LA VERITA’, VI PREGO, SU EMANUELA ORLANDI - ARCHIVIATA L’INCHIESTA SULLA RAGAZZA RAPITA NEL 1983. IL FRATELLO ANNUNCIA IL RICORSO IN CASSAZIONE E SI APPELLA A PAPA FRANCESCO - E LA VEDOVA DE PEDIS ESULTA

EMANUELA ORLANDIEMANUELA ORLANDI

Fabrizio Peronaci per il “Corriere della Sera - Roma”


Dopo oltre 32 anni, cala il sipario. L’inchiesta su uno dei gialli più famosi del Novecento - il rapimento della figlia del messo pontificio di Karol Wojtyla, finita in un torbido intrigo che mobilitò le cancellerie di mezzo mondo, chiamò in causa il terrorista turco Agca e fu inquadrato nei bagliori della Guerra Fredda poi vinta, da protagonista, anche dal pontefice polacco - si conclude con un nulla di fatto. 

 

EMANUELA ORLANDI EMANUELA ORLANDI

La notizia è trapelata ieri a mezzogiorno: il gip Giovanni Giorgianni ha respinto le opposizioni alla richiesta di archiviazione del caso di Emanuela Orlandi e dell’altra quindicenne scomparsa (Mirella Gregori), presentata dal procuratore Giuseppe Pignatone in dissenso con Giancarlo Capaldo, il magistrato che più di ogni altro ha investigato sul doppio giallo. Tutti prosciolti i sei indagati.

 

emanuela orlandi emanuela orlandi

Si tratta dei supertestimoni Sabrina Minardi, ex amante del boss «Renatino» De Pedis, e Marco Accetti, il fotografo che si è autoaccusato del sequestro (sostenendo di aver agito per conto di una fazione vaticana contraria alla politica di Wojtyla), di Pietro Vergari, ex rettore di S. Apollinare (da cui nel 2012 fu rimossa la tomba dello stesso De Pedis) e di tre elementi della banda della Magliana, tra i quali Sergio Virtù, l’autista di «Renatino» indicato come colui che si occupò degli spostamenti della giovane Orlandi. 
 

L’archiviazione consegna dunque ai libri di storia (che in taluni casi già ne parlano) il più famoso dei cold case italiani. Non ci saranno altre indagini sulle due ragazzine rapite, che oggi avrebbero 47 anni, a meno che la Cassazione non disponga diversamente o non emergano fatti nuovi (ad esempio una testimonianza che fornisca una prova-regina).

 

EMANUELA ORLANDI EMANUELA ORLANDI

Alla prima ipotesi ha fatto riferimento ieri il fratello di Emanuela. «Non ci arrendiamo, valuteremo con i nostri legali le azioni da intraprendere e anche il ricorso in Cassazione - ha commentato Pietro Orlandi -. Rinnovo l’appello a papa Francesco perché ci aiuti ad arrivare alla verità». 
 

Nelle 63 pagine del provvedimento, il gip ha svolto un lungo riepilogo della vicenda, per concludere: «Gli accertamenti probatori acquisiti nelle indagini non sono provvisti della consistenza, neppure indiziaria, necessaria a sostenere l’accusa in giudizio e a giustificare un vaglio dibattimentale».

 

Il fratello di Emanuela Orlandi Il fratello di Emanuela Orlandi

Il materiale investigativo accumulato, aggiunge Giorgianni, «non ha mai acquistato un sufficiente grado di coerenza, precisione e concordanza». Tra gli indagati che hanno contribuito a rendere nebuloso il quadro viene collocato Accetti, nonostante sia stato lui a fornire il flauto che la famiglia ha riconosciuto come quello di Emanuela: «La sua personalità è caratterizzata da smania di protagonismo».

 

 

Meno drastico il giudizio sull’altra superteste e sul presunto coinvolgimento della banda della Magliana. Le perplessità riguardano essenzialmente «l’incapacità della Minardi di fornire informazioni precise ai fini dell’individuazione del luogo del disfacimento del cadavere». 
 

EMANUELA ORLANDI CERCASIEMANUELA ORLANDI CERCASI

L’inafferrabile enigma sulla «ragazza con la fascetta» (datato 1983) va così ad aggiungersi agli altri gialli «storici» sui quali la magistratura romana ha di recente alzato bandiera bianca: dall’omicidio Pasolini (1975) alla scomparsa di Ettore Majorana (1938). Sul caso Orlandi-Gregori, l’impegno di almeno due generazioni di magistrati non è valso ad acquisire elementi sufficienti a sostenere, in una Corte d’assise, né la pista dei ricatti riconducibili a una lotta tra fazioni ecclesiastiche al tempo della Guerra Fredda, né quella dell’estorsione da parte della «mala», che aveva interesse a recuperare i soldi prestati allo Ior dopo il crack del Banco Ambrosiano. 
 

E ieri sera, nella marea di commenti di delusione riversati sui social network (specie nella pagina Fb aperta da Pietro Orlandi) spiccava una nota di giubilo. Era il messaggio scritto da Carla De Pedis, la vedova del boss ucciso nel 1990, poi celebrato come «Dandi» criminale in film e fiction di successo: «Questa dovrebbe essere una bella giornata anche per gli Orlandi.

 

Emanuela Orlandi a sinistra scomparsa a anni e De Pedis depedis Emanuela Orlandi a sinistra scomparsa a anni e De Pedis depedis

Finalmente un Giudice cestina tutta l’immondizia, non badando neanche alla differenziata. La cestina e basta. Ma come si faceva a credere ad una Minardi, tossicodipendente e prostituta... E non mi pronuncio su Accetti: a me i romanzi di fantasia non piacciono...»

emanuela orlandi ppemanuela orlandi ppEmanuela OrlandiEmanuela Orlandigenitori emanuela orlandigenitori emanuela orlandi

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…