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FUNERAL CASAMONICA - LICENZA SOSPESA PER 33 MESI ALL’ELICOTTERISTA CHE LANCIO’ I PETALI SULLA PIAZZA: “SIAMO STATI DEI COGLIONI. PER 2 ORE E MEZZO DI VOLO PIU’ IL COSTO DELLE ROSE ABBIAMO PRESO 2 MILA €, UNA MISERIA”

Fabrizio Peronaci per il “Corriere della Sera - Roma”

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Non era lui - l’ex pilota dell’Alitalia individuato in un primo momento e subito sospeso - l’elicotterista a bordo del monomotore R22 che sorvolò a bassa quota il quartiere di Don Bosco durante i funerali show di «re» Vittorio Casamonica. No, l’autore della «scenografia» che lo scorso 20 agosto imbrattò l’immagine di Roma nel mondo e contribuì ad accelerare la caduta del sindaco Marino in realtà se ne stava in disparte, sperava forse di cavarsela senza conseguenze. Ma non è accaduto.

 

Si è conclusa infatti con un colpo di scena l’inchiesta dell’Enac sul volo dello scandalo dall’elisuperficie di Terzigno, in provincia di Napoli, al cielo della capitale, per omaggiare il defunto capoclan degli zingari. 
 

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I provvedimenti presi dall’ente dell’aviazione civile sono stati due: il più pesante, la sospensione della licenza per quasi tre anni (33 mesi), è scattato nei confronti di Enrico Abagnale, aviatore esperto e noto in tutta la Campania per la sua attività legata a ogni genere di eventi, anche quelli lieti, come il lancio di confetti, bigliettini d’auguri o rose rosse per conto di neosposi passionali e un tantino megalomani. 

 

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Le contestazioni maggiori sono due: aver attraversato lo spazio aereo a sud-est di Roma a una quota inferiore alla minima prevista, pari a mille piedi, circa 330 metri; e aver lanciato senza autorizzazione «materiale da bordo», vale a dire i famosi petali rosa delicatamente posatisi sulla folla in luttuoso corteo dietro la carrozza con il feretro del «padrino». 
 

Diverso e ben più lieve il trattamento per il pilota che era stato tirato in ballo e sospeso dall’Enac già il 21 agosto, sull’onda dell’enorme impatto mediatico: Angelo Ghirelli, anche lui originario dell’hinterland napoletano, decollò effettivamente alla guida dell’R22 rosso dai piedi del Vesuvio ma, giunto nei pressi del raccordo anulare, atterrò alla Romanina e lasciò il velivolo ad Abagnale. «Ho pagato solo io, ma le vere colpe usciranno. Su quell’elicottero nemmeno c’ero», provò a difendersi l’ex dipendente Alitalia assediato dai cronisti. 
 

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Mancavano però volto e nome del «mister x» al suo posto in cabina, il cui ruolo nella vicenda, adesso, è stato ufficializzato. Anche a Ghirelli la licenza è stata sospesa, ma solo per un anno e con motivazioni diverse: errori e/o infrazioni compiute nel viaggio da Terzigno alla Romanina e viceversa, appunto, e non durante il sorvolo della chiesa. Tre gli addebiti, molto meno gravi: mancata comunicazione dei dettagli dei voli, decollo con peso superiore al consentito e consegna del mezzo al collega che ha poi guidato su Don Bosco a bassissima quota. 
 

Il giallo sull’identità del «mister x» che dal cielo regalò un addio memorabile a don Vittorio, insomma, pare in via di soluzione. Ma almeno un dubbio resta sospeso. Possibile che il pilota da oggi appiedato per 33 mesi abbia fatto tutto da solo? C’era qualcuno ad aiutarlo, al momento di liberare i petali in aria? Più che un’ipotesi, è una certezza. Ma in questa storia, mormorano dalle parti di Terzigno, terra di camorra e delitti eccellenti, la regola è non trasire int’i fatte d’uno , meglio farsi gli affari propri. 

