FUOCO E FIAMME GIALLE - IL GENERALE ADINOLFI RISPONDE ALLE ACCUSE: “PER FERMARE LE INDAGINI SU RENZI AVREI DOVUTO INTERVENIRE SU QUATTRO LIVELLI GERARCHICI” - DAVANTI ALLA PROCURA DI FIRENZE TORNANO LE DENUNCE DI MAIORANO, DALLA CASA DI CARRAI AI CONTRIBUTI DELL’AZIENDA (FALLITA) DI FAMIGLIA
1. "NON POTEVO FERMARE LE INDAGINI SUL PREMIER. SOTTO DI ME CI SONO BEN QUATTRO LIVELLI GERACHICI"
Davide Vecchi per ‘’il Fatto Quotidiano”
Dovrebbe chiederlo al procuratore capo di Firenze: sarebbe la cosa migliore, io non potrei dirle qualcosa di diverso da questo". Il generale della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi, non sembra stupirsi dell' indagine avviata dai magistrati fiorentini a seguito di un esposto per accertare se negli anni in cui ha guidato il comando interregionale di Emilia e Toscana ha bloccato alcune indagini a carico di Matteo Renzi. Erano gli anni dell' ascesa al potere dell' oggi premier: dal 2011 al 2014.
La denuncia ipotizza un suo interessamento per le vicende che riguardavano l' allora sindaco...
Mi creda: ho la coscienza pulitissima. Non abbia dubbi: pulitissima.
Il rapporto confidenziale con Renzi però..
Con il sindaco della città?
Si, certo.
Lui era il primo cittadino, io il comandante interregionale.
Dalle intercettazioni emerge una certa familiarità.
E sia. Le dico però che tra me e le indagini esistono quattro livelli gerarchici, cioè io avrei dovuto dire al mio comandante regionale 'fate questo non fate quest' altro'. Lo trovo eccessivo, lo trovo francamente eccessivo. Tutto.
Che intende per tutto?
Tutto. Quello che succede. Ma andiamo avanti.
I dialoghi tra voi, mi permetta, non sembrano propriamente istituzionali. I giudizi su Letta, per esempio, non avevano nulla ache vedere con Firenze. Tra lei e Renzi c' è una amicizia, un buon rapporto se preferisce, tanto che lei arriva a dargli dello stronzo.
Certo, ma nessuno da quando sono state pubblicate quelle intercettazioni ha rivelato che Renzi aveva toccato la mia squadra del cuore, per questo gli ho risposto in quel modo. Io tifo il Milan, lui tifa la Fiorentina e quindi sono stato nello scherzo: nulla di grave, voglio dire, questioni di calcio.
Un dialogo tra amici, insomma. A proposito: domenica la Fiorentina ha battuto il Milan. È stata forse l' occasione per risentirvi?
Eh non me lo ricordi, già. Sentirci? No, no.. meglio di no, per carità.
Alcuni ricordano però che lei avrebbe chiesto al premier di essere nominato a capo della Finanza o alla guida dell' Aise, l' ex Sismi proprio grazie a questo legame di amicizia. È vero?
La nomina? Ma io non l' ho mai voluta, figurarsi chiederla. Non potevo chiederla: non si può chiedere una nomina dopo quello che è successo con la vicenda di Marco Milanese. Per questo trovo tutto eccessivo e pretestuoso.
Milanese, l' ex deputato del Pdl, già ufficiale della Gdf, che la chiamò in causa durante un interrogatorio nell' inchiesta P4. Lei fu indagato per rivelazione del segreto istruttorio e favoreggiamento ma la sua posizione fu archiviata.
Eccessivo e pretestuoso.
Pretestuoso? Cosa?
Io sono dispiaciuto per me, per la mia famiglia, per le persone che mi vogliono bene, per quelli che mi stimano cioè... però lasciamo stare. Prosegua, la prego Anche questo fatto di tornare su una vicenda del genere lo trovo eccessivo, capisce? Rivedersi domani sul Fatto Quotidiano per una cosa del genere... capisce?
Se la procura apre un fascicolo è doveroso riportarlo, non trova?
Certo, appunto, ma vediamo come va a finire: almeno questo.
Solitamente si dice: aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso.
Esattamente. Aspettiamo.
2. TUTTI I FINANZIAMENTI A RENZI ECCO LE DENUNCE DIMENTICATE
Davide Vecchi per “il Fatto Quotidiano”
Telefoni roventi. Il Giglio magico ha imposto il silenzio sull' inchiesta aperta dalla Procura di Firenze riguardo ai rapporti tra il generale della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi, e il premier, Matteo Renzi. Gli uomini più vicini all' ex rottamatore hanno cercato di capire cosa stesse accadendo nel capoluogo Toscano, spingendosi a chiamare persino fedelissimi della prima ora poi però dimenticati lungo il percorso a Roma.
Le indagini della procura potrebbero riguardare l' intero periodo in cui Adinolfi ha ricoperto l' incarico di comandante interregionale di Emilia e Toscana, quindi dal 2011 al2014.E coinvolgere buon aparte dei fedelissimi del premier. A cominciare da Luca Lotti, capo gabinetto di Renzi a Palazzo Vecchio, incaricato di gestire i rapporti con le forze dell' ordine. Fu lui a presentare il primo cittadino ad Adinolfi. Non solo.
L' esposto da cui ha preso avvio il fascicolo elenca una serie di denunce che negli anni erano state presentate contro l' operato di Renzi e che non avrebbero avuto un seguito investigativo.
Tutte firmate da un dipendente del Comune, Alessandro Maiorano. Un attivismo, quello di Maiorano, tale da sfiorare la mitomania. Ma quando lo scorso 10 luglio il Fatto ha pubblicato le intercettazioni tra Adinolfi e Renzi in cui emergeva la profonda amicizia tra i due, Maiorano si è rivolto all' avvocato Carlo Taormina: le mie denunce sono cadute nel vuoto per questo? Così Taormina il 15 luglio ha presentato l' esposto alla procura di Genova che lo ha trasferito a Firenze.
Le denunce che sarebbero cadute nel vuoto riguardano principalmente i soldi con cui Renzi ha finanziato la sua ascesa. Quattro milioni raccolti attraverso associazioni e fondazioni. L' ultima, la Open, ha nel Cda Lotti, Maria Elena Boschi, il tesoriere e avvocato Alberto Bianchi e il fidatissimo Marco Carrai. A quest' ultimo è dedicato u n' altra denuncia. Riguarda la casa di via degli Alfani a Firenze che pagava a Renzi quando era sindaco.
Carrai in quegli anni è stato nominato alla guida della controllata Firenze Parcheggi prima e poi a capo degli Aeroporti, dove tutt' ora siede. C' è poi, tra le altre, la vicenda dei contributi figurativi percepiti da Renzi grazie all' assunzione nell' azienda di famiglia Chil Post, poi fallita e per cui il padre Tiziano è indagato per bancarotta fraudolenta.
Ma il punto di partenza rimangono le telefonate tra Adinolfi e Renzi, ma anche Lotti, Nardella. Le intercettazioni dell' inchiesta napoletana sulla metanizzazione di Ischia, condotta dal pm Henry John Woodcock con il Noe dei carabinieri guidato dal colonnello Sergio De Caprio: Ultimo. Poi rimosso.