GUBITOSI NON HA PRESO MOLTO BENE LA “PICCOLA” TRATTENUTA, 150 MILIONI TONDI, CHE IL GOVERNO RENZI ANNUNCIA SUL CANONE PER IL 2014. E GLI AVVOCATI DELLA TV DI STATO LAVORANO GIÀ PER DIMOSTRARE CHE LA SFORBICIATA, DECISA CON IL DECRETO IRPEF, È CONTRARIA ALLA COSTITUZIONE E AL DIRITTO EUROPEO
Aldo Fontanarosa per La Repubblica
La Rai non ha preso molto bene la "piccola" trattenuta, 150 milioni tondi, che il governo Renzi annuncia sul canone per il 2014. E gli avvocati della tv di Stato lavorano già per dimostrare che la sforbiciata, decisa con il decreto Irpef, è contraria alla Costituzione e al diritto europeo. La tesi è che la televisione pubblica (e il suo canone) siano territorio "indisponibile" per il governo. Un'area protetta dove nessun esecutivo può entrare senza colpire al cuore l'autonomia editoriale dell'azienda.
Il principio si rintraccia nelle sentenze della Corte Costituzionale 59 del 1960, 225 e 226 del 1974, quindi nella prima legge di riforma della Rai, la 103 del 1975. La stessa Corte di Giustizia dell'Ue legittima il canone, che non considera aiuto di Stato, perché è il cuscinetto tra governo e libera informazione. Stessa filosofia nelle raccomandazioni del Consiglio d'Europa numero 96 (del 1996) e 9 (del 2003).
Il parere dei legali arriverà sul tavolo dei consiglieri della tv di Stato il 29 aprile, poi si deciderà la linea. Quando il governo Letta negò l'adeguamento all'inflazione del canone 2014 - con una perdita secca di 22 milioni a bilancio - il consiglio Rai fece immediato ricorso al Tar (una decisione che aveva un solo precedente nella storia aziendale).
E la stessa strada può essere percorsa adesso: ricorso ai giudici del Tar (stavolta contro il decreto Renzi sull'Irpef) perché sollevino eccezione di costituzionalità alla Consulta. Certo, la mossa sarebbe ancora più impegnativa della precedente; dunque sarà meditata con cautela.
Come sarà ben meditata la vendita di una parte di RaiWay (la società di ripetitori e frequenze) che Renzi sta incoraggiando, sia pure in modo indiretto. Dice Rodolfo De Laurentiis, consigliere Rai e presidente di Confindustria Radio e Tv: «Questa società è un bene, un asset strategico non solo per la Rai, ma per la nazione. Cederne una quota è un'idea, e aspetto al riguardo le proposte del direttore generale Gubitosi; ma a patto di scrivere una piano strategico che valorizzi RaiWay. I 60 giorni che il governo fissa per chiudere l'operazione di vendita sono insufficienti».
De Laurentiis precisa, a scanso di equivoci: «In Rai ci siamo accorti che il Paese vive ancora una fase terribile, che la disoccupazione conosce vette non più accettabili. Dunque, da amministratori di un'impresa pubblica, faremo la nostra parte per il rilancio dell'Italia. Il problema è indovinare la strategia. Noi, in verità , abbiamo già dimostrato idee assai chiare».
«Abbiamo portato l'azienda in utile, nel 2013, per 5 milioni contro un rosso di oltre 244 dell'anno prima. Abbiamo tagliato i costi con energia, ma senza deprimere l'offerta tv, forte di 14 canali, o gli ascolti. à nostro il 40% di share nella prima serata. Aggiungo, a proposito di lavoro, che trasformiamo ogni anno 500 posti precari in impiego stabile. Si prosegua con questa intelligente austerità , dico io, senza avventure o azzardi».
MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN Luigi Gubitosi RENZI Luigi Gubitosi Renzo Arbore e Giovanni Minoli