renzi bergoglio

1. IL GOVERNO RENZI E IL RENZISMO NON HANNO SPONDA NÉ CON LA CEI NÉ CON LA SANTA SEDE 2. IL PREMIER CAZZONE E’ TROPPO AFFINE NEI MODI E NEI "COSTUMI" (OLTRETEVERE RESTANO SEMPRE UN PO' BACCHETTONI) AL BERLUSCONISMO EX IMPERANTE, PER GIUNTA NON FILTRATO DALLE MAGLIE DEL GIANNILETTISMO. E INFATTI MATTEO NON LO FILTRA PROPRIO NESSUNO

marino renzi bergogliomarino renzi bergoglio

DAGOREPORT

Piccola guida dei rapporti Italia-Vaticano a beneficio di coloro che, al termine del Sinodo, ancora non ci capiscono un ciuffolo.

 

1) Il governo Renzi e il renzismo non hanno sponda né con la Cei né con la Santa Sede. Dove per Cei non si intende più il presidente Angelo Bagnasco, ma il "suo", si fa per dire, segretario generale Nunzio Galantino; e per Santa Sede si intende o direttamente Papa Francesco (sempre più deluso dal "potere machiavellico" renziano, come lo chiama Eugenio Scalfari, che con Bergoglio parla eccome) ovvero, più pragmaticamente, il suo segretario di Stato Pietro Parolin.

BERGOGLIO - RENZIBERGOGLIO - RENZI

 

Tagliato fuori dai giochi il nunzio Adriano Bernardini, oggetto – si sussurra nei sacri palazzi - di stalking continuo da parte del suo principale per le nomine dei vescovi che vuole lui, anche a dispetto dei Santi e degli Angeli. E, soprattutto, a dispetto del futuro (e già presente) candidato alla successione al soglio di Pietro, cioè Angelo Scola.

 

renzi papa bergoglio 5renzi papa bergoglio 5

2) In questo triangolo Chigi-Cei-Vaticano non ci sono più le figure di un tempo, per intenderci alla Gianni Letta con Berlusconi. E' rimasto uno spazio di "vuoto spinto" (dicono così nei dintorni e "dentro" Santa Marta) dove il silenzio certifica una diffidenza reciproca e solida. Anzi se c'è un aspetto dove due angoli del triangolo - Cei e Vaticano - sono davvero d'accordo è proprio la mancanza di fiducia nel cosiddetto nuovo corso di Pittibimbo. E’ troppo affine nei modi e nei "costumi" (oltretevere restano sempre un po' bacchettoni) al berlusconismo ex imperante, per giunta non filtrato dalle maglie del lettismo. E infatti Matteo non lo filtra proprio nessuno.

 

renzi papa bergoglio 4renzi papa bergoglio 4

3) D'altra parte, diciamocelo: anche a Chigi non si avverte più il bisogno di coltivare i rapporti privilegiati di un tempo con il Vaticano. Semmai sono loro ad avere bisogno di noi, non viceversa! si sussurra. Infatti a livello burocratico Palazzo Chigi ha affidato gli scambi con l'altra parte a tre soggetti non proprio amatissimi dalle parti di San Pietro: per la commissione paritetica, ecco Francesco Margiotta Broglio, immarcescibile nonostante l'età avanzata e sempre dichiaratamente ostile, soprattutto sui cappellani militari e sull'otto per mille; per gli affari generali, spunta Anna Nardini, cioè l'orecchio di Giampiero Massolo a capo del Dis; e per il giubileo, eccheqqua Paolo Aquilanti, cioè l'orecchio e la mente di Maria Elena Boschi. Tutti ovviamente ritenuti del partito non cattolico (per non dire altro), perché ben conosciuti e soppesati da tempo nei sacri palazzi.

renzi e bergoglio renzi e bergoglio

 

4) Le unioni “incivili” insomma c'entrano solo un po', ma non sono la questione principale.

 

5) C'è un'intesa perfetta in curia e dintorni nel tenere le distanze dal potere fiorentino-romano. Come all'epoca del craxismo. La battuta che gira è sintomatica. Annotatevela perché viene da parecchio in alto: "anche questo prima o poi finirà, speriamo presto". E da quelle parti di tempi lunghi se ne intendono.

 

maria elena boschi e delriomaria elena boschi e delrio

A differenza del governo Craxi, manca però nel governo Renzi un interlocutore alla Giulio Andreotti, non tanto per siglare una nuova revisione del concordato, capolavoro dell'era del CAF, quanto piuttosto per tenere buoni i rapporti. Il "povero" - come viene chiamato oltretevere - Graziano Delrio sarebbe tanto una "brava persona", ma incapace di frenare le intemperanze ed esuberanze giovanilistiche del suo capo. Viene sentito più per sondare che per decidere. Troppo insolente e rigida viene ritenuta madama Boschi (le è venuto male perfino il baciamano a Bergoglio durante l'udienza del 18 ottobre), e sostanzialmente incolto appare il pupillo renziano Luca Lotti, che pure in chiesa ci va ed è anche spiritualmente ben assistito...

