NON TUTTI I MAL-VINAS VENGONO PER NUOCERE - A QUATTRO MESI DALLE PRESIDENZIALI, LA KIRCHNER RIATTIZZA IL CONFLITTO CON LONDRA SULLE ISOLE MALVINAS - STAVOLTA SI LOTTA PER IL PETROLIO: SEQUESTRATI I BENI DI CINQUE MULTINAZIONALI PER “PERFORAZIONI ILLEGALI”
Filippo Fiorini per “la Stampa”
Tre giganteschi vascelli di rilevamento sismico, tra cui lo Sterling e il Titan, che il costruttore definisce «semplicemente i più potenti al mondo». Due piattaforme d’estrazione, compresa la Eirik Raude, che ospita 140 persone e vanta un motore da 61 mila cavalli. Un battello oceanografico e capitali per 156 milioni di dollari, di cui una parte è anche italiana, sono i primi prigionieri di guerra a cui punta l’Argentina, nell’offensiva legale che ha appena scatenato contro il petrolio inglese alle Falkland.
Coinvolta anche Edison
L’ordine di sequestro arriva da un giudice della Tierra del Fuego, regione del remoto sud, che mette nel mirino cinque multinazionali degli idrocarburi, tra cui è compresa anche Edison International, controllata da azionisti francesi, ma con sede legale a Milano. L’accusa è quella di aver cercato ed estratto petrolio dalle acque territoriali argentine e di aver anche creato il pericolo di un disastro ambientale. La denuncia sorge da due ministeri di Buenos Aires che, a quattro mesi dalle presidenziali, cercano di fare leva su un tema sensibile come quello delle Malvinas, per suscitare la simpatia dell’elettorato.
I giacimenti marittimi
Di fatto, però, i giacimenti e le attrezzature in questione si trovano tutti entro i confini marittimi dell’arcipelago che l’Argentina invase e riperse nel 1982 (con una guerra che causò circa mille morti), e che nel 2013 ha deciso con un referendum di restare inglese. Il punto è che sei anni fa il governo di Cristina Kirchner ha varato una legge che include nel suo territorio «le isole Malvinas e altri isolotti o rocce» dei dintorni. Poi, ha tirato fuori una risoluzione Onu che impedisce all’Inghilterra di «prendere decisioni unilaterali» sulla questione, e chiede a Londra le royalties sul greggio.
Il silenzio britannico
Sebbene non ci sia ancora stata una risposta ufficiale da parte di Downing Street, che storicamente misconosce le pretese della controparte, l’ultimo faccia a faccia risale ai primi d’aprile. Giovedì 2, la petrolifera Fogl ha annunciato la scoperta di un nuovo giacimento vicino alle isole. Era il giorno del 33esimo anniversario della guerra e la Kirchner, parlando a reti unificate, ha denunciato «l’ennesima provocazione britannica». A rincarare la dose, è stata la rivelazione dell’ex agente americano Edward Snowden, per cui gli inglesi avrebbero a lungo spiato le forze armate di Buenos Aires. La notizia ha provocato una catena di proteste e la reciproca convocazione degli ambasciatori.
MARGARETH THATCHER IN VISITA ALLE TRUPPE BRITANNICHE ALLE FALKLANDS NEL FALKLAND GUERRA
La notifica
Oggi, l’Argentina manderà l’ordine di sequestro negli stati in cui le compagnie indagate sono presenti, anche se difficilmente qualcuno lo raccoglierà. Nessuna di loro registra attivi nel Paese, ma un rischio minimo esiste: c’è un gruppo di nazioni che adotta d’ufficio le rivendicazioni argentine sulle Falkland. Nella lista, c’è anche l’Algeria, dove Edison ha comprato il 6% di un pozzo di gas nel maggio 2014. Oltre a questo, basterà non mettere mai piede nelle Pampas per eludere il provvedimento.