‘GNAZIO NEL BUNKER - ESPOSITO A MUSO DURO CONTRO IL SINDACO MARZIANO: “NON È STATO CAPACE, E ORA NON PUÒ PENSARE DI RIDURRE IN MACERIE IL PD E DI NON RIMANERCI SOTTO. PRIMARIE? FOSSI IN LUI FAREI ALTRO” - SE NON SE NE VA, L’ORDINE DAL NAZARENO È: IL PD NON VOTA IL BILANCIO E FORZA IL COMMISSARIAMENTO

L’assessore Esposito: “L’impressione è stata quella di un sindaco che fa le cose contro i romani. Manifestazioni a sostegno? Di quali manifestazioni stiamo parlando? Lì c’era la città? Persone che fino a ieri si occupavano di altre cose, ma che pur di attaccare Renzi sono diventate sostenitori di Marino”…

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1. “IGNAZIO NON È CAPACE ADESSO EVITI LE MACERIE”

Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica

 

stefano esposito intervistato stefano esposito intervistato

«Marino non può prendere a testate le colonne della casa Pd e pensare di non rimanerci sotto». Stefano Esposito, senatore democratico, assessore dimissionario ai Trasporti di Roma, attacca «quei consiglieri del sindaco che vanno in giro a dire che Matteo Orfini è il suo carnefice e che io sarei il killer mandato da qualcuno. Sono accuse offensive oltre che false».

 

Marino ha spiegato tutto ai magistrati, si è dimesso solo per poterlo fare liberamente. Questo cambia le cose?

«Ho sempre auspicato che questa vicenda si risolvesse, ma gli scontrini sono l’ultimo episodio di una lunga seria di errori caratterizzati dall’incapacità di instaurare un rapporto con la città»

 

Cos’ha sbagliato?

«Governare Roma non significa fare il presidente della commissione antimafia. Nessuno mette in discussione la discontinuità, ma non basta dire “io sono l’argine contro la mafia” perché l’argine non è solo lui e comunque — a parte Ostia, dove siamo arrivati prima — a Roma la politica ha capito quel che c‘era da capire solo dopo la magistratura».

 

stefano esposito 1 stefano esposito 1

E se volesse restare?

«I desideri sono legittimi, ma il Pd è stato netto, sia attraverso Orfini che con il gruppo consiliare »

 

Perché è così convinto?

«Nelle parole di Marino intravedo una persona che non ha saputo interpretare il rapporto con la città anche per colpa delle persone di cui si è circondato, a partire dalla consigliera politica Alessandra Cattoi. Ci sono stati errori di valutazione e di comunicazione. Molte iniziative avrebbero potuto essere un successo se gestite diversamente, ma l’impressione è stata quella di un sindaco che fa le cose contro i romani».

 

Se resistesse che farete?

«Mi auguro che eviti, che misuri attentamente le scelte dei prossimi giorni. Marino non pensi di poter prendere a testate le colonne della casa pd senza rimanerci sotto».

MARINO ORFINI MARINO ORFINI

 

Dopo le nomine nel cda dell’Auditorium, Orfini ha scritto un tweet molto duro.

«Se fai battaglia contro i poteri forti devi essere coerente. Non do giudizi sulle persone, ma a Orfini ho detto: forse abbiamo capito male noi chi sono i poteri forti, credevo che a Roma i Caltagirone ne facessero parte»

 

E se corresse alle primarie?

«So che il segretario del mio partito non è d’accordo, ma io sulle primarie andrei cauto. Un gruppo dirigente che si ricostruisce deve assumersi la responsabilità di presentare un progetto e scegliere una persona».

 

Ma se ci fossero?

«Al posto di Marino farei altro. Sempre in politica, per carità, ma altro»

 

Come spiega le manifestazioni in difesa del sindaco?

marino orfini marino orfini

«Di quali manifestazioni stiamo parlando? Lì c’era la città? L’impressione che ho avuto è che ci fossero persone che fino a ieri si occupavano di altre cose, ma che pur di attaccare Renzi sono diventate sostenitori di Marino. Farei una riflessione molto seria su questo».