boschi-delrioboschi-delrio

 

6) Il giovane Lotti, eccolo: è costretto a mantenere aperti canali di comunicazione per le minutaglie quotidiane (luce, rifiuti, televisione, patrocini, aiuti) e a lui sono costretti a rivolgersi, con qualche fastidio, i prelati della guardia, vecchia (leggi Bagnasco) e nuova (leggi Segreteria di Stato). Soprattutto dopo che Matteo Renzi ha dichiarato in ambasciata d'Italia, per l'anniversario dei Patti Lateranensi, che è lui, il Luca, il suo vero ambasciatore. Col nuovo ambasciatore, in effetti, l'ambasciata presso la Santa Sede ha traslocato, senza diplomatici al seguito, direttamente a Palazzo Chigi. Per occuparsi di bollette e altre pratiche, si intende.

 

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7) Ci sono poi gli imbucati, ossia coloro che si accreditano pur senza alcun credito o accredito reale. Il primo fra tutti è Luigi Zanda, già uomo macchina di Francesco Rutelli, il quale tanto si è dispiaciuto che il fu sindaco Ignazio Marino non abbia chiamato Luigino per consigli e suggerimenti sul nuovo Giubileo. Tutti in Vaticano lo conoscono bene, Luigino Zanda, e non solo per il Grande Giubileo del 2000.

Luigi Zanda Luigi Zanda

 

Infatti ogni volta che Zanda garantisce che c'è l'ok del Vaticano, ah ah, dopo poco scatta la smentita. L'ultima – clamorosa! - è stata quella di Galantino sulle unioni civili; la penultima, sempre di Galantino, quella estiva sugli immigrati. Eppure il collaboratore numero uno di Galantino, suggeritore ascoltatissimo per nomine ed eventi, è Alberto Melloni, il più caro amico di Zanda. Non a caso quest'ultimo è stato a lungo componente del consiglio di amministrazione della fondazione Giovanni XXIII guidata proprio da Melloni (e puntualmente finanziata dallo Stato per una mezza milionata di euro…). Ma tutto questo non basta. Galantino di Zanda non si fida. E almeno su questo concorda con Bagnasco e Ruini.

ALFANO LORENZIN FOTO LAPRESSE ALFANO LORENZIN FOTO LAPRESSE

 

8) Nella terra di mezzo c'é la galassia, da oltretevere soprannominata "sterile", degli alfanoidi. Angelino triangola sostanzialmente con Maurizio Lupi, il fu ministro, e con Rino Fisichella, che qualche ruolo secondario e di risulta è riuscito a raschiare da Papa Francesco grazie all'amico monsignore Dario Viganò, numero uno della comunicazione vaticana. Ma l'occhio lungo di Camillo Ruini, Giuseppe Betori, Angelo Scola e dello stesso Bagnasco va già oltre. 

 

Di Alfano, possiamo finalmente ammetterlo?, non si erano mai fidati per davvero e fino in fondo. Anzi. Ruini, all'epoca dell'appoggio al morituro governo di Enrico Letta e del distacco da Berlusconi, lo chiamò personalmente, sì, ma solo per accontentare l'amico Gaetano Quagliariello. Fine delle trasmissioni.

 

gaetano quagliariello saluta mons leuzzigaetano quagliariello saluta mons leuzzi

9) E a proposito del Quaglia… la sua mossa ultima, il distacco da Alfano e da Renzi, va ben al di là della sortita di un singolo, per quanto malmostoso come Quagliariello e in cerca di nuove collocazioni da qualche parte. Fa parte di un progetto molto più ampio che giudica troppo rischioso lasciare l'Italia sia al renzismo sia al grillismo (perfino il presidente emerito Giorgio Napolitano vuole la modifica dell'italicum…) e punta dritto a un nuovo centro destra. Ovviamente rifondato, per carità, in una chiave cattolico-democristiana che se proprio non vince, ma anche sì perché no, almeno impedisce le derive degli altri contendenti.

 

VERDINIVERDINI

10) Infatti… Dopo che Alfano e Beatrice Lorenzin verranno inseriti nelle liste del partito unico di Renzi (dovrebbero essere gli unici da Ncd! Ma non dite ad Angelino che per la Beatrice è tutto ok, però al posto suo, in lista, potrebbe essergli preferita la sua meno ingombrante portavoce, Danila Subranni), nel centrodestra dei moderati si apriranno vaste praterie.

 

verdiniverdini

Allora sarà ufficializzato l'appoggio canonico ai cattolici di marca ciellina-opusdeina-tradizionalpatriota guidato dai vari Quaglia-Lupi-Formigoni. E al diavolo quel pesante Denis Verdini (anticlericale di vecchio conio) e quel Fabrizio Cicchitto (vero erede del socialismo nel partito renziano) che ai monsignori suscitano sempre parecchio fastidio digestivo. Certo. Appoggio sarà, ma sempre con diplomazia, in modo solido e strutturato. Come si dice: “nei territori”. Che da quelle parti significa parrocchie, suorine e fraticelli.

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