MAFIA, CLAN, BOSS? LA “CUPOLA” ROMANA SI CONFERMA UN CASO DI PICCOLE MAZZETTE SU PICCOLI APPALTI DI MONNEZZA E IMMIGRATI: GLI AFFARI DI BUZZI, LE ‘CONSULENZE’ DI PANZIRONI, GLI "AFFARI D'ORO" CON ALEMANNO

1. BUZZI CON ALEMANNO FACEVA AFFARI D’ORO

Maria Elena Vincenzi per “la Repubblica”

mancini alemanno e fuksas mancini alemanno e fuksas

 

La politica, gli affari, le mazzette. L’associazione a delinquere e la corruzione. L’Ama, ma anche il Comune di Roma. Con la conseguenza che gli appalti erano spesso, quasi sempre, pilotati e le nomine spesso, quasi sempre, caldeggiate con lo scopo di fare business. È questo il quadro che viene dipinto dai giudici del Tribunale del Riesame di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui hanno detto no alla scarcerazione di parecchi indagati di Mafia Capitale tra i quali, appunto, il ras delle cooperative.

 

alemanno_mancini_shanghaialemanno_mancini_shanghai

Un soggetto «pericoloso», una «concreta minaccia per le istituzioni» e la dimostrazione in carne e ossa del «fallimento della funzione rieducativa della pena». Un uomo che, grazie all’aiuto di Massimo Carminati, ha fatto fiorire le sue aziende. Soprattutto nel periodo in cui al Campidoglio c’era Gianni Alemanno.

 

«Certo è che Buzzi con la giunta Alemanno, e con gli amministratori pubblici che ne erano espressione, ha fatto affari d’oro — scrivono le toghe — anche grazie al ruolo svolto da Carminati che con quei personaggi aveva dimestichezza perché provenienti dalla sua stessa area politica e, per sua stessa ammissione, il fatturato delle cooperative è più che raddoppiato in poco più di due anni, passando da circa 25 milioni a circa 60 milioni di euro».

SALVATORE BUZZI - LUCIANO CASAMONICA - GIANNI ALEMANNOSALVATORE BUZZI - LUCIANO CASAMONICA - GIANNI ALEMANNO

 

LA PERCENTUALI DEI PARTITI

Un sistema vincente, quello di Buzzi, foraggiato con tangenti e amicizie che lui gestisce personalmente. «Soprintende la gestione della contabilità occulta dando disposizioni alla “cassiera” Nadia Cerrito sulla preparazione delle “buste” contenenti denaro da versare ai pubblici funzionari corrotti o da distribuire ai “soci occulti” delle cooperative ed in particolar modo al capo dell’associazione, Massimo Carminati».

 

la cena poletti alemanno casamonica buzzila cena poletti alemanno casamonica buzzi

È lui a curare i rapporti del clan con la politica e, quindi, ad assicurarsi il favore dell’amministrazione. «Buzzi — si legge nelle 149 pagine di ordinanza — mantiene rapporti confidenziali con pubblici funzionari e amministratori fino ai massimi livelli». Amicizie che gli consentono di pilotare anche gli incarichi: ha un «ruolo determinante — per i magistrati — nelle nomine anche di livello apicale » del Campidoglio e delle società partecipate.

 

Insomma, il potere di Buzzi sembra quasi assoluto. E perfettamente oliato. Spiegano i giudici che, mentre all’inizio, per aggiudicarsi le gare partecipa con più società sotto nomi diversi, «in un secondo momento la strategia cambia, e viene prevista per ogni aggiudicazione una percentuale “alla politica” dell’entità variabile dal 3 al 4 per cento sull’importo della gara».

 

I RIFIUTI NEL MIRINO

Alemanno a sinistra-Panzironi a destraAlemanno a sinistra-Panzironi a destra

L’oggetto del desiderio è principalmente l’Ama. Azienda che «piuttosto che improntare la propria attività a criteri di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione, ha intrattenuto con le cooperative di Buzzi rapporti basati sulla corruzione».

 

franco panzironifranco panzironi

I soldi finivano principalmente nelle tasche dell’ex ad Franco Panzironi, «punto di riferimento fondamentale per Buzzi per l’aggiudicazione degli appalti in Ama e, comunque, per ogni problema che quest’ultimo ed il sodalizio ha nei confronti dell’amministrazione romana». Servizi pagati profumatamente.

 

L’ex ad di Ama, scrive il Riesame, «riceve elargizioni continue, quasi una sorta di retribuzione da parte del sodalizio, quale compenso per il mercimonio della sua funzione». Il risultato è che «si può affermare, senza pericolo di smentita, che in Ama il fenomeno corruttivo abbia raggiunto la massima espressione, inquinando tutte le gare. Tale fenomeno è stato il modo nel quale l’associazione di tipo mafioso, facente capo a Carminati, ha avuto modo di infiltrarsi nella gestione della “cosa pubblica”».

