stephen king

NON ABBIATE PAURA DI PASSARE PER GRAFOMANI – STEPHEN KING, DALL’ALTO DEI SUOI 55 LIBRI ROMANZI PUBBLICATI, SPIEGA PERCHÈ SCRIVERE TANTO È UNA BUONA COSA – “MI FANNO RABBIA GLI SCRITTORI CHE SCRIVONO POCO”

Stephen King per “la Repubblica”

 

stephen king wes cravenstephen king wes craven

Esistono molti assiomi non dichiarati nel mondo della critica letteraria, e uno di questi è che più uno scrive, meno degno di nota sarà la sua opera. Joyce Carol Oates, autrice di oltre cinquanta romanzi (senza contare gli undici scritti sotto gli pseudonimi di Rosamond Smith e Lauren Kelly) sa perfettamente quanto poco amore nutrano i critici per gli scrittori prolifici. In uno dei suoi diari ha scritto che ha creato «sicuramente più di quello che il mondo letterario considera lecito per uno scrittore "serio"».

 

Come la maggior parte degli assiomi che riguardano percezioni soggettive, l' idea che scrivere tanto equivalga a scrivere male va presa con le molle. In generale sembra vero. Certamente nessuno inserirà mai il romanziere giallo John Creasey, autore di 564 romanzi sotto ventuno pseudonimi diversi, nel Pantheon della letteratura: sia lui che le sue creazioni (il Toff, l' ispettore Roger West, Sexton Blake ecc.) sono finiti da tempo nel dimenticatoio.

DOCTOR SLEEP STEPHEN KING DOCTOR SLEEP STEPHEN KING

 

Lo stesso vale per la romanziera britannica Ursula Bloom ( più di 500 opere pubblicate, sotto molti pseudonimi), Barbara Cartland (più di 700) e diversi altri. Viene in mente la battuta di Truman Capote su Jack Kerouac: «Questo non è scrivere, è battere a macchina».

 

Scrittori prolifici che hanno lasciato una profonda impressione sulla coscienza pubblica tuttavia ci sono. Prendiamo per esempio Agatha Christie, probabilmente la più famosa scrittrice del XX secolo: tutti i suoi libri sono ancora in stampa, e ne ha scritti novantuno (ottantadue con il suo nome e altri nove con un nom de plume - Mary Westmacott - o con il suo nome da sposata, Agatha Christie Mallowan). I suoi romanzi non saranno letteratura, ma sono di gran lunga superiori alla brodaglia di John Creasey, e alcuni sono sorprendentemente belli.

The Shining stephen king The Shining stephen king

 

Agatha Christie ci ha regalato due personaggi - Miss Marple ed Hercule Poirot - che hanno raggiunto una sorta di immortalità. Se aggiungiamo a questo l' unità stilistica e tematica dei suoi romanzi (il confortevole calore delle ambientazioni e degli stereotipi british inserito nel contesto della sorprendente lucidità con cui riesce a valutare la natura umana), tutti quei libri devono essere visti sotto un' altra luce.

 

Lo stesso si può dire del prolifico scrittore di metà Novecento John MacDonald. La serie di romanzi di Travis McGee oggi sembra datata in modo im-barazzante, e molti dei suoi oltre quaranta romanzi a sé stanti sono un miscuglio indigeribile di Ernest Hemingway e John O' Hara: ma quando si dimenticava dei suoi eroi letterari e scriveva rigorosamente per conto proprio, ha fatto cose notevoli.

 

I suoi romanzi migliori, Branco di lupi e The Last One Left , assurgono al livello di quell' animale dalla forma mutevole che va sotto il nome di letteratura americana.

 

agatha christieagatha christie

Nessuna persona sana di mente sosterrebbe mai che quantità è garanzia di qualità, ma dare a intendere che la quantità non possa mai produrre qualità mi sembra snobistico, insensato e indiscutibilmente falso.

 

Consideriamo poi l' altro estremo. Donna Tartt, una delle migliori scrittici americane degli ultimi cinquant' anni, ha pubblicato appena tre romanzi dal 1992 a oggi. Jonathan Franzen, l' unico romanziere americano che possa starle alla pari, ne ha pubblicati cinque (l' ultimo è Purity ).

 

donna tartt 4donna tartt 4

È facile guardare questi pochi libri, tutti di eccezionale qualità, e concluderne che meno si scrive, meglio si scrive. Forse: Philip Roth, da poco ritiratosi dall' attività, ha scritto una quantità di libri che è un multiplo di quelli della Tartt e di Franzen messi insieme, e Cosa bianca nostra era una discreta schifezza. Ma Pastorale americana mi sembra molto più bello del Cardellino della Tartt o di Libertà di Franzen.

