esperto ha anche escluso il sabotaggio dei freni e della centralina della vettura. La relazione è ora all’esame del pubblico ministero Alberto Liguori.

 

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Rimane da chiarire la ragione per cui l’imprenditore andava a una velocita così sostenuta. Finora dalle indagini però non sono emersi elementi che facciano pensare a un inseguimento. Tutte ipotesi formulate nella prima fase dell’inchiesta per le minacce di morte subite (e denunciate) dall’imprenditore con un ruolo importante nel panorama delle costruzioni di grandi opere. Salini era, infatti, ad del gruppo Ics e cugino di Pietro Salini, a sua volta ad di Impregilo. Cariche che lo avevano fatto finire nel mirino di tre campani, arrestati dopo aver tentato di estorcergli senza successo 1 milione e 800mila euro.

 

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Per il momento, dunque, l’unica spiegazione dell’incidente è l’alta velocità. I magistrati ritengono che quella notte l’imprenditore, appena rientrato a Roma dopo le vacanze con la famiglia in Sardegna, volesse provare l’auto. L’esito della consulenza dell’ingegner Scipione - frutto di calcoli complessi, che hanno richiesto parecchie settimane di lavoro - ridimensionerebbe eventuali responsabilità dei funzionari pubblici, deputati a controllare lo stato del manto stradale.

 

Secondo tecnico nominato dalla Procura, la macchina ha perso stabilità a causa della presenza dell’avvallamento ma solo a causa della velocità eccessiva. Per l’esperto, la Porsche non avrebbe mai seguito la traiettoria, che l’ha portata a schiantarsi a un paio di metri d’altezza da terra, sulla pianta, a causa di quell’avvallamento proprio perchè quest’ultimo non era particolarmente profondo e con una velocità più bassa il costruttore non avrebbe mai perso il controllo del veicolo.

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Sulla configurazione di eventuali responsabilità penali da parte di Liguori peserà anche la considerazione che le strade cittadine non sono adatte alle alte velocità, comunque sia. E non è escluso che presto proceda alla richiesta di archiviazione dell’indagine.

 

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