renzi verdini berlusconi

CANTONE: "L'IMMORALITA' DEL MERCATO IN PARLAMENTO". L'UNITA': "LIBERO VOTO IN LIBERO MERCATO" – AH! BEI TEMPI QUELLI DI SCILIPOTI E RAZZI, QUANDO C'ERA BERLUSCONI (E VERDINI) CHE SI PORTAVA A CASA PARLAMENTARI ALTRUI, TUTTO ERA VERGOGNOSO, INDEGNO, ANTIDEMOCRATICO. OGGI CHE IL MERCATO DELLE POLTRONE LO FA (SEMPRE CON VERDINI) IL SIGNOR RENZI, NESSUNO FIATA

Carlantonio Solimene per Il Tempo

RAZZI SCILIPOTI RAZZI SCILIPOTI

 

Titolo a caratteri cubitali: «Libero voto in libero mercato». Nel catenaccio: «Una maggioranza rabberciata con il voto di fiducia di alcuni deputati venduti non ha nulla a che vedere con i principi della buona politica». No, non è un editoriale di Libero o Il Giornale in vista della delicatissima partita che il governo Renzi si appresta a giocare al Senato sulla riforma costituzionale. Ma un commento pubblicato da l’Unità l’11 dicembre 2010.

 

Flashback: siamo alla vigilia del voto di fiducia sul governo Berlusconi dopo lo strappo finiano. La sorte dell’esecutivo, alla Camera, si gioca su una manciata di deputati. Alla fine, il 14 dicembre, il governo si salva per tre voti. Decisivi saranno i «sì» di alcuni finiani «pentiti» (Polidori e Siliquini, oltre all’astensione di Moffa) e quelli dei «responsabili» Razzi e Scilipoti.

 

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI MATTEO RENZI E DENIS VERDINI

Le cronache dell’epoca si scatenarono sulla «compravendita» di deputati, sul «mercato delle vacche», sulle promesse di sottosegretariati e commissioni in cambio dell’appoggio al governo (in effetti Catia Polidori, qualche mese dopo, sarebbe diventata sottosegretaria allo Sviluppo). Si paventò persino dell’esistenza di un listino di prezzi - da 350mila euro in su - per convincere gli indecisi al cambio di casacca.

 

Ecco: di tutto questo oggi non leggerete una riga. Perché gli anni sono passati, i protagonisti delle trattative non sono più gli stessi - a parte Denis Verdini, ieri procacciatore di voti per Berlusconi, oggi per Renzi - e perché l’Italia è un Paese che si indigna a corrente alternata. Le stesse promesse di sottosegretariati e presidenze di commissione - saranno queste, alla fine, a determinare l’esito della riforma della Costituzione - non scateneranno le proteste popolari dell’epoca. Né Famiglia Cristiana vergherà un editoriale per definire la compravendita dei deputati «peggio di Tangentopoli» come fece allora. Al rottamatore fiorentino sarà perdonato un «suk» parlamentare che, in epoca berlusconiana, attirò persino le attenzioni dei magistrati.

VINCENZO D'ANNAVINCENZO D'ANNA

 

A presentare un esposto sui cambi di partito fu Antonio Di Pietro, ferito dall’addio di Domenico Scilipoti e Antonio Razzi. La procura di Roma aprì immediatamente un fascicolo, l’inchiesta finì sul binario morto. A Montecitorio i deputati dell’Idv agitavano banconote da 500 euro. Francesco Barbato accusò Berlusconi di essere un «compratore di democrazia». Per la cronaca, oggi l’Idv è risorto in Parlamento e vi hanno appena aderito gli ex grillini Romani e Bencini, pronti così a dare un aiutino al governo.

 

Scilipoti, si diceva. L’attenzione dei media nei suoi confronti fu spasmodica. Le troupe di Annozero piombarono persino in casa della madre, in Sicilia. La poverina svenne. La immaginate, oggi, una visita simile in casa di Vincenzo D’Anna?

 

MASSIMO GIANNINIMASSIMO GIANNINI

L’indignazione correva sulle pagine dei giornaloni di sinistra: Massimo Giannini, su Repubblica, parlava di «scandalo in Parlamento». «Eppure - scriveva l’attuale conduttore di Ballarò - per i Cicchitto e i Verdini, per i Bondi e gli Alfano, non è questo lo scandalo. Questa è la "libera dialettica parlamentare"». Oggi tutti i personaggi citati votano con il governo del Pd.

