JIHAD DE’ NOANTRI - DALL'ITALIA SONO PARTITI VERSO LA SIRIA 81 FOREIGN FIGHTERS, CIRCA IL 2% DEI 5-6 MILA CHE SI RITIENE SIANO PARTITI DA TUTTA EUROPA - QUELLI PROVENIENTI DA BELGIO E FRANCIA SONO RISPETTIVAMENTE 520 E 1600

Una delle principali ragioni per cui la situazione in Italia è così differente ha a che fare con l'immigrazione - In Italia quella dai paesi islamici è cominciata tardi, all' incirca all' inizio degli anni Novanta, e soltanto oggi le prime «seconde generazioni» iniziano ad arrivare alla maturità. In Belgio, Francia e Regno Unito, questo fenomeno è in corso da decenni… -

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Davide Maria De Luca per “Libero quotidiano”

 

giuliano ibrahim delnevo cop giuliano ibrahim delnevo cop

La mattina del 12 ottobre 2009, Mohamed Game, un cittadino libico di 35 anni, entrò nel cortile della caserma Santa Barbara, nella periferia orientale di Milano. In mano teneva una cassetta degli attrezzi che conteneva due chili di esplosivo artigianale.

 

Qualche minuto prima delle otto, azionò il detonatore, ma la bomba esplose solo parzialmente. Game perse una mano e rimase quasi completamente accecato, mentre un militare che si trovava poco distante fu leggermente ferito da alcune schegge. Fino ad oggi, quello alla caserma Santa Barbara è l'unico attentato jihadista compiuto in Italia.

Giuliano Delnevo Giuliano Delnevo

 

IN PARTENZA

La differenza con i nostri vicini è stupefacente. In meno di un anno la Francia ha subito due grossi attacchi terroristici: quelli al settimanale satirico Charlie Hebdo e al supermercato kosher, durante i quali lo scorso gennaio morirono 20 persone; e quelli di novembre, in cui le vittime sono state 130. Almeno altri cinque attacchi minori si sono verificati nel solo 2015.

 

Nel resto d' Europa la situazione non è così grave, ma quasi tutti i principali Paesi dell'Unione hanno subito almeno un grosso attacco terroristico negli ultimi anni. Quando Game attaccò la caserma Santa Barbara, il Regno Unito aveva già subito gli attacchi alla metropolitana di Londra del 2005 e Madrid l'attacco alla stazione di Atocha, l' 11 marzo 2004, che con i suoi 191 morti è ancora oggi uno dei più gravi mai avvenuti in Europa.

 

Giuliano Delnevo Giuliano Delnevo

Ma sono probabilmente i numeri dei foreign fighters, i combattenti partiti per Siria, Iraq e Libia, a dare l' idea migliore di come nel nostro paese il jihadismo sia in una fase ancora embrionale. Dall'Italia sono partiti 81 foreign fighters, secondo le stime diffuse dal ministero dell' Interno, cioè circa il due percento dei 5-6 mila che si ritiene siano partiti da tutta Europa. Quelli provenienti da Belgio e Francia sono rispettivamente 520 e 1.600.

 

Secondo gli esperti, una delle principali ragioni per cui la situazione in Italia è così differente ha a che fare con l' immigrazione. In Italia quella dai paesi islamici è cominciata tardi, all' incirca all' inizio degli anni Novanta, e soltanto oggi le prime «seconde generazioni» iniziano ad arrivare alla maturità. In Belgio, Francia e Regno Unito, questo fenomeno è in corso da diversi decenni e oramai si comincia parla di terze o addirittura quarte generazioni.

 

VERSO LA SIRIA

MARIA GIULIA SERGIO ISIS MARIA GIULIA SERGIO ISIS

Questo non significa che negli ultimi anni siano mancati in Italia i casi di persone che si sono radicalizzate, che hanno pianificato attacchi o che hanno deciso di partire per combattere in Siria tra le fila di al Qaeda o dell'Isis. Nel 2012, tre anni dopo l' attacco di Game, la Digos arrestò Mohammed Jarmoune, un ragazzo di vent' anni, di origini marocchine, sospettato di voler attaccare la comunità ebraica di Milano. L' anno successivo, Anas el Abboubi, un giovane rapper marocchino residente a Brescia, è partito per la Siria. Pochi mesi prima era partito Ibrahim Giuliano Delnevo, un convertito italiano, morto in combattimento nel giugno dello stesso anno.

