SACROSANTING REVIEW - BERGOGLIO IMPONE UNA STRETTA SULLE SPESE DEL VATICANO MA PER ORA TIENE FUORI LO IOR DAL GIRO DI VITE: GLI STIPENDI D’ORO DELLA BANCA NON SI TOCCANO - PIÙ CONTROLLI SU ASSUNZIONI E BUSTE PAGA

Una decisione che arriva mentre è ancora in corso la riforma dell’intera amministrazione del Vaticano e che peraltro avrebbe creato più di un dissapore tra Parolin e il cardinale George Pell, il ministro delle Finanze d’Oltretevere. Al porporato australiano, che ha la delega sullo Ior, viene rimproverato il ricorso eccessivo alle consulenze esterne...

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Francesco De Dominicis per “Libero Quotidiano”

 

Il torrione Niccolò V, sede dello Ior niccolov Il torrione Niccolò V, sede dello Ior niccolov

Parte la spending review in Vaticano, ma Papa Francesco «grazia» la banca di Dio. Quello che non si riesce a fare in Italia, forse riesce nei Sacri palazzi, coi conti «pubblici»messi a dieta forzata. È stato il Pontefice in prima persona a mettere sul tavolo un piano di risparmi interno con una comunicazione spedita a tutti gli enti e gli organismi vaticani pochi giorni fa. Le eccezioni, tuttavia, sono di casa anche Oltretevere e così si fa notare l’esclusione dello Ior dalla scure di Jorge Bergoglio.

 

cardinale pietro parolin cardinale pietro parolin

Nella lettera spedita al Segretario di Stato, Pietro Parolin, Bergoglio non ha chiarito le ragioni che hanno tenuto lontano l’Istituto per le opere di religione dalla stretta sulla spesa. Uno sconto,non gradito a tutti, che viene legato a ragioni di indipendenza. Nel dettaglio, il Papa ha spiegato che la dieta riguarda «le assunzioni e i trasferimenti del personale»che «dovranno essere effettuati nei limiti delle tabelle organiche» e secondo i«parametri retributivi stabiliti».

 

Di fatto, scatta il blocco ai nuovi contratti possibili solo in funzione del turn over (altre uscite). Una decisione che arriva mentre è ancora in corso il processo di riforma dell’intera amministrazione del Vaticano e che peraltro avrebbe creato più di un dissapore tra Parolin e il cardinale George Pell, il ministro delle Finanze d’Oltretevere. Al porporato australiano, che ha la delega sullo Ior, viene rimproverato il ricorso -eccessivo e costoso - alle consulenze esterne.

GEORGE PELL GEORGE PELL

 

Nuovi ingressi, dunque,solo nel Torrione di Niccolò V. Tra le novità, potrebbe esserci un nuovo responsabile della comunicazione. Poche settimane fa sono stati rimossi i due addetti chiamati nel 2013 dall’ex presidente tedesco, Ernst Von Freyberg (rimosso dopo soli nove mesi senza troppi complimenti). Nella nota con cui è stata comunicatala conclusione del loro incarico, lo Ior ha precisato che il principale strumento di contatto con i media e il pubblico.

 

Un po’ poco - se non un passo indietro - per una realtà che sostiene di voler cambiare all’insegna della trasparenza. E nei Sacri palazzi c’è chi punta il dito contro i super stipendi garantiti a chi ricopre alti incarichi proprio allo Ior e pure all’Autorità di informazione finanziaria (Aif, l’ente antiriciclaggio). Laute buste paga che sembrano quantomeno contrastare con la indicazione fornita da Francesco nella lettera a Parolin e cioè «assicurare un equanime trattamento, anche economico, a tutti i collaboratori e le collaboratrici». Uno spread insopportabile e ingiustificato per chi lavora Oltretevere.

 

ERNST VON FREYBERG ERNST VON FREYBERG

Non è ancora noto a quanto ammonti la retribuzione dell’attuale presidente, Jean Baptiste de Franssu che nel secondo semestre 2014 (è arrivato a luglio) ha ricevuto 93mila euro. Probabilmente la retribuzione di de Franssu non è molto lontana da quella del suo predecessore, Von Freyberg, che nel 2013 (arrivò a febbraio) incassò 208mila euro. Tutto lo staff della banca di Dio (che conta 112 dipendenti) costa quasi 11 milioni di euro con uno stipendio medio che sfiora i 100 mila euro annui.

 

DE FRANSSU DE FRANSSU

Cifre più contenute rispetto all’emolumento «record» di René Brulhart, lo svizzero che ha scalato in pochi anni il vertice dell’Aif, dove era arrivato passando per una consulenza alla Segreteria di Stato da circa 300mila euro netti l’anno più un plafond fisso di rimborsi spese da 5mila euro.  

 

E probabilmente è ancora la Segreteria a staccare a fine mese l’assegno all’ex capo dell’antiriciclaggio del Liechtenstein, uno dei più piccoli paradisi fiscali su scala mondiale. Nel corso di una conferenza stampa,lo scorso anno,gli fu rivolta una domanda su potenziali conflitti di interesse (con che libertà agisce il vigilante se è pagato da uno dei vigilati?),ma Brulhart liquidò la faccenda dicendo «non preoccupatevi».Non è nota,invece,la retribuzione del direttore Aif, Tommaso Di Ruzza.

 

RENÉ BRULHART RENÉ BRULHART

 

 

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