TRA MOGLIE E MARITA - CASO BOSSETTI, PARLA MARITA COMI, LA MOGLIE DEL MURATORE ACCUSATO DI AVER UCCISO YARA: “MIO MARITO CONDANNATO? PENSEREI AD UN ERRORE GIUDIZIARIO” - BOSSETTI: “NULLA DA NASCONDERE. VOGLIO LE TELECAMERE IN AULA”
Paolo Colonnello per “la Stampa”
Trasformato ormai in un (redditizio) contenitore multimediale, il processo per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio comincerà venerdì prossimo con il suo unico protagonista che già rivendica il primo piano e la massima esposizione televisiva.
Massimo Giuseppe Bossetti, nonostante il rischio ergastolo, ha fatto sapere, con una lettera pubblicizzata in una trasmissione tivù, che intende dare la massima visibilità mediatica al suo processo: «Voglio le telecamere. Voglio lottare perché questo processo si svolga esclusivamente a porte aperte, così che chiunque possa prendere atto di tutte le dichiarazioni fatte da me e dall’accusa, perché non ho niente da temere o da nascondere. Questo è il mio grandissimo, solo e unico desiderio».
E la moglie, Marita Comi, si è fatta fotografare in bikini - in esclusiva per un settimanale - mentre, «con un’abbronzatura non esagerata e un fisico da ragazza», combatte l’afa e per l’innocenza del marito in una piscina del Comasco con i figli: «Se lo dovessero condannare, penserei ad un errore giudiziario”. Titolo del servizio: «Sola contro tutti».
Il tutto ovviamente caldeggiato anche dall’avvocato difensore, che chiede come il suo cliente la massima pubblicità al processo che si svolgerà nella corte d’assise di Bergamo. Dove il presidente della Corte, Antonella Bertoja, ha invece già fatto sapere che per non trasformare l’aula di giustizia in un circo, saranno vietate riprese di ogni genere e dunque non sarà permesso l’ingresso a fotografi e cameramen e saranno requisiti cellulari e tablet.
Un dolore privato
Secondo il presidente della Corte - che, oltre al giudice a latere Ilaria Sanesi si avvarrà anche di 6 giudici popolari - la morte di Yara ha avuto un forte clamore ma è un fatto privato e molto doloroso per i suoi famigliari che hanno già reso noto di non gradire la presenza di telecamere in aula, così come il pm Letizia Ruggeri. Ha spiegato il presidente: «Manca un interesse sociale particolarmente rilevante alla conoscenza del dibattimento», che viceversa, potrebbe esistere se l’imputato fosse un personaggio di rilevanza pubblica, come un politico. La decisione sarà oggetto proprio delle prime istanze difensive e potrà essere rivista anche solo parzialmente dai giudici.
Che il processo rivesta grande interesse è dimostrato anche da due richieste di giornalisti stranieri e dal fatto che i giornalisti abbiano dovuto fare con anticipo una richiesta scritta di accredito per entrare in aula, mentre nei giorni scorsi si sono svolti sopralluoghi delle forze dell’ordine e del procuratore generale di Brescia, Pierluigi Dell’Osso.
Tanto clamore per un’udienza nella quale non succederà quasi nulla, se non la presentazione delle prime istanze difensive che punteranno a demolire soprattutto la prova “regina” dell’inchiesta: l’esame del Dna che attribuisce a Bossetti la responsabilità dell’omicidio di Yara. L’udienza successiva sarà fissata dopo due settimane, per il 17 luglio.