MA COM’È OCCIDENTALE IL BAMBINO DELL’ISIS CHE UCCIDE – SEMBRA USCITO DAL REPARTO GIOVANISSIMI DI GAP O RALPH LAUREN, CAPELLI E POSTURA NON SONO DA PICCOLO SOLDATO – IL CALIFFATO CI VUOLE DIRE CHE PUÒ ARRUOLARE CHIUNQUE - - - - -

Furio Colombo: “Perché la scena fosse capace di generare paura disorientante e profonda bisognava che il bambino esecutore fosse presentato come appena uscito da una delle nostre case, da una delle nostre famiglie, dalla classe di una nostra scuola, con tutti i segni della nostra vita borghese e occidentale”…

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Furio Colombo per “il Fatto Quotidiano”

   

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In quella esecuzione filmata con cura dai registi dell’Isis (il Califfato) il protagonista è un bambino. Gli sta accanto un adulto che indossa una divisa pulita (si notano pieghe di stiratura), gli fanno da quinta le figure in primo piano delle due vittime, inginocchiate, la veste arancione di tutti i condannati a morte di questi video, le mani legate dietro la schiena che, in una scena precedente, hanno già confessato. Lo hanno fatto in russo e certo si tratta di un effetto calcolato: colpire il mondo. Ma chi colpisce è un bambino. E vi è certo un’intenzione di orrore (un bambino che uccide), una di umiliazione delle vittime vere e di tutti coloro che assisteranno al video, per dire: “Vedete? anche un bambino dei nostri ormai vi può uccidere”.

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C’è anche quel ben calcolato effetto di scandalo: state per vedere un bambino che uccide. E in rete, si moltiplicheranno immensamente i passaggi della intollerabile scena. Eppure c’è dell’altro, in quella scena e ti costringe a ripensarci. C’è la moda. Il bambino-boia è pronto per una sfilata che appartiene al settore giovanissimi della finta moda da strada, in cui posizione, indumenti e movimenti (più qualche oggetto abilmente inserito) suggeriscono la libertà e la provocazione di chi si chiama fuori perché giovane, e lo fa con la postura, la posizione delle braccia e delle gambe e, al momento giusto, nel modo spavaldo di camminare. Ti saresti aspettato il piccolo soldato, magari con bandana e una striscia di munizioni, come un tempo ci mostravano i piccoli militi del Sudan o degli eserciti di piccoli assassini africani.

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QUI FUNZIONEREBBE un macabro gioco, per verificare l’incredibile cambiamento. Come nelle riviste di moda mettere in sequenza le inquadrature e poi indicare marca e prezzo, oggetto per oggetto. Maglietta nera o blu scura con breve cerniera lampo davanti tipo Gap o Ralph Lauren, maniche rimboccate per mostrare la qualità sportiva dell’indumento, orologio nero di plastica (con finiture blu) deliberatamente grande per quel polso, e bene in vista, che suggerisce l’ultima offerta Swatch di Natale (New York, Times Square ), pantaloni cachi con tracce di mimetizzazione proprio come piacciono ai ragazzini, stretti a metà polpaccio da hike boots (stivaletti da marcia) che compaiono, d’inverno, nei migliori campi da gioco e nelle migliori scuole, e sono astutamente disegnati dalla moda perché sembrino “militari”.

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Ma la scena è completata con cura dal fatto che il bambino-boia ha i capelli lunghi più da cinema che da vita quotidiana, freschi di shampoo e spettinati con bravura, come se ci fosse il vento. Possibile che ci sia un parrucchiere di scena per il bambino boia, prima di una esecuzione? Abbiamo detto che il bambino impugna una pistola nera, opaca, molto grande che, a giudicare da immagini documentarie già viste, sembra russa (ma non sono esperto e può trattarsi di un errore). Il modo di impugnare la pistola (deliberatamente verso terra) però fa notare che il nostro boia-modello porta il grosso orologio (quasi certamente Swatch) al polso destro, un fatto insolito che forse un esame di intelligence saprà interpretare. Aggiungo due dettagli che forse meritano attenzione. Il bambino non viene messo in azione (la sua terribile azione) da un segno (l’adulto responsabile di scena è un passo indietro e certamente non è previsto che il bambino si volti. Suggerirebbe incertezza).

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Però il piccolo boia non è neppure messo in azione da un convenuto tocco sulla spalla, mentre lui appare già pronto nella posizione di una persona che conosce il suo compito. Ma lui è del tutto privo di espressione e, al momento giusto, riceve una lieve spinta in mezzo alle spalle, una spinta in avanti, che produce un quasi invisibile (eppure visibile) trasalimento. Fino a questo punto si tratta di una sequenza, non c’è montaggio.

 

Il taglio si vede quando il bambino si rivolge a noi con il suo breve minaccioso annuncio di essere un combattente. È una scena probabilmente girata non subito e non necessariamente nello stesso momento. Ma come vedete, a parte l’orrore per un immenso gesto di potere violento esercitato sulle vittime, su chi riceve il messaggio, ma anche sul bambino che esegue, (che sia o non sia un complice già indottrinato) resta una domanda: perché la scena, comunque orrenda, è stata realizzata da El Hyatt (il centro Media del Califfo) in quel modo, ovvero facendo eseguire la sentenza di morte non da un loro piccolo combattente ma da un nostro bambino?

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Sto parlando della messa in scena che ho descritto cercando di prestare attenzione ai dettagli, sto parlando del mini-film ancora una volta realizzato con bravura, ma con l’aggiunta di intenzioni diverse, speciali, oltre il semplice orrore (si può dire così ?). Credo che ci sia, in quella descrizione di dettagli un tentativo di risposta. Eccola. Perché la scena fosse capace di generare paura disorientante e profonda bisognava che il bambino esecutore fosse presentato come appena uscito da una delle nostre case, da una delle nostre famiglie, dalla classe di una nostra scuola, con tutti i segni della nostra vita borghese e occidentale.

   

ISIS FA GIUSTIZIARE UN PRIGIONIERO A UN BAMBINO ISIS FA GIUSTIZIARE UN PRIGIONIERO A UN BAMBINO

NELLA SCENA del bambino-boia vestito Gap-Ralph Lauren che uccide con precisione e bravura, i media del Califfato hanno fatto un passo avanti per dire: occidentalizzateli finché volete: restano nostri. La sfida è stata lanciata. Ora tocca a noi dimostrare che non è vero. E stare alla larga dai profeti di morte di casa nostra.

 

 

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