 

Sono un alcolista redento, non bevo un goccio da quasi ventisette anni e ormai è raro che mi venga in mente di bere. Ma quando penso a quegli otto romanzi della signora Tartt e del signor Franzen, che non basterebbero a riempire nemmeno un quarto di ripiano dello scaffale di una biblioteca, mi torna in mente un pranzo che feci con mia moglie poco tempo dopo che avevo smesso di bere.

JONATHAN FRANZEN JONATHAN FRANZEN

 

C' erano due anziane signore in un tavolo vicino che conversavano animatamente mentre i loro bicchieri di vino, svuotati solo per metà, giacevano dimenticati al centro del tavolo. Provai un forte impulso di alzarmi dalla sedia e rivolgere loro la parola. Anzi, è più esatto dire che le volevo insolentire, apostrofarle così: «Perché non vi bevete quel vino? Se ne sta abbandonato lì, cristo santo. C' è gente che non può bere vino, che non ha questo privilegio, ma voi potete, e allora perché accidenti non lo bevete?».

 

I lunghi intervalli di tempo che trascorrono fra un libro e l' altro di questi scrittori così dotati mi fanno imbestialire allo stesso modo. Mi rendo conto che ognuno lavora a velocità diverse e ha un processo leggermente diverso. Mi rendo conto che questi scrittori sono coscienziosi, che vogliono che ogni frase - ogni parola - abbia peso (o per citare il titolo di uno dei più bei romanzi di Jonathan Franzen, che abbia un forte movimento). Lo so che non lo fanno per pigrizia ma per rispetto del lavoro, e so dalle mie stesse opere che la fretta è cattiva consigliera.

jonathan franzen david foster wallace jonathan franzen david foster wallace

 

Ma mi rendo conto anche che la vita è breve e che alla fin fine nessuno di noi è prolifico. La scintilla creativa si spegne, e poi la morte chiude il discorso. William Shakespeare, per esempio, sono quattrocento anni che non produce una nuova commedia: come fase di stallo creativo è parecchio lunga, cari miei.

 

Tutto questo non è un modo tortuoso per giustificare la mia prolificità. Sì, ho pubblicato più di cinquantacinque romanzi. Sì, ho adottato uno pseudonimo (Richard Bachman). Sì, una volta ho pubblicato quattro libri in un anno (tipo James Patterson, però i miei erano più lunghi e li avevo scritti senza l' aiuto di un collaboratore). E sì, una volta ho scritto un romanzo ( L' uomo in fuga) in una sola settimana. Ma posso dire, con assoluta sincerità, che non ho mai avuto scelta.

I libri di Philip Roth che chiunque dovrebbe leggere h partb I libri di Philip Roth che chiunque dovrebbe leggere h partb

 

Quand' ero giovane, la mia testa era come un cinema affollato in cui qualcuno si mette a gridare «Al fuoco!» e tutti gli spettatori si lanciano disordinatamente verso l' uscita. Avevo mille idee, ma solo dieci dita e una macchina da scrivere. C' erano giorni - non sto scherzando, né esagerando - in cui pensavo che tutte le voci che schiamazzavano nella mia testa mi avrebbero portato alla pazzia.

 

All' epoca - avevo fra i venti e i trent' anni, o poco più di trenta - pensavo spesso alla poesia di John Keats che comincia così: «Quando ho paura che potrei cessare di esistere / prima che la mia penna abbia spigolato la mia mente feconda…». Immagino che fosse lo stesso per Frederick Schiller Faust, meglio noto come Max Brand (e meglio noto come creatore del dottor Kildare).

Joyce 
Carol 
Oates   
Joyce Carol Oates

 

Scrisse almeno 450 romanzi, un' impresa ancora più straordinaria se si pensa che aveva problemi di salute e morì prematuramente all' età di cinquantuno anni. Alexandre Dumas scrisse Il conte di Montecristo e I tre moschettieri , e oltre a quelli circa altri 250 romanzi. E poi c' è Isaac Asimov, che vendette il suo primo racconto a diciannove anni, sfornò altri cinquecento libri e rivoluzionò la fantascienza.

 

La mia tesi è modesta: la prolificità a volte è inevitabile, e ha un suo ruolo. La definizione comunemente accettata - «produrre molti frutti o fogliame, o numerosi figli» - ha un accento ottimistico, almeno al mio orecchio.

 

Joyce 
Carol 
Oates   
Joyce Carol Oates

Non tutti provano la stessa cosa. Ricordo una festa in cui uno, autonominatosi arbitro del gusto letterario, scherzava che Joyce Carol Oates era come la vecchia signora che viveva in una scarpa e aveva così tanti figli che non sapeva cosa farci (in riferimento ad una nota filastrocca inglese, ndr).

 

La verità è che la Oates sa perfettamente cosa sta facendo e perché lo sta facendo. «Ho altre storie da raccontare», scrive nei suoi diari, e «altri romanzi ». E io ne sono contento, perché voglio leggerli.

 

© 2015 The New York Times News Service (Traduzione di Fabio Galimberti) 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)