INCAZZATO COME UN WULFF - ASSOLTO DA TUTTE LE ACCUSE, L’EX PRESIDENTE TEDESCO CHRISTIAN WULFF SCODELLA UN’AUTOBIOGRAFIA IN CUI SI VENDICA DI GIUDICI E GIORNALISTI

Paolo Lepri per il "Corriere della Sera"

Christian Wulff con la moglie BettinaChristian Wulff con la moglie Bettina

 

Chi ha paura di Christian Wulff? Non tutti, almeno a giudicare dalle apparenze. Poche settimane dopo il suo epilogo, il caso dell’ex presidente costretto a lasciare l’incarico per una serie di scandali, veri o presunti, e poi totalmente prosciolto dalla magistratura (che ha anche rinunciato a presentare appello), sembra destinato ad essere digerito senza pesanti complicazioni.

CHRISTIAN WULFF CON LA SECONDA MOGLIECHRISTIAN WULFF CON LA SECONDA MOGLIE

 

Nonostante la furibonda offensiva, pensata per lasciare il segno, che il grande inquisito ha lanciato contro la stampa e contro la giustizia. Il «Kennedy tedesco», come lo chiamavano, è ora un uomo solo che cura le molte ferite con la medicina della vendetta. Ha perso la seconda moglie, quindici anni più giovane di lui, che lo ha lasciato dopo la conclusione della sua avventura istituzionale.

 

Con la fine del loro matrimonio, avvenuta tra dimissioni e assoluzione, era comunque calato il sipario su un’epoca minore. Quella di una Germania «carina», amante dei privilegi del potere, in cui il tatuaggio tribale sul braccio destro della bionda Bettina, accusata perfidamente di avere fatto in passato la escort, era diventato un po’ il nuovo simbolo dello Schloss Bellevue, il Quirinale berlinese.

 

Ganz oben, ganz unten (Molto in alto, molto in basso), il suo libro di memorie, si vende bene. È al primo posto nella saggistica. Ma Wulff non è riuscito a ottenere quella incondizionata solidarietà che sperava di ricevere. Con l’eccezione di un uomo dalla lingua tagliente come il socialdemocratico Peer Steinbrück, rivale di Angela Merkel nelle ultime elezioni, il mondo politico ha sostanzialmente guardato dall’altra parte.

CHRISTIAN WULFF CON LA MERKELCHRISTIAN WULFF CON LA MERKEL

 

E il sessantasette per cento dei cittadini interpellati da un sondaggio dell’Istituto Forsa continua a ritenere «giusta» la scelta di fare un passo indietro, presa nel pieno di una tempesta che aveva scosso, nel febbraio 2012, una nomenklatura meno solida di quello che si può comunemente ritenere.

 

Wulff non ha risparmiato le bordate e non ha nascosto i risentimenti. «Sarei anche oggi la persona giusta nell’incarico di presidente», ha detto, mancando forse di rispetto al suo successore, l’ex pastore evangelico e leader del dissenso nella Ddr Joachim Gauck, e irritando anche coloro che avevano salutato con favore la avvenuta riabilitazione.

 

Insomma, ha sguainato la spada. Sono ormai lontani i giorni dell’orgoglio silenzioso. Quando fu assolto, qualche mese fa, si limitò a dichiarare, uscendo dal tribunale di Hannover, che sarebbe tornato a prendere i figli a scuola «per far vivere loro un padre più sereno di quanto lo sia stato negli ultimi anni». «Sono stato vittima di una persecuzione», è invece il suo pensiero di adesso.

 

Christian Wulff Bettina Korner jpegChristian Wulff Bettina Korner jpeg

In realtà, va ricordato che contro Wulff aveva resistito solo un’accusa delle tante che si erano succedute in quel terribile inverno. Il tribunale di Hannover lo ha giudicato, alla fine, per il conto di un albergo di Monaco, durante l’Oktoberfest, pagato dall’amico produttore cinematografico David Groenewold in cambio di una raccomandazione per il finanziamento di un film.

 

Tutte le altre imputazioni erano già cadute: un prestito e un mutuo a condizioni di favore per la costruzione di una villa (nessuna irregolarità, si accertò poi, almeno dal punto di vista penale), le vacanze pagate nell’isola di Sylt, i tanti favori ricevuti da un uomo che sembrava aver costruito, quando era alla guida della Bassa Sassonia, un sistema di potere ramificato. «Non ci sono prove», fu l’annuncio della Corte. L’onore perduto è stato restituito.

