NIENTE IDEOLOGIA, NIENTE RIVOLUZIONE - DAL CAIRO A OCCUPY WALL STREET, PASSANDO PER KIEV, LA GENTE VA IN PIAZZA CONTRO L’IDEA DI ESSERE GOVERNATI, MA SENZA UNA PROPOSTA ALTERNATIVA. E TUTTO RIMANE COME PRIMA

Ivan Krastev per il "Corriere della Sera"

 

OCCUPY WALL STREET OCCUPY WALL STREET

Come inquadrare le proteste che hanno scosso il mondo? Segnalano forse un cambiamento radicale nel modo in cui la politica verrà praticata in futuro? Oppure sono solo un’esplosione spettacolare, ma a conti fatti insignificante, di rabbia popolare? È la tecnologia, l’economia, la psicologia di massa o semplicemente lo spirito dei tempi ad aver causato questa rivolta globale? Le proteste segnalano il nuovo potere del cittadino, oppure il declino dell’influenza politica della classe media e il suo crescente scontento verso la democrazia?

 

occupywallstreet percentbuttonthumb occupywallstreet percentbuttonthumb

Oggi, il sistema non interessa quasi più a nessuno. La rivoluzione attuale non è fatta di lettori; gli odierni studenti radicali si preoccupano solo di come essi stessi vivono il sistema, non della sua natura e dei meccanismi che lo governano.  Nella maggior parte delle proteste i manifestanti non descrivono la politica come un insieme di questioni, ma come un modo di essere. La sollevazione ha avuto le connotazioni di una trance collettiva, di un’allucinazione di massa.

 

Nel complesso, le piazze hanno ignorato i partiti politici, diffidato della stampa, rifiutato di riconoscere una qualsiasi leadership e rigettato tutte le organizzazioni formali, affidandosi a Internet e ad assemblee locali per dibattere e prendere decisioni. I manifestanti sono individui esasperati. Amano stare insieme e combattere insieme, ma non hanno un progetto collettivo. Diffidando delle istituzioni, non sono interessati a prendere il potere; sono una miscela tra un desiderio genuino di comunità e un incoercibile individualismo. Descrivono il loro attivismo politico quasi in termini religiosi, sottolineando la rivoluzione dell’anima e il cambiamento mentale ispirati dalla loro esperienza di piazza.

man with sign marching for occupy wall street in nyc man with sign marching for occupy wall street in nyc

 

È una rivoluzione a cui ognuno è tentato di prendere parte, spinto dall’indignazione e guidato dalla speranza. Estrema destra ed estrema sinistra vi si sentono entrambe a proprio agio; dopo tutto, è una rivoluzione di brava gente contro governanti cattivi. È l’autentica rivolta del 99%: per la prima volta dal 1848 (l’ultima delle rivoluzioni premarxiste) non ci si solleva contro il governo, ma contro l’essere governati.

 

È lo spirito libertario che tiene insieme le manifestazioni contro il regime autoritario in Egitto con Occupy Wall Street. Ai manifestanti non importa chi vinca le elezioni o chi guidi il governo, perché ogni qualvolta la gente sentirà i propri interessi minacciati, scenderà di nuovo in strada.

 

OCCUPY WALL STREETOCCUPY WALL STREET

Ma possiamo confidare nel fatto che la gente manifesterà in massa quando l’interesse pubblico fosse violato? È possibile che la prossima volta le dimostrazioni falliscano per mancanza di manifestanti? La strategia della protesta permanente è più promettente del sogno, un tempo diffuso, della rivoluzione permanente? Le proteste di Mosca, Sofia, Istanbul, São Paulo e Kiev configurano il nuovo volto della politica democratica. Ma non chiedete ai dimostranti cosa vogliono: essi sanno solo ciò che non vogliono.

 

La loro etica del rigetto può essere radicale e totale, come il rifiuto in blocco del capitalismo globale che ha connotato il movimento Occupy Wall Street; oppure modesta e localistica, come le proteste contro la nuova stazione ferroviaria di Stoccarda.

OCCUPY WALL STREETOCCUPY WALL STREET

 

Ma il principio è lo stesso: abdicazione a qualsiasi scelta e attivismo politico confinato unicamente al rifiuto. Le proteste possono riuscire o fallire, ma ciò che ne definisce il profilo politico è un generalizzato «no». Per essere gridato, questo «no» non ha più bisogno di leader o istituzioni: bastano telefonini e social network.

 

Le proteste di massa in qualche modo svolgono lo stesso ruolo storicamente proprio delle insurrezioni: attestare che il popolo sovrano esiste e che è arrabbiato. Esse fungono da surrogato delle elezioni nella misura in cui creano una rappresentanza alternativa del popolo.

