inquinamento delle acque

UN CLIMA DI TERRORE - SI APRE A PARIGI IL SUMMIT SULL’AMBIENTE, E CON LA SCUSA DEGLI ATTENTATI SI CACCIANO E SI ARRESTANO I MANIFESTANTI - DA KYOTO AL PATTO TRA OBAMA E XI JINPING, COSA È STATO FATTO PER IMPEDIRE LA FINE DEL MONDO

1. ARRESTI E LEGGI SPECIALI PARIGI BLINDATA I LEADER DEL MONDO AL VERTICE DEL TERRORE

Anais Ginori per “la Repubblica

 

marce per l ambientemarce per l ambiente

Dal 26 novembre, Joël Domenjoud, deve presentarsi tre volte al giorno in commissariato. Il dirigente dell’associazione Coalition Climat è uno dei ventiquattro militanti ambientalisti finito agli arresti domiciliari in virtù dello stato d’emergenza dichiarato dal governo. La lotta al terrorismo non risparmia neanche gli attivisti ecologisti che volevano manifestare durante il vertice sul Clima. La Cop21 si apre domani in una Parigi blindata con oltre 11mila agenti dispiegati nella capitale, di cui quasi tremila a Le Bourget, banlieue nord dove si svolge il summit con 153 capi di Stato e di governo.

 

La sfida per trovare un accordo che possa fermare il riscaldamento climatico è accompagnata dalla scommessa di garantire la sicurezza in una città che non si è ancora ripresa dagli attentati del 13 novembre. Fino a qualche settimana fa, il rompicapo maggiore per le forze dell’ordine francesi, era l’incognita black bloc. Si doveva organizzare la gestione della “Marcia mondiale per il clima” che si annunciava imponente.

 

laurent fabius cop21laurent fabius cop21

Lo choc e la paura per gli attacchi terroristici hanno messo a rischio l’intero evento, ma il governo ha deciso di confermarlo. Nessuna defezione da parte dei partecipanti, anzi la lista dei leader presenti si è allungata nelle ultime ore: da Barack Obama e Xi Jinping saranno tutti presenti domani mattina per la grande apertura della Conferenza. «Sarà un momento di speranza e solidarietà » ha promesso il presidente François Hollande.

 

Le Bourget, dove sono attese oltre 40mila persone delle 195 delegazioni rappresentate, è a sole due fermate di Rer, la linea ferroviaria urbana, da Saint-Denis, teatro sia del triplice attacco kamikaze allo Stade de France che del blitz, pochi giorni dopo, contro il covo di Abdelhamid Abaaoud, la mente degli attentati, morto nel raid. La Conferenza sarà ospitata nel Parco delle Esposizioni, a due chilometri dal centro della cittadina. Saranno le Nazioni Unite responsabili della sicurezza all’interno del centro conferenze, una vera e propria “città effimera”, così come la chiama il sito ufficiale di Cop21. I controlli degli accessi all’area di 18 ettari - 32 sale, una sala stampa per 3mila giornalisti da tutto il mondo e un’ulteriore zona di sicurezza solo per le delegazioni (zona blu) saranno invece di competenza delle forze francesi, ancora alle prese con l’allarme terrorismo.

greenpeace parigi cop21greenpeace parigi cop21

 

Per garantire la sicurezza del vertice, le autorità hanno impedito a quasi mille persone di entrare sul territorio francese. Il trattato di Schengen è sospeso almeno fino alla fine della Conferenza, l’11 dicembre, e tutti gli individui che costituiscono una “minaccia all’ordine pubblico e alla sicurezza” vengono bloccati alla frontiera. I 24 militanti ambientalisti sono stati fermati preventivamente perché definiti “contestatori radicali” e non potranno muoversi fino alla fine del vertice. Tra gli arrestati anche una coppia di agricoltori della Dordogna che tre anni avevano manifestato contro la costruzione di un aeroporto. «E’ inaccettabile trattarli come fossero terroristi» ha commentato Emmanuelle Cosse, segretario dei Verdi che chiede anche la creazione di una commissione parlamentare per vigilare sull’utilizzo dello stato di emergenza da parte del governo.

 

Il Prefetto di Parigi, Michel Cadot, ha annunciato ieri il divieto di vendita di combustibili domestici nei supermercati, dal gasolio ai carboncini per il barbecue. La “Marcia mondiale” che era prevista oggi nella capitale francese non è stata autorizzata, suscitando la protesta di Amnesty International e la Ligue des Droits de l’Homme. Alcune Ong hanno promesso di fare oggi lo stesso una catena umana intorno ai luoghi degli attacchi.

cop21 manifestanti conferenza di parigi sul climacop21 manifestanti conferenza di parigi sul clima

 

«Non correte rischi inutili» ha avvertito la Prefettura, ricordando che la priorità delle forze dell’ordine è proteggere i cittadini. Anche la marcia prevista all’indomani della chiusura della conferenza, il 12 dicembre, è stata annullata. «In questo contesto di minacce molto elevate, la riuscita della Cop21 passa anche per la messa in sicurezza ottimale del vertice » ha dichiarato il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve. Insieme al sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, Cazeneuve ha invitato gli abitanti della capitale e della regione parigina a non ricorrere all’uso delle auto private oggi e domani, due giorni in cui i trasporti pubblici saranno gratuiti.