MARIA GIULIA SERGIO MARIA GIULIA SERGIO

 

Nel settembre del 2014, partì per la Siria un' altra convertita, Maria Giulia Sergio.

Ognuno di loro ha un profilo e una storia diversi, ma secondo i servizi di sicurezza ci sono alcuni tratti comuni che uniscono quasi tutti i foreign fighters partiti dall' Italia. Nel nostro paese, la radicalizzazione comincia su internet più che nelle moschee. Secondo Lorenzo Vidino, uno dei massimi esperti di terrorismo islamico in Italia, «i jihadisti autoctoni italiani sono attivi su internet, ma sono soggetti abbastanza isolati dal resto del contesto».

 

Nel nostro paese mancano, ad esempio, quelle reti formate da associazioni salafite, cioè che praticano una forma particolarmente conservatrice di islam, che spesso nel resto d' Europa formano un ponte tra i giovani che si radicalizzano su internet e i contatti che gli permettono di intraprendere un viaggio fino in Siria.

 

«SHARIA4ITALY»

MARIA GIULIA SERGIO CON LA SORELLA MARIANNA MARIA GIULIA SERGIO CON LA SORELLA MARIANNA

In Italia, ad esempio, è quasi sconosciuto il fenomeno delle «Sharia4», una serie di associazioni fondamentaliste, nate negli ultimi anni in vari paesi europei. Sharia4Holland, ad esempio, alle sue conferenze e manifestazioni attira decine di persone. Sharia4Belgium, nata da una costola della associazione olandese, è stata chiusa nel 2012 con l' accusa di essere un' organizzazione terroristica.

 

Sharia4Italy è stata creata nel 2012, ha coinvolto tre o quattro persone ed è sopravvissuta soltanto pochi mesi. In mancanza di queste associazioni, spiega Vidino, che oggi lavora alla George Washington University, dove dirige un programma di studi sull' estremismo religioso, «diversi facilitatori provenienti dai Balcani formano l' anello di congiunzione tra ragazzi attivi solo su internet e la Siria». Anas el Abboubi, il rapper originario del Marocco, secondo i magistrati ha raggiunto la Siria grazie all' aiuto di alcuni cittadini albanesi. Casi simili si sono verificati in provincia di Milano e di Torino, mentre alcuni cittadini albanesi residenti in Italia sono partiti per la Siria dalla provincia di Belluno.

 

MARIA GIULIA SERGIO MARIA GIULIA SERGIO

Anche il marito di Maria Giulia Sergio è un cittadino albanese ed era bosniaco uno dei più celebri personaggi coinvolti nel reclutamento di giovani musulmani radicalizzati in Italia, l' imam Bilal Bosnic, arrestato in Bosnia-Erzegovina nel settembre 2014. Più che grandi reti di reclutamento, però, questi casi dimostrano la presenza in Italia di individui o piccoli gruppi dotati dei contatti necessari a facilitare il passaggio dei foreign fighters.

 

LE ESPULSIONI

Sono gruppi che si trovano quasi continuamente sotto attacco da parte delle forze di sicurezza italiane, che nei confronti del jihadismo hanno adottato un atteggiamento molto aggressivo. Lo strumento che è stato più utilizzato per contenere questo fenomeno è quello dell' espulsione, che permette di deportare uno straniero con un semplice ordine del prefetto. «Esistono diversi dubbi e problemi etici ad utilizzare con leggerezza questo strumento, ma l' abilità di imbarcare su un aereo ed espellere ogni settimana dei sospetti è un fattore molto positivo per la lotta al radicalismo», spiega Vidino. Nel 2015, secondo i dati ufficiali del ministero dell' Interno, sono state espulse 61 persone, più di una ogni settimana.

 

MARIA GIULIA SERGIO FAMIGLIA 4 MARIA GIULIA SERGIO FAMIGLIA 4

In Italia ci sono bersagli allettanti per i terroristi islamici, come ad esempio Roma e il Vaticano, e nessuno può escludere che il nostro paese un giorno subisca un attentato. Gli attacchi di Parigi, inoltre, ci hanno dimostrato che basta un piccolo gruppo di uomini determinati per causare un numero sproporzionato di vittime. Ma per il momento la maggior parte degli esperti concorda: la storia dell' immigrazione nel nostro paese e gli sforzi di polizia, magistratura e servizi segreti, hanno reso il nostro paese un obiettivo secondario per i jihadisti.

 

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