 

Raffaele Cantone, capo dell’Anticorruzione in epoca renziana, sul Mattino denunciava «l’immoralità del mercato in Parlamento». Sempre su Repubblica il non ancora grillino Stefano Rodotà raccontava dei «compratori di voti» che si muovevano nel «silenzio della democrazia».

 

BERLUSCONI E SCILIPOTI IN SENATO PER LA FIDUCIA AL GOVERNO LETTA FOTO LAPRESSE BERLUSCONI E SCILIPOTI IN SENATO PER LA FIDUCIA AL GOVERNO LETTA FOTO LAPRESSE

Non era da meno Marco Carra, allora iscritto al Pd, che su Liberal paragonava Berlusconi a Mangiafuoco: «Era partito come il fustigatore del "teatrino della politica" ma ha finito per diventarne il regista». Una descrizione che oggi potrebbe calzare a pennello a Matteo Renzi. E a Carra, forse, non dispiacerebbe, dato che quando abbandonò il Pd, nel febbraio 2011, l’allora sindaco di Firenze lo accusò dicendo che «chi cambia partito dovrebbe dimettersi dal Parlamento». Oggi, grazie agli odiati «trasfughi», il premier fiorentino continua a governare senza mai essere stato eletto.

 

SCILIPOTI FA VOLANTINO TRA I PEONES SCILIPOTI FA VOLANTINO TRA I PEONES

Il 14 dicembre 2010, come detto, Berlusconi «sopravvisse» per tre voti. Antonio Padellaro, su Il Fatto, tuonò: «Ha vinto l’Italia peggiore». In un corsivo de l’Unità il Pdl venne accusato di passare dal «metodo Boffo» al «metodo Moffa». Il titolo in prima pagina del giornale fondato da Antonio Gramsci fu ancora più esplicito: «Governo Scilipoti». Oggi, se Renzi dovesse spuntarla sulla riforma del Senato, quale sarebbe il titolo giusto? Governo D’Anna? Governo Verdini? Governo Amoruso? Ai posteri - e ai titolisti de l’Unità - l’ardua sentenza.

BERLUSCONI SCILIPOTI jpegBERLUSCONI SCILIPOTI jpeg

 

2. VERDINI, IERI E OGGI

Gian Marco Chiocci per il Tempo

 

Illustri opinionisti e politicanti dalla memoria corta sostenevamo che Silvio (con Verdini) i parlamentari se li comprava uno ad uno. Gli stessi columnist e membri di partito oggi nulla dicono sul mercato delle vacche e delle poltrone avviato da Renzi (con Verdini) per salvare la baracca di governo. In altri tempi Berlusconi finì alla gogna e alla sbarra per la compravendita dei senatori ordita contro un governo Prodi già moribondo di suo. Era il 2008.

SCILIPOTI FA VOLANTINO TRA I PEONES SCILIPOTI FA VOLANTINO TRA I PEONES

 

Il Cavaliere venne condannato a tre anni per quella vicenda e la sentenza fece storia perché riscrisse la Costituzione laddove si andava a ribaltare l'inesistenza del vincolo di mandato scolpito nell'articolo 67 della nostra Carta. Venne sanzionato giudiziariamente il «cambio di casacca» senza istruire altri 200 processi, perché tanti erano i parlamentari passati da una sponda all'altra. Oggi che Renzi rischia coi numeri al Senato, il tam tam di Palazzo rilancia l'avvio di un nuovo do ut des.

 

Nessuno si scandalizza eppure balla la riforma della nostra Costituzione e non solo la tenuta di un esecutivo, come nel 2010 con Razzi e Scilipoti lapidati dalla stampa libera e democratica. Perché scandalizzarsi per immminenti rimpasti di governo, peones da accasare, presidenze di commissione da ri-assegnare. Tra ricatti e promesse siamo alle solite.

gian marco chiocci e compagnagian marco chiocci e compagna

 

Solo che Renzi, con Verdini, passa per abile stratega. Berlusconi, con Verdini, passa alla storia da corruttore. Come ricorda il nostro Carlantonio Solimene, l'allora sindaco di Firenze chiedeva le dimissioni per chi cambiava partito. Oggi coi transfughi, il premier ci governa il Paese senza essere passato dalle urne. L'ipocrita non è Renzi, che fa il suo mestiere meglio di altri. È chi fino a ieri dava vigliaccamente del mariuolo a Verdini e oggi, vile, si accoda al pensiero unico e fa finta di nulla. 

 

 

 

 

 

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...