 

cop21 conferenza di parigi sul climacop21 conferenza di parigi sul clima

Gli attentati hanno creato un’ondata di solidarietà tra i leader: molti paesi che pensavano di essere rappresentati solo da ministri alla fine hanno mandato capi di Stato o di governo. «Non ci sono mai stati così leader concentrati in un solo posto » commentano dal protocollo dell’Eliseo. L’unico paragone è l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si svolge ogni anno a New York, ma in quel caso i dirigenti governativi spesso si avvicendano in giorni diversi. Domani invece il mondo intero sarà riunito a Parigi, in una città ferita dagli attentati e il cui premier Manuel Valls ripete: «Dobbiamo prepararci a nuovi attacchi».

 

 

2. DA KYOTO AL PATTO TRA STATI UNITI E CINA COSA È STATO FATTO FINORA (E COSA NO)

Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera

 

Saranno le dimensioni imponenti della macchina che è stata messa in piedi per questi Stati Generali sulla salute della Terra: 25 mila delegati di 190 Paesi, 147 capi di Stato e di governo per una maratona negoziale di due settimane. Sarà che, mentre rinuncia a fare il «gendarme del mondo» nei Paesi in guerra, sull' ambiente Barack Obama ci mette la faccia, negoziando personalmente accordi coi grandi inquinatori mondiali, dalla Cina all' India, e sfidando il suo stesso Congresso.

cop21  conferenza di parigi sul climacop21 conferenza di parigi sul clima

 

Sarà, infine, che, dopo gli attentati che hanno scosso il mondo, da Parigi al Mali, per i leader politici è divenuto ancor più imperativo trovare un accordo sul tema più nobile che hanno davanti: il salvataggio del Pianeta. Fatto sta che la Conferenza di Parigi sul Clima che verrà inaugurata domattina (ma i lavori cominciano oggi) nel centro congressi messo su a Le Bourget, nell' area del vecchio aeroporto cittadino, inizia in un clima di fiducia e ottimismo come non si vedeva da anni nel mondo dell' ecologia.

 

UN' OPPORTUNITÀ (MA GRANDI OSTACOLI)

OBAMA HOLLANDEOBAMA HOLLANDE

Ottimismo di facciata o è la volta buona? Nessuno lo sa oggi e sarà difficile avere certezze anche ad accordi fatti, alla fine della conferenza, vista la molteplicità e la grande complessità dei problemi: l' Occidente, ad esempio, vorrebbe superare i combustibili fossili ma «Big oil» non ne vuole sapere, mentre l' India intende continuare a usare il carbone senza limiti e la Russia trova addirittura vantaggioso il global warming che potrebbe rendere coltivabili le lande gelate della Siberia. Il Terzo mondo, poi, ci sta solo se i Paesi ricchi finanziano la sua riconversione energetica.

 

E il fondo di 100 miliardi di dollari l' anno per gli emergenti a suo tempo creato in ambito Onu, non solo è poca cosa, ma è stato fin qui finanziato per due terzi soltanto. E quello che verrà raggiunto sarà comunque un accordo a «maglie larghe» con ogni probabilità non giuridicamente vincolante (molti Paesi non accettano limiti alla loro sovranità), come ha ribadito ieri il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, e quindi non avrà la forma di un trattato (che negli Usa non supererebbe il veto di un Congresso ostile ad Obama).

barack obama brinda con xi jinpingbarack obama brinda con xi jinping

 

Nonostante tutti questi ostacoli, l' ottimismo è comunque giustificato: è la prima volta che i grandi inquinatori - dalla Cina all' India agli stessi Stati Uniti - vanno a un vertice internazionale pronti ad assumere impegni per ridurre le emissioni che alterano il clima.

 

Sono 175 i Paesi che hanno presentato piani per abbassare la produzione di gas-serra: dopo decenni di dibattiti si è arrivati a una consapevolezza diffusa, quasi universale. Ma, oltre a essere sostanzialmente volontari, questi impegni (almeno per ora) sono largamente insufficienti: l' obiettivo fissato da scienziati e politici è limitare entro i 2 gradi centigradi l' innalzamento della temperatura terrestre rispetto all' era pre-industriale, mentre, anche se venissero centrati tutti gli obiettivi, gli impegni fin qui presi da 175 Paesi non consentirebbero di scendere sotto un incremento delle temperature di 2,7 gradi.

sentiero di bambu?? a kyoto, giapponesentiero di bambu?? a kyoto, giappone

 

Certo, meglio dei +4,3° verso i quali si andrebbe in assenza di interventi, ma non basta per impedire eventi catastrofici come la scomparsa di interi arcipelaghi per lo scioglimento dei ghiacci e l' innalzamento del livello dei mari.

