NEGLI OSPEDALI NON SI CURA PIÙ: SI VELOCIZZA IL TRAPASSO - AL CTO DI ROMA, A UNA DONNA DI 84 ANNI VIENE ASPORTATO IL RENE SANO E NON QUELLO COLPITO DA UN TUMORE - E PER ACCORGERSI DELL’ERRORE, I MEDICI C’HANNO MESSO CINQUE GIORNI

Carlo Picozza per “la Repubblica

 

CTO 
ROMA
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Entra in sala operatoria per l’asportazione di un rene colpito da un tumore ma i chirurghi le tolgono quello sano. È accaduto il 2 gennaio a una donna di 84 anni, nell’ospedale romano Cto sulla cui sorte incombe da un decennio il rischio di chiusura: ad anticiparne la traiettoria, cinque anni fa, è stato proprio il reparto di Urologia, di fatto scomparso, comunque senza più attività chirurgica. La donna, infatti, è stato operata dai medici della Chirurgia generale guidata da Marco Lombardi. Gli stessi che, per accorgersi del terribile errore, hanno impiegato cinque giorni. Ad assisterli in sala operatoria c’era un solo urologo.

 

Ora tentano disperatamente di correre ai ripari. Come? Aspettando il miracolo da urologi fuoriclasse, del calibro di Michele Gallucci. Almeno questo vorrebbero i familiari dell’anziana. E chiedono quale aspettativa di vita avrà la loro congiunta. L’interrogativo si intreccia con altri di qualche camice bianco che, nelle corsie del Cto, scuote la testa di fronte all’opportunità stessa di un intervento del genere in una donna così anziana.

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«Quanto accaduto è gravissimo», dichiara senza giri di parole, Carlo Saitto, direttore della Asl RmC cui l’ospedale fa capo: «Una tragedia per la paziente e i suoi familiari, che chiama in causa responsabilità sulle quali aspetto una relazione dal team operatorio e il rapporto finale di un’indagine interna». «Il primo quesito cui rispondere», ancora Saitto, «è se c’era o no la necessità di un’operazione di quel tipo per una paziente over 80».

 

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Così come si dovranno conoscere causa e dinamica dell’errore. «Nel 2006, l’allora ministero della Sanità», spiega Mauro Arcangeli, docente di Medicina legale, «ha varato le cosiddette check list , schemi procedurali per evitare errori di questo tipo: se medici e infermieri dell’équipe chirurgica le avessero adottate, come avrebbero dovuto, sarebbe stato evitato uno sbaglio tanto grossolano quanto tragico ».

 

Si tratta di procedure semplici che consistono nella richiesta di conferma di dati basilari come l’identificazione della sede e del lato dell’intervento, «indispensabili », continua Arcangeli, «quando, come nel caso dell’anziana paziente, si interviene su organi pari». A fare difetto sembra sia stata proprio questa procedura.

 

sala operatoria sala operatoria

Il Cto è il secondo ospedale dell’Eur dopo il Sant’Eugenio (meta non raggiunta in tempo da Pino Daniele, domenica sera). Sono i due centri pubblici, entrambi della Asl C. Il Cto aspetta di trasformarsi in un centro di cura, riabilitazione e applicazione di protesi della Asl e dell’Inail, l’Istituto per gli infortuni sul lavoro. «Il suo nuovo ruolo», dice Saitto, «è indicato nel Piano della Regione per il riordino della rete ospedaliera: aspettiamo che il Cto diventi riferimento per il Centro sud nell’ortopedia, nella riabilitazione, nelle protesi e nelle lesioni midollari». E manifesta «rammarico sul mancato avvio della conversione». Intanto, tra annunci e rinvii, a inizio d’anno lì s’è consumato un altro caso di malasanità.

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