LA CULTURA FINISCE IN FREEZER - RENZI CONGELA LA RIFORMA FRANCESCHINI: SCRITTA TROPPO IN AUTONOMIA E TROPPO MORBIDA SULLE SOPRINTENDENZE, NEMICHE GIURATE DAI TEMPI DI PALAZZO VECCHIO

Claudio Bozza per il “Corriere della Sera

 

matteo renzimatteo renzi

Renzi congela la riforma del ministero della Cultura. Il piano, che prevedeva un profondo ripensamento della «macchina» pubblica per la gestione dei beni culturali, era stato presentato appena la settimana scorsa dal ministro Dario Franceschini per ridurre le spese e snellire la burocrazia.

 

Un decreto storico (44 pagine e 36 articoli) che però è stato fermato dal premier prima che mercoledì arrivasse in Consiglio dei ministri per l’approvazione. In quel documento, al quale gli uffici di Franceschini avevano iniziato a lavorare subito dopo l’insediamento, si ridisegnavano gli assetti del ministero, ripensando ruoli e poteri delle soprintendenze.

Dario Franceschini Dario Franceschini

 

Le due novità più importanti, probabilmente le uniche ora non invise a Renzi, erano gli sgravi fiscali sulle donazioni da parte dei privati e l’introduzione di un direttore-manager (scelto con concorso anche fuori dal «pubblico» o addirittura all’estero) in sostituzione dei soprintendenti che guidano i 20 più importanti musei: dagli Uffizi a Brera, dalla Reggia di Caserta alle Gallerie dell’Accademia di Venezia o la Galleria Borghese di Roma.

 

uffizi uffizi

L’obiettivo di questa nuova figura sarebbe stata quella di valorizzare gli spazi museali, introducendo cioè nuovi servizi e puntando ad incrementare gli incassi, riprendendo in mano la leva sul prezzo dei biglietti. In cima alla lista di questi musei ci sono gli Uffizi, realtà ben conosciuta da Renzi, che con la riforma sarebbero sfilati a Cristina Acidini, soprintendente al Polo museale fiorentino, circuito di 26 tra Gallerie grandi e piccole che frutta oltre 20 milioni l’anno.

reggia di caserta reggia di caserta


La svolta al dicastero fondato da Giovanni Spadolini non è però piaciuta granché al premier, che si è deciso a stoppare il decreto per due motivi. Il primo sarebbe politico e di metodo. Franceschini avrebbe redatto la riforma in totale autonomia di fondo, senza informare e condividere con Renzi i principi cardine, presentando la riforma a cose fatte.

guido maria brera e caterina balivo jpegguido maria brera e caterina balivo jpeg

 

La seconda causa delle frizioni verte invece sui contenuti. Il decreto limita sì le competenze dei soprintendenti ai musei, ma lascia intatti i poteri delle soprintendenze ai Beni architettonici, figure che Renzi aveva contestato a più riprese quando era sindaco di Firenze per i continui «no» alle scelte di governo della città.

 

«Le soprintendenze — fu uno dei suoi attacchi più duri — sono un potere monocratico che non risponde a nessuno, ma passa sopra a chi è eletto dai cittadini». Appena nominato segretario del Pd, l’ex Rottamatore rilanciò: «Abbiamo la cultura in mano a una struttura ottocentesca, non può più basarsi sul sistema delle soprintendenze». E proprio alcuni sindaci italiani, nei giorni scorsi, hanno segnalato al premier che su quel punto in particolare la riforma Franceschini sarebbe stata una rivoluzione a metà. Da qui è poi partita la richiesta di modificare il decreto.


Il ministro dei Beni culturali si era confrontato anche con i presunti probabili oppositori della svolta. Compreso associazioni come Italia Nostra e i più convinti sostenitori della tutela, vista in contrapposizione alla valorizzazione dei beni culturali, che da sempre accusano la politica di Renzi come puro marketing, insomma, o giù di lì.

 

Galleria Borghese Galleria Borghese

Proprio grazie a queste consultazioni preventive, nel decreto sarebbero stati rimarcati alcuni passaggi sulle «attività di valorizzazione» da rendere «compatibili con le esigenze della tutela». Principio, secondo lo schema del ministero, che deve restare sempre «prioritario».

 

Una strategia politica che, però, non ha risparmiato dure critiche da parte di esperti autorevoli come Antonio Paolucci: «Questa riforma è una macelleria che confonde cultura ed economia», aveva detto il direttore dei Musei Vaticani in un’intervista al Corriere Fiorentino.

 

ANTONIO PAOLUCCI jpegANTONIO PAOLUCCI jpeg

Adesso l’impianto del decreto va già in revisione, seguendo le correzioni del premier, che se con l’ex avversario di partito Franceschini ha stabilito una discreta sintonia politica non sembra ancora aver raggiunto affinità sul «metodo di lavoro». Intanto, forse per ricercare subito una sponda politica, ieri il ministro ha incontrato a Roma i sindaci dell’Anci.
claudio.bozza@rcs.it