 

DA STOCCOLMA A COP21 VIA KYOTO

Cop21, la ventunesima conferenza sul clima da quando, nel '95, alcuni Paesi presero impegni vincolanti, viene vista da molti come il punto d' arrivo di una lunga marcia - quella della graduale acquisizione della consapevolezza della gravità dei problemi climatici - iniziata ben prima del Cop1 di Berlino: la prima conferenza dell' Onu sull' inquinamento si tenne a Stoccolma nel '72, ma allora non erano chiare le dimensioni dei problemi, né le soluzioni istituzionali e tecnologiche possibili.

 

RIO INQUINAMENTO ROUSSEFFRIO INQUINAMENTO ROUSSEFF

La prima vera iniziativa contro l' effetto-serra (CO2, metano e gli altri gas che fanno salire la temperatura del Pianeta) arriverà solo con Cop3 che a Kyoto porta alla firma dell' omonimo Protocollo: siglato nel '97 ma attuato a partire dal 2005. Doveva essere un cambio di rotta per tutto il mondo, ma Kyoto escludeva i Paesi emergenti (a partire dalla nuova potenza cinese) non disposti a frenare il loro sviluppo e convinti che l' onere della lotta al global warming dovesse gravare sui Paesi ricchi, cresciuti grazie allo sfruttamento dei combustibili fossili.

 

inquinamento dei mariinquinamento dei mari

Alla fine il Protocollo non fu ratificato nemmeno dagli Usa, contrari a fare sacrifici in assenza di un coinvolgimento di tutti i grandi inquinatori. Un fallimento per i più, ma Kyoto ha consentito una prima presa di coscienza ed è divenuto la traccia per i negoziati successivi, la palestra per sperimentare meccanismi come la fissazione di un prezzo per le emissioni che alterano il clima.

 

CALDO RECORD A RIPETIZIONE

inquinamentoinquinamento

Negli ultimi anni, così, le temperature di terre e mari hanno continuato a crescere (record nel 2014, già battuto nei primi dieci mesi del 2015, come si vede dai grafici a fianco) nonostante gli sforzi di sviluppare fonti non inquinanti alternative ai combustibili fossili (soprattutto sole e vento) fatti dall' Europa ma anche da Stati Uniti e Cina che, benché non vincolati dal Protocollo, si sono buttati sul business del solare. Ma, mentre i Paesi industrializzati, tra massicci investimenti nelle rinnovabili e rallentamenti delle economia dopo la Grande Recessione, hanno contenuto lo sviluppo delle emissioni, nelle nuove potenze emergenti la produzione di CO2 è esplosa anche per il boom industriale alimentato da un ricorso massiccio alla risorsa energetica più a buon mercato: il carbone.

 

un impianto a carbone nel regno unitoun impianto a carbone nel regno unito

Così la Cina, che nel '95, l' anno di Cop1, produceva 2,8 tonnellate di CO2 pro capite, all' inizio del decennio attuale è arrivata a quota 6,7. Solo un terzo dell' anidride carbonica prodotta dall' americano medio, certo, ma, moltiplicando questo numero per il miliardo e 300 milioni di abitanti del gigante asiatico, si scopre che la Cina è il primo inquinatore mondiale.

 

OBAMA-XI, IL PATTO DI PECHINO

La svolta è arrivata un anno fa quando, davanti a questa realtà e all' inquinamento che soffoca Pechino e altre città cinesi, il presidente Xi Jinping si è fatto convincere da Obama a siglare un accordo bilaterale di reciproci impegni a combattere il global warming fissando obiettivi di lungo periodo. Ancora scottato dall' insuccesso della conferenza ambientale di Copenaghen del 2009 e deciso a concludere il suo mandato alla Casa Bianca da regista di un grande accordo mondiale sul clima, il presidente Usa nell' ultimo anno ha cercato di convincere molti altri Paesi, dall' India all' Indonesia, a seguire l' esempio di Pechino.

surf a java, indonesiasurf a java, indonesia

 

Così, rispetto a sei anni fa, stavolta si arriva a Parigi con una rete di impegni reciproci già definiti. Da qui l' ottimismo dei leader. Sanno che potranno vendere alle loro opinioni pubbliche un accordo «nobile»: la politica che per una volta guarda lontano e prende impegni a vantaggio delle generazioni future. Ma saranno anche intese di sostanza? È quasi impossibile che si arrivi fin d' ora a centrare l' obiettivo dei 2 gradi.

pneumatici nel deserto del nevada, usapneumatici nel deserto del nevada, usadeforestazione a vancouver, candadeforestazione a vancouver, candaisola maldiviana minacciata dall'innalzamento del mareisola maldiviana minacciata dall'innalzamento del mare

 

La speranza è che a Parigi venga fissato un calendario di verifiche periodiche, sia per controllare il rispetto degli impegni, sia per assumerne di nuovi, fino a raggiungere i sospirati 2 gradi. Ma per fare questo tutti i Paesi dovranno impegnarsi a riaprire il dossier clima ogni 4-5 anni. E magari finiranno per ricorrere anche alle nuove, rischiose tecniche della geoingegneria per raffreddare artificialmente l' atmosfera (ad esempio spruzzando cristalli di sale tra le nubi) se le misure dirette si riveleranno insufficienti.

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