 

Quali sono gli elementi principali della campagna dell’ex presidente? «Media e magistratura si sono passati a vicenda la palla», ha tuonato. Per molte settimane è effettivamente sembrato che la giustizia indagasse su quello che scrivevano i giornali e che i giornali pubblicassero rivelazioni trapelate durante le inchieste. Sono stati setacciati migliaia di file, esaminati quarantacinque conti bancari, controllate trentasette linee telefoniche e perquisite otto abitazioni.

 

wulff wulff

Il conto finale è di quattro milioni di euro. Quando la Procura di Hannover decise di chiedere la revoca della sua immunità la stampa lo seppe immediatamente. Wulff, dopo un colloquio con Angela Merkel (che lo aveva scelto due anni prima per togliersi di torno un rivale pericoloso nel partito, in grado anche di aspirare alla cancelleria), non ebbe altra possibilità che fare le valigie. La sua presidenza è durata 598 giorni.

 

Adesso c’è però anche spazio per alcuni spunti di autocritica. Ammette di avere sbagliato andando in vacanza con un imprenditore. Definisce «un errore fatale» la telefonata al direttore di Bild Kai Diekmann e il messaggio lasciato sulla segreteria telefonica del giornalista in cui minacciava «una guerra» se l’inchiesta sul prestito fosse stata pubblicata.

 

Fu quell’episodio, che sollevò le proteste dei media, a rappresentare una svolta irreversibile nelle fortune del numero uno della Bundesrepublik. La guerra è arrivata veramente, ma molto più tardi. Wulff ricorda ora con rabbia, per esempio, che i giornali continuarono a colpirlo perfino all’indomani della sua uscita di scena, quando furono in molti a chiedersi se non fosse opportuna una revoca del vitalizio presidenziale.

MERKEL WULFF L ANGELO AZZURRO MERKEL WULFF L ANGELO AZZURRO

 

L’offensiva lanciata dal cinquantacinquenne ex «cavallo di razza» cristiano-democratico è stata accolta con un iniziale fuoco di sbarramento. «Respingiamo le accuse contro la stampa» fu il secco comunicato della Djv, l’associazione tedesca dei giornalisti. Toni più duri quelli di Meedia.de , secondo cui gli ultimi sviluppi della vicenda hanno confermato che «la presidenza Wulff è stata uno sbaglio».

 

Modulata la posizione di Der Spiegel . Il settimanale di Amburgo ha riconosciuto che gli attacchi dell’ex presidente alla stampa «sono comprensibili dal suo punto di vista», ma ha aggiunto che le dimissioni erano indispensabili. Chi dispone di una buona memoria, nel mondo giornalistico tedesco, ricorda che l’allora governatore della Bassa Sassonia garantì di non avere mai avuto «nessun rapporto» con l’uomo d’affari che gli aveva anticipato il prestito di 500.000 euro utilizzato per comprare la casa nuova. Una bugia, detta per di più intervenendo nel Parlamento regionale, che continua ancora adesso a pesare.

 

Se questo è vero, è vero anche che la vicenda deve essere valutata in tutti i suoi risvolti. Ha interpretato questa esigenza la Süddeutsche Zeitung, secondo cui i media si sono rifiutati di provare a chiarire se sia stato Wulff o siano stati loro a «sbagliare tutto». «Forse — ha aggiunto il quotidiano — la verità come spesso accade sta nel mezzo». Fin qui i giornali. Ma il vero protagonista di una discussione che forse non è mai decollata è stato Steinbrück, convinto che «la lama affilata della libertà di stampa si sia trasformata in uno strumento di tortura».

CHRISTIAN WULFF GOODBYE CHRISTIAN WULFF GOODBYE

 

L’ex ministro delle Finanze (il cui intervento è apparso su Die Zeit , affiancato da un articolo molto equilibrato) ha rimpianto di aver perduto il momento giusto per «fare un gesto» nei confronti del suo antico avversario e ha definito «sorprendente» il «ruolo passivo» svolto dalla classe politica. In questo dramma teatrale, recitato dai poteri tedeschi, il palcoscenico rischia quindi di rimanere vuoto. Lo avevano riempito, in un giorno di gennaio del 2012, i manifestanti che sfilavano con le scarpe in mano di fronte alla residenza presidenziale per invocare le dimissioni del suo inquilino. Una immagine, questa, che Wulff non dimenticherà mai. 

Ultimi Dagoreport

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...