 

 

2. NON VOTARE IL BILANCIO, L' ARMA FINALE DEL NAZARENO

Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera

 

È una resa senza condizioni quella che il Partito democratico chiede a Ignazio Marino. Se il sindaco di Roma, ventilando l' ipotesi di ritirare le proprie dimissioni, pensava di andare in pressing su Matteo Renzi ha dovuto ricredersi.

ALESSANDRA CATTOI ALESSANDRA CATTOI

«Niente trattative», è la parola d' ordine che si sente sussurrare nel quartier generale del Pd.

 

Il presidente del Consiglio, del resto, considera questa giunta un capitolo già chiuso.

Prima di partire, con i suoi, è stato netto: «Il tema per noi è Roma, non Marino. Concentriamoci sulla Capitale e lasciamo perdere il passato».

I renziani sono quindi inamovibili e hanno interrotto i contatti con il primo cittadino.

Nessuno parla più con Marino.

RENZI MARINO RENZI MARINO

 

Il premier non lo faceva già da tempo. Il suo braccio destro e sinistro, Luca Lotti, è sulla stessa linea. Anche il vicesegretario Lorenzo Guerini, che pure in un primo momento aveva cercato di mediare, non alza più il telefono per sentire il sindaco.

Matteo Orfini, commissario del partito romano, fresco di proroga, ha interrotto tutti i contatti poco dopo la vicenda degli scontrini. Marco Causi, assessore al Bilancio dimissionario, è l' unico ufficiale di collegamento tra il Pd e il Campidoglio, ma anche lui ieri si è spazientito con il sindaco.

 

Insomma, quello che il primo cittadino della Capitale sperava di ottenere, ossia un abboccamento con il presidente del Consiglio, non c' è stato. E difficilmente ci sarà. Dicono che ora Marino punti sulla mediazione di Graziano Delrio per ottenere quell' uscita con l' onore delle armi che gli sta tanto a cuore.

 

lorenzo guerini lorenzo guerini

A Palazzo Chigi come al Nazareno sono convinti che, alla fine, il sindaco non ritirerà le dimissioni: «Senza il Partito democratico non c' è una maggioranza nel consiglio comunale, quindi Marino non potrà andare avanti», è la spiegazione che viene data.

 

Ma è anche vero che, dopo i tira e molla del primo cittadino della Capitale, nessuno è più disposto a mettere la mano sul fuoco sul fatto che il sindaco lascerà il Campidoglio. Perciò, nel frattempo, si studiano tutte le possibili contromosse. Fino all' arma estrema: quella di non votare il bilancio preventivo che va approvato entro fine anno, nel caso in cui Marino non si dimetta. In questo modo scatterebbero delle procedure che porterebbero al commissariamento.

 

Ma è chiaro che si tratta di una extrema ratio , perché quello che vorrebbe veramente il premier è chiudere questa storia al più presto, limitando, per quanto è possibile, i danni che sono già stati fatti all' immagine del Pd, e buttandosi a capo fitto sull' operazione Giubileo.

 

Marco Causi Marco Causi

Ma anche se tutto filasse liscio, se questo tormentone romano avesse fine entro il due novembre e Marino confermasse le dimissioni, potrebbero ancora esserci dei problemi.

Non tanto quelli legati all' annuncio del sindaco che non esclude di partecipare alle primarie, perché non è affatto detto che a Roma si tengano quelle consultazioni. Infatti, se si trovasse un nome di peso, su cui tutti o quasi si trovassero d' accordo, le primarie potrebbero diventare superflue.

 

I timori di una parte del Pd riguardano invece la possibilità che Marino decida di presentasi in proprio, con una lista civica, anche se gli uomini a lui più vicini negano che il sindaco abbia intenzione di ingaggiare una battaglia elettorale contro il proprio partito. E, per esempio, la stessa Sel è divisa. Un pezzo di quel movimento immagina di poter costruire una «Cosa rossa» attorno alla candidatura di Marino. Ma il capogruppo di Sel alla Camera Arturo Scotto lo esclude: «Non possiamo andare alle elezioni con lui, è bruciato».

 

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