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN LABIRINTO. E NON SA DAVVERO COME USCIRNE. STAI CON NOI TRUMPIANI O CONTRO DI NOI? CI METTI LA FACCIA O NO? IL BRITANNICO NEO-MAGA NIGEL FARAGE HA DICHIARATO CHE AVREBBE PREFERITO CHE MELONI PRENDESSE POSIZIONI PIÙ DURE CONTRO L’UNIONE EUROPEA, ALTRO SEGNALE: COME MAI ANDREA STROPPA, TOYBOY DELL'ADORATO MUSK, SPINGE SU X PER IL RITORNO DI SALVINI AL VIMINALE? VUOLE PER CASO COSTRINGERMI A USCIRE ALLO SCOPERTO? OGGI È ARRIVATA UN'ALTRA BOTTA AL SISTEMA NERVOSO DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA LEGGENDO LE DICHIARAZIONI DI JORDAN BARDELLA, IL PRESIDENTE DEL PARTITO DI MARINE LE PEN, CHE HA TROVATO L’OCCASIONE DI DARSI UNA RIPULITA PRENDENDO AL VOLO IL "GESTO NAZISTA" DI BANNON PER ANNULLARE IL SUO DISCORSO ALLA CONVENTION DEI TRUMPIANI A WASHINGTON - E ADESSO CHE FA L’EX COCCA DI BIDEN, DOMANI POMERIGGIO INTERVERRÀ LO STESSO IN VIDEO-CONFERENZA?

marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT - L’INTERVISTA RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI AL “FOGLIO” HA MANDATO IN TILT FORZA ITALIA E SOPRATTUTTO TAJANI - IL VICEPREMIER HA REAGITO IN MODO SCOMPOSTO: “NON ABBIAMO BISOGNO DI NESSUNA SVEGLIA. MARINA FA BENE A DIRE CIÒ CHE PENSA MA NON CI HA MAI CHIESTO NÉ IMPOSTO NULLA. QUANTO DETTO DA LEI NON ERA RIVOLTO A FORZA ITALIA” - NEL PARTITO MONTA LA FRONDA VERSO LA FAMIGLIA BERLUSCONI E C’E’ CHI PENSA DI POTERSI EMANCIPARE UNA VOLTA PER TUTTE (MAGARI TROVANDO UN FINANZIATORE DISPOSTO AD ACCOLLARSI I 99 MILIONI DI FIDEJUSSONI GARANTITE DALLA DINASTY DI ARCORE) - AVVISO ALLA "SINISTRA" MARINA: NEL WEEKEND VERRA’ CONDOTTO UN SONDAGGIO RISERVATO PER TESTARE L’APPREZZAMENTO DEL SIMBOLO DI FORZA ITALIA SENZA LA PAROLA “BERLUSCONI”…

giuseppe conte elly schlein

LE INSOSTENIBILI DICHIARAZIONI FILO-TRUMP DI CONTE HANNO MANDATO IN TILT SCHLEIN - TRA I DUE SAREBBE PARTITA UNA TELEFONATA BURRASCOSA IN CUI LA SEGRETARIA DEM AVREBBE FATTO CAPIRE A PEPPINIELLO CHE SE CONTINUA COSÌ IL M5S CROLLERÀ AL 7% - ELLY DEVE FARE I CONTI CON L’AUT AUT DI CALENDA E CON LA MINORANZA CATTO-DEM IN SUBBUGLIO CONTRO CONTE – PEPPINIELLO TIRA DRITTO: PARLA ALLA PANCIA DEI 5 STELLE E ABBRACCIA LA LINEA ANTI-DEM DI TRAVAGLIO SU RUSSIA E TRUMP. MA "LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO" SA BENISSIMO CHE, SENZA UN ACCORDO COL PD, A PARTIRE DAL PROSSIMO VOTO REGIONALE, NON VA DA NESSUNA PARTE…

elon musk donald trump caveau oro

DAGOREPORT - ALTA TENSIONE TRA IL MONDO FINANZIARIO AMERICANO E KING TRUMP - PRIMA DI DICHIARARE GUERRA A WASHINGTON, I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI ASPETTANO CHE TRUMP E MUSK CACCINO IL PRESIDENTE DELLA FEDERAL RESERVE  PER IMPORRE I BITCOIN COME RISERVA NAZIONALE. UNA MONETA DIGITALE E SOVRANAZIONALE CHE AFFOSSEREBBE IL DOLLARO, E QUINDI L'ECONOMIA USA. E GOLDMAN SACHS SI PORTA AVANTI CONSIGLIANDO DI INVESTIRE IN ORO - LE RIPERCUSSIONI PER L'ITALIA: MELONI SA CHE I GRANDI FONDI, SE VOLESSERO, POTREBBERO MANDARE GAMBE ALL'ARIA IL DEBITO TRICOLORE...

luca zaia marina berlusconi matteo salvini il foglio

FLASH – PARE CHE LUCA ZAIA, DOPO AVER LETTO L’INTERVISTA-MANIFESTO RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI AL “FOGLIO”, ABBIA COMMENTATO SODDISFATTO: “QUESTA C’HA LE PALLE”. IL SEGRETARIO DELLA "LIGA VENETA", ALBERTO STEFANI, AVREBBE SUBITO RIFERITO IL COMMENTO DEL “DOGE” A SALVINI. COME L'HA PRESA L'EX TRUCE DEL PAPEETE? NON HA GRADITO L’ENDORSEMENT PER LA “CAVALIERA”: QUESTA VOLTA LA TISANELLA CHE CONSIGLIA SEMPRE AI "SINISTRELLI ROSICONI" L'HA DOVUTA BERE LUI, PER PLACARSI…