GIGLIO, L’ISOLA DEL TESORO – I 1439 ABITANTI ASPETTANO LA DECISIONE DEL TRIBUNALE SULLA RICHIESTA DI RISARCIMENTO DANNI: “COSTA PAGHI 80 MILIONI” - A CAUSA DEL MALTEMPO RINVIATA A DOMANI LA PARTENZA DEL RELITTO PER GENOVA - L’ULTIMA “PERACOTTATA” DELLA COSTA
Jenner Meletti per “la Repubblica”
il rigalleggiamento della costa concordia
Suoneranno le sirene dei traghetti e delle barche e le campane della chiesa del porto, domani, quando la Concordia verrà accompagnata, come in un corteo funebre, verso Genova. «Sarà un saluto commosso, non certo una festa. Certo, per noi sarà una liberazione ». Ma la grande nave non ha portato sulla piccola isola soltanto lutto e dolore. Da due anni e sei mesi la “stagione” dura tutto l’anno e per hotel, appartamenti e ristoranti è sempre Ferragosto.
Tutto questo solo a Giglio Porto, mentre Campese e Castello piangono miseria. E poi c’è la richiesta di risarcimento danni, alla Costa Crociere, per 80 milioni di euro. Sono 1.400 in tutto gli iscritti all’anagrafe, mille quelli che davvero abitano sempre qui. Se si contano solo questi, in teoria si potrebbe calcolare una cifra pari a 80.000 euro a testa, neonati compresi. L’isola del disastro — se il tribunale riconoscerà il danno — diventerebbe un’isola del tesoro.
Meglio abbassare la voce, quando si parla di denaro. Sulla passeggiata che va dal molo rosso al molo verde ci sono tre donne dell’Associazione francese parenti delle vittime, ci sono due spagnoli che quella notte rischiarono la vita. C’è anche Manuel Moreno, il papà di Israel Franco, il sommozzatore spagnolo morto mentre era al lavoro per montare i cassoni, il primo febbraio di quest’anno.
«Sottovoce, per rispetto di chi ha sofferto un lutto, ma anche con fermezza, noi diciamo: vogliamo decidere il futuro dell’isola». Franca Melis è una delle donne che raccolgono firme perché le piattaforme di ferro accanto alla Concordia non siano smantellate. «La questione è semplice: se si tirano via ci sarà un cantiere per almeno un anno e mezzo e alla fine resterà un deserto dove i pesci torneranno fra trent’anni. Se si lasciano lì, in tre anni pesci, conchiglie Pinne Nobilis e praterie di alghe Posidonia ricostruiranno un piccolo paradiso. I pesci però danno poco reddito, rispetto a un cantiere».
Sono già centinaia le firme raccolte. «Sa come un mio amico, arrivato da fuori, ha chiamato la Concordia? “Ecco, quella è la Banca del Giglio, il bancomat sull’acqua”. Io avevo una trattoria al Castello, la Galera, e l’ho chiusa perché non arrivava nessuno. Accanto a me hanno chiuso anche un negozio di alimentari, un bar, un negozio di oggetti per la casa… Con il naufragio e con la crisi economica c’è chi ha abbassato le serrande e c’è chi invece si è comprato una casa. Il cantiere per le piattaforme vorrebbe dire almeno un anno e mezzo di soldi in più per chi ha le tasche già ben fornite?».
Ottanta milioni di euro, per un Comune che ha un bilancio ordinario annuale di 2 milioni, sarebbero un’entrata davvero straordinaria.
«La petizione? Anch’io — dice il sindaco Sergio Ortelli — personalmente sarei d’accordo a non smantellare le piattaforme. Ma non è il Comune quello che decide. La legge 152/2006 stabilisce che la competenza è del ministero dell’Ambiente e questo ha già deciso che tutto deve essere rimosso. Ha fatto uno studio stabilendo che queste piattaforme non danno benefit all’ambiente e non sono eco-sostenibili.
La verità è che le firme sono raccolte per iniziativa dell’opposizione di sinistra, per mettere in difficoltà il sindaco. Non è vero che, accettando di lasciare questo ferro nel mare, non potremmo più chiedere gran parte del risarcimento. A volere il rimborso per danni ambientali è infatti lo stesso ministero. Noi chiediamo gli 80 milioni — il “conto” è stato preparato da società specializzate — soprattutto per danni di immagine. Il Giglio adesso è famoso in tutto il mondo per il disastro, non per le sue spiagge. E poi ci sono i danni patrimoniali e il “lucro cessante”, con il crollo degli ormeggi».
Si sta preparando il convoglio che porterà la Concordia nel porto genovese. Doveva partire oggi, la nave, ma tutto è stato rinviato di 24 ore. Il tempo è bello ma una notte di vento ha ritardato i lavori di galleggiamento. Un rinvio ben più importante viene chiesto da 16 sindaci della Corsica: chiedono che tutto sia sospeso, in attesa di garanzie da parte del governo italiano.
«Al galletto francese — tenta una battuta il prefetto Franco Gabrielli — risponderemo con il nostro Galletti», ministro dell’Ambiente. In conferenza stampa, si scopre che un certo Hans Bosch, presentato ufficialmente ieri dalla Costa come comandante del rimorchiatore cui spetta la responsabilità dell’intero convoglio, «non è un comandante e non avrà nessuna responsabilità». «È stata una “peracottata” », dice Gabrielli. «Non ingigantitela troppo, non vorrei diventasse una vicenda alla Totò e Peppino», quelli che vendevano la fontana di Trevi.
C’è anche chi avrà il «magone», dopo la partenza del convoglio. «Cinquecento operai — dice Paolo Fanciulli, albergatore — mai una rissa, tante amicizie. Ci sono ragazzi del Giglio assunti dalla Titan. Tre mesi di corso di tre mesi in Scozia e ora sono diver, sommozzatori. Prendono stipendi da 5 — 6 mila euro. Sono nati anche degli amori. Mia nipote ha trovato un compagno inglese, anche lui diver. Avranno un figlio in agosto».