IL KILLER DENTRO CASA - IL COINQUILINO DELLA COPPIA DI PORDENONE È INDAGATO PER L'OMICIDIO: ''L'ARMA RITROVATA ERA SUA'' - IL MOVENTE NON È CHIARO: SOLDI O PASSIONE. MA I PM NON LO HANNO ARRESTATO. IL PADRE DELLA VITTIMA: ''POSSIBILE CHE RESTI A PIEDE LIBERO?''
Franco Vanni per ''la Repubblica''
Hanno vissuto per due anni nello stesso appartamento, in centro a Pordenone. Hanno condiviso il lavoro in caserma a Cordenons, al 132° reggimento carri. E sempre insieme hanno affrontato il concorso per entrare in Guardia di Finanza. Trifone Ragone - il militare 28enne ucciso il 17 marzo scorso insieme alla compagna Teresa Costanza, di 30 anni - era amico di Giosuè Ruotolo, il 26enne ora indagato per duplice omicidio volontario.
C’era anche lui, assieme ad altri commilitoni, alla cerimonia di ricordo di Trifone. «Era triste come tutti noi, o almeno lo sembrava», racconta ora un compagno d’armi, che con Ruotolo e Ragone condivideva partite alla Playstation e serate di libera uscita.
Secondo la procura di Pordenone, sarebbe Ruotolo l’uomo che, dopo l’uccisione dei due giovani, gettò il caricatore e il corpo della pistola in un laghetto cinque minuti a piedi dal parcheggio in cui è stato commesso l’omicidio. Era stato sentito subito come teste.
trifone ragone e teresa costanza delitto di pordenone
L’avviso di garanzia è stato notificato al difensore del ragazzo. I magistrati non hanno ritenuto di dovere chiedere nei suoi confronti l’ordinanza di custodia in carcere. Il giovane, originario di Somma Vesuviana, potrebbe trovarsi ora a casa dei genitori, ipotizza il procuratore capo della città friulana, Marco Martani.
I carabinieri di Pordenone, affiancati dai colleghi del Ros e del Ris di Parma, sono arrivati all’identificazione del giovane incrociando le immagini di alcune telecamere, i tabulati telefonici (decisivi per l’indagine) e alcune testimonianze dirette. Sentito più volte nei mesi scorsi, il giovane non avrebbe saputo fornire un alibi convincente su dove si trovasse alle 19.50 del martedì di marzo in cui, nel parcheggio del Palazzo dello Sport, Trifone e Teresa furono assassinati all’interno della loro auto, uccisi da sei colpi calibro 7.65 sparati a bruciapelo.
«Ero da solo a casa, ho saputo dell’omicidio da un sms - ripete da mesi Ruotolo ai carabinieri - so che nessuno può confermare quello che dico, ma è la verità». Secondo gli investigatori, il 26enne sarebbe invece stato nella zona dell’omicidio. E la sera stessa si sarebbe poi trovato «con ragionevole certezza» sulla sponda del laghetto del parco San Valentino, dove avrebbe gettato i pezzi della vecchia Beretta risalente agli anni Trenta, che ha esploso i sei colpi. Si ipotizza che il giovane possa avere preso in casa l’arma, forse appartenuta a suo nonno. Di certo non aveva il porto d’armi, e per questo risulta indagato anche per porto abusivo di arma da fuoco.
I pm Matteo Campagnaro e Umberto Ballerini, così come il procuratore Martani, mantengono il riserbo sul possibile movente dell’omicidio. Fra le diverse attività in corso, i carabinieri stanno svolgendo verifiche sulle telefonate e le comunicazioni in chat di Ruotolo nel periodo precedente l’omicidio. Si vuole accertare fra le altre cose - se il 26enne avesse avuto una storia con Teresa Costanza, o se ne fosse innamorato senza essere corrisposto. «L’analisi dei dati telefonici sta dando frutti», sostiene chi indaga. Ma quella passionale, ripetono i carabinieri, sarebbe al momento «una possibile spiegazione del de-litto, fra le altre».
Come una lite o una questione di soldi. Di certo, il giovane di Somma Vesuviana risulta avere una relazione stabile almeno dal 2007 con una ragazza del suo paese, laureata in Giurisprudenza a Napoli.
TERESA COSTANZA GIALLO PORDENONE
Giovedì è stato sequestrato l’appartamento in via Cristoforo Colombo 9 in cui l’indagato viveva assieme a due commilitoni. Trifone, che aveva convissuto con Ruotolo in un altro appartamento dello stesso stabile, nel maggio 2014 si era poi trasferito in un monolocale alla periferia della città con Teresa, che lo aveva raggiunto da Milano e che a Pordenone aveva trovato lavoro in una compagnia assicurativa.
TRIFONE RAGONE E TERESA GIALLO PORDENONE
«Insieme erano felici, chi ha fatto loro del male deve pagare - dice ora Rosario Costanza, padre di Teresa - pensare che l’assassino possa essere una persona che li conosceva è ancora più doloroso ». Francesco Ragone, padre di Trifone, aggiunge: «Ringraziamo le forze dell’ordine, anche se fa male sapere che l’assassino di nostro figlio è ancora libero. Che ci sia finalmente un indagato in qualche modo ci conforta. Ma preferiremmo sapere che il colpevole, chiunque sia, venga assicurato alla giustizia».
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