 

Un manifestante di Occupy Wall Street Un manifestante di Occupy Wall Street

Tuttavia, per svolgere il loro ruolo simbolico, le proteste devono rispondere a determinati criteri: essere di massa e spontanee, ovvero non organizzate da un partito politico; mettere insieme persone che in condizioni normali non farebbero gruppo; rinunciare del tutto – per incapacità o disinteresse – a formare partiti o a formulare alternative politiche; parlare in termini morali, non politici. Il punto è che, per avere successo, la protesta dev’essere o estremamente concreta, o puramente simbolica. La via di mezzo – il vasto, caotico spazio della politica reale – è assente.

 

Per molti aspetti, le odierne proteste di massa sono atti in cerca di concetti, pratica senza teoria. Sono l’espressione più plateale della convinzione diffusa che le élite non governino nell’interesse del popolo e che l’elettorato ha perso il controllo sugli eletti. Si scagliano contro le istituzioni della democrazia rappresentativa, ma non offrono alcuna alternativa. Questa nuova ondata di proteste è priva di leader non perché i social media abbiano reso possibili rivoluzioni acefale, ma perché l’ambizione di mettere in discussione ogni forma di rappresentanza è sfociata nel rigetto dei leader politici in quanto tali.

RAGAZZI DEL MOVIMENTO _OCCUPY WALL STREET_RAGAZZI DEL MOVIMENTO _OCCUPY WALL STREET_

 

La spiccata inclinazione alla non violenza è anch’essa frutto del timore della gerarchia e della rappresentanza: e infatti, non appena le proteste sono diventate violente, a trarne vantaggio sono stati gruppi paramilitari organizzati. Il successo della lotta armata è la tomba della rivoluzione senza leader: la lotta, al pari del voto, fa sciogliere queste nuove proteste come neve al sole.

 

Le grandi proteste, a differenza delle elezioni, giungono inaspettate. È il loro carattere anti-istituzionale a renderle ciò che sono. Sono degli arnesi inservibili per governare, ma costituiscono un notevole strumento di controllo sul governo. Il tipo di controllo esercitato, tuttavia, è molto diverso da quello insito nelle elezioni. Nel processo elettorale il controllo sui politici consiste nel decidere a scadenze regolari se essi rappresentano o meno gli elettori, se abbiano tenuto fede o meno alle loro promesse. Nella politica antagonista, invece, la nozione di controllo si incentra sulla manipolazione delle élite, per impedire loro di trarre beneficio dal potere che detengono.

 

Un dissidente con manichino sui tetti di Kiev Un dissidente con manichino sui tetti di Kiev

Ed è la spontaneità delle proteste che rende difficile ai politici pilotarle. Gli obiettivi e la composizione sociale delle proteste variano a seconda dei contesti; in comune hanno il fatto di risultare gli unici comportamenti politici efficaci in Stati di fatto dominati dagli interessi costituiti. Qual è, allora, il significato ultimo delle proteste? Malgrado le innumerevoli dimostrazioni di coraggio civico e di idealismo politico, i video ispiranti e le immaginifiche espressioni di controcultura alternativa, le proteste non sono la risposta alla politica del “non c’è alternativa”.

 

Sono però una potente manifestazione di resistenza alla subordinazione della politica al mercato (anche quando i manifestanti non sono contro il mercato). In ultima analisi, le proteste attestano la resilienza della politica, ma segnalano anche il declino della riforma della politica. L’affievolimento della politica di strada è un effetto collaterale di questa generazione di mobilitazioni.

 

leader opposizione Klitschko a Kiev leader opposizione Klitschko a Kiev

L’ondata di proteste non ha segnato il ritorno della rivoluzione: le proteste, come le elezioni, servono piuttosto a tenere il più lontano possibile la rivoluzione e le sue promesse di un futuro radicalmente diverso. Il «laureato senza futuro» non è il nuovo proletario: le rivoluzioni necessitano di un’ideologia e l’attuale ondata di proteste non è riuscita a offrire una visione alternativa del futuro.

 

Niente ideologia, niente rivoluzione. In conclusione, il termine di paragone più calzante per questa esplosione di energia politica cui stiamo assistendo sono le rivoluzioni del 1848. Oggi come allora, siamo a un punto di svolta. Ma il mondo non riesce a svoltare.

SOSTENITRICI DEI FRATELLI MUSULMANI SFILANO AL CAIRO SOSTENITRICI DEI FRATELLI MUSULMANI SFILANO AL CAIRO SOSTENITORI FILOGOVERNATIVI AL CAIRO SOSTENITORI FILOGOVERNATIVI AL CAIRO

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...