SALVATORE BUZZI FRANCO PANZIRONISALVATORE BUZZI FRANCO PANZIRONI

 

“CORROTTO, NON MAFIOSO”

I giudici hanno invece annullato l’ordinanza per quanto riguarda l’altro fedelissimo di Alemanno, l’ex ad di Eur Spa, Riccardo Mancini: «È un funzionario corrotto, ma non sembra possa essere affermato che egli faccia parte dell’associazione criminale». Eppure, precisa il suo avvocato Luciano Moneta Caglio, «non è mai stato sottoposto a procedimenti penali per reati di corruzione».

 

 

2. PAGANO TUTTI, PANZIROTTI SVELA IL SISTEMA DELLE FONDAZIONI

Federica Angeli per “la Repubblica”

 

«Forse sarà un malcostume, però è così». Franco Panzironi, l’ex amministratore delegato di Ama, la municipalizzata che si occupa di rifiuti a Roma, sta spiegando ai magistrati romani che lo hanno arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso il funzionamento delle fondazioni in Italia.

Franco PanzironiFranco Panzironi

 

Il verbale del suo interrogatorio tira in ballo l’ex sindaco di Roma e svela come attraverso la Fondazione Nuova Italia (di cui Panzironi era segretario, il presidente era l’ex sindaco Gianni Alemanno), l’organizzazione di Carminati sia riuscita a muovere tutto il sistema politico, perché da lì passavano i soldi delle tangenti.

 

Funzionava così: la Fni, così come, a suo dire, tutte le fondazioni fungevano da salvadanaio. Un imprenditore versava soldi per finanziarla e in cambio otteneva «tutta una rete di relazioni».

 

«È un modo di fare che si esercita già da anni», dice Panzironi e quanto ai pagamenti — nello specifico bonifici da 15.000 euro a volta — che faceva Salvatore Buzzi alla Fondazione Nuova Italia dice: «Beh, veramente lo ha sempre fatto (di pagare dopo le assegnazioni dei lavori, ndr ), pure prima e lo ha fatto anche dopo, ma non lo ha fatto tramite me».

BUZZI CARMINATIBUZZI CARMINATI

 

Ma se Buzzi rappresentava il cuore delle cooperative rosse, perché pagare la Fondazione di Alemanno? «Perché (faceva) come tutti gli imprenditori romani. Pagano sia destra che sinistra. È una questione di relazioni... ma sicuramente relazioni non riconducibili a me».

 

Fu infatti l’ex inquilino del Campidoglio a presentargli Buzzi e non viceversa, sostiene Panzironi. «Ho conosciuto Buzzi nel periodo fine 2009 inizi 2010, non ricordo di preciso la data, ma non in un contesto Ama. L’ho conosciuto praticamente nella segreteria del sindaco Alemanno. Io ero andato lì per altre cose e Alemanno me lo presentò come presidente delle cooperative rosse».

salvatore buzzi con il quarto stato alle spallesalvatore buzzi con il quarto stato alle spalle

 

Poi iniziò un rapporto. Dice Panzironi: «Buzzi alcune volte mi chiedeva, siccome ero presidente della Multiservizi (un’altra controllata del Campidoglio e partecipata Ama, ndr ) se era possibile partecipare a delle gare ma non verso Ama, verso il verde pubblico e quant’altro, che poi nel tempo non sono mai avvenuti (i pm hanno contato cinque gare vinte dal 2011 al 2013 dalla cooperativa di Buzzi, ndr).

 

Qualche volta mi ha chiesto di sollecitare dei pagamenti al Comune, cosa che io non ho fatto, ma riferivo alla segreteria del sindaco che c’era Buzzi che aveva esigenze di essere pagato». Sul perché si spendesse così per Buzzi ribadisce solo di «non aver mai preso contanti da lui».

 

buzzi e marino twittati da marcello fioribuzzi e marino twittati da marcello fiori

Non nega il suo rapporto, stretto, con Alemanno. Al quale spesso dava consigli. «Alemanno (sulla nomina del suo successore, deciso secondo l’accusa gestita dal clan di Carminati grazie all’intervento di Panzironi, ndr) mi chiese consiglio sull’Anelli e io gli dissi: “Guardate è meglio che cercate un manager, diciamo, vero, che sappia fare quel mestiere”. E mi chiese pure qualche consiglio... Ma di tipo professionale, anche nella gestione della famosa ristrutturazione del debito con le banche gli diedi una mano, ma non certo in gare d’appalto perché non me ne sono proprio occupato». Fatto sta che le carte dell’inchiesta dimostrano come il suo successore, Fiscon, anche lui indagato, fosse persona gradita a Panzironi.

 

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