 

ABAGNALEABAGNALE

 

IO L'ELICOTTERISTA DEI CASAMONICA

Francesco Oggiano per “vanityfair.it”

 

«Siamo stati dei cog...ni. Non dovevamo sorvolare la chiesa per il funerale dei Casamonica». Enrico Abagnale accetta quasi con sollievo la condanna appena ricevuta dall'Enac, ovvero la sospensione per 33 mesi della licenza di volo per aver sorvolato con l'elicottero il quartiere romano di Don Bosco durante ifunerali di Vittorio Casamonica

Il suo nome è spuntato a sorpresa venerdì mattina. Fino ad allora, l'unico emerso era quello di Angelo Ghirelli, anche lui del napoletano, ex pilota Alitalia, considerato l'uomo che manovrava i comandi del monomotore R22. L'inchiesta ha dato una versione diversa: ai comandi c'era solo Abagnale, che però si smarca: «Sopra la chiesa eravamo in due a bordo. Ghirelli ai comandi e io a vuotare dall'alto la sacca coi petali». 

Tutto inizia con una telefonata alle 22 del 19 agosto, vigilia del funerale di Vittorio Casamonica. Enrico, è un aviatore esperto di Pompei, attivo da anni in servizi di volo (come lanci di confetti o di rose) per cerimonie come matrimoni o processioni. A chiamarlo è uno dei nipoti di VittorioCasamonica, probabilmente Luciano: «Credo che il mio numero gliel'avessero dato i titolari dell'agenzia funebre di Scafati (un paese vicino Pompei, ndr) che li ha seguiti».

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Cosa vuole?
«Che la mattina dopo faccia un lancio di fiori dall'alto, ma solo sorvolando la villa del defunto, nel quartiere Romanina».

E lei si fida subito? 
«Subito no. Ma seguono una serie di telefonate fino a notte inoltrata. Parlo con altri parenti di Casamonica. Chiedo le coordinate, se ci sono ostacoli all'atterraggio nella villa e altri dettagli. Loro furono molto gentili e precisi, per questo mi fidai».

Le cerimonie sfarzose sono sempre state amate dai mafiosi. Ha mai lavorato per persone in odore di criminalità? 
«Senta, l'unica domanda che si fa in questo lavoro riguarda le coordinate e l'orario. Non chiedo certo il certificato penale di chi mi paga». 

Ma non sapeva che quelli erano i Casamonica?
«Macché, quel cognome non era così famoso nel napoletano».

Così la mattina dopo parte con Angelo Ghirelli. 
«Alle 7.30 passiamo dal fioraio per comprare i petali di rosa: 500 euro. Alle 8 siamo già in volo».

Destinazione, la villa di Don Vittorio. 
«Una volta atterrati, inizia una discussione con tutti i parenti del defunto». 

Quale?
«Vogliono che gettiamo i fiori davanti alla chiesa, non solo sulla casa. Guardiamo la mappa, è in una zona centrale, non sorvolabile a bassa quota».

Potevate rifiutarvi. 
«Lo abbiamo fatto. Ma loro hanno insistito e noi abbiamo ceduto».

Secondo l'inchiesta, a partire dalla casa dei Casamonica verso la chiesa è stato lei, non Ghirelli. 
«No. Ai comandi c'era Ghirelli. Io ero a fianco. E ho gettato le rose dall'alto».

Non aveva l'autorizzazione per farlo. 
«In Italia non è chiaro se lanciare oggetti come petali dall'alto sia reato oppure no. E comunque lo fanno tutti, anche durante le processioni».

Lei ha anche attraversato lo spazio aereo a una quota inferiore alla minima prevista, pari a circa 330 metri.
«Confermo. Come dire, avevamo avvisato le autorità soltanto del volo sulla casa dei Casamonica. Il sorvolo sulla chiesa non era previsto».

Quest'«improvvisata» le è costata 33 mesi. Quanto ci ha guadagnato?
«Pochissimo. Per due ore e mezza di volo più il costo delle rose, abbiamo preso 2 mila euro. Una miseria, se considera tutti i costi».

In contanti immagino.
«Sì, in contanti».

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