NOTTE DA INCUBO PER ALFANO: ‘’SIAMO APPESI A UN FILO, MA IL PROGETTO VA AVANTI, SIAMO FINITI SCHIACCIATI NELLA TENAGLIA TRA GRILLO E RENZI’’

Alberto D'argenio per "La Repubblica"

«Siamo appesi a un filo, ma il progetto va avanti, siamo finiti schiacciati nella tenaglia tra Grillo e Renzi». Per Angelino Alfano la notte elettorale passata al Viminale è la più carica di ansie. Per il Nuovo Centrodestra le europee erano la sfida per la sopravvivenza. Per un partito nato da sei mesi dopo lo strappo con Berlusconi, superare il quorum del 4% alle europee era vitale.

Ma dalla chiusura delle urne sono iniziate le montagne russe, con exit poll e proiezioni che davano il partito a cavallo del numeretto fatidico, un balletto tra il 3,9% e qualche decimale sopra il quattro, una manciata di voti che cambiavano completamente le prospettive dell'Ncd.

E pensare che per centrare l'obiettivo gli alfaniani si sono alleati con l'Udc di Cesa, sperando nella residua capacità attrattiva dello Scudocrociato per mettersi al riparo da brutte sorprese. «Le premesse - spiegava in serata un dirigente dell'Ncd - non erano delle migliori, siamo nati da poco, senza un euro, abbiamo subito la campagna dei partiti più grandi e negli ultimi giorni siamo stati colpiti da scandali giudiziari».

Strappare un commento politico a un dirigente dell'Ncd nella lunga notte dello spoglio è una missione quasi impossibile. «Vorremmo commentare risultati definitivi», spiegava la portavoce Barbara Saltamartini. Eppure un barlume di speranza ha continuato a illuminare la sede di Via in Arcione, dove i dirigenti si dicevano sicuri che alla fine il risultato sarebbe stato quello giusto: «Lo spoglio al Sud, dove abbiamo più consensi, è indietro,
alla fine probabilmente saremo al 4,1-4,3%».

Aggiungeva in piena notte il coordinatore Quagliariello: «Siamo convinti di avere superato il quorum, se i dati saranno quelli che pensiamo possiamo dire abbiamo passato l'esame con il minimo della sufficienza, ma non nascondiamo che con quello che abbiamo studiato pensavamo di prendere un po' di più».

Alla vigilia del voto uno dei leader Ncd tracciava questo scenario: «Se non superiamo il quorum siamo nei guai», e con il partito di Alfano al tappeto al primo test elettorale anche il governo di Renzi avrebbe traballato. Uno scenario che a caldo Sacconi respingeva: «L'area di governo ne esce consolidata».

Questione di decimali. Ma a dire il vero quelli del Nuovo Centrodestra partivano da sondaggi che in alleanza con l'Udc gli davano al 6,5%. Appena visti i dati che davano l'Ncd sulle montagne russe, il Gasparri provocava: «Devono tornare nel centrodestra se non vogliono stare in bilico sul 4%». Risposta della Saltamartini: «Gasparri riesce sempre a provocare, noi guardiamo avanti».

Cosa rischia ora l'Ncd? Posto che per il partito tra il 3,9 e il 4% cambia tutto, consolava il risultato negativo di Forza Italia, grazie al quale il rischio dissolvimento dell'Ncd sembrava comunque evitato. «Un controesodo non lo rischiamo - assicurava Quagliariello - gli altri non sono andati bene, c'è semmai un problema nel centrodestra che dovremo
affrontare con calma, a risultati certi, ma che sopravviveremo lo do per scontato».

Anche un ritorno verso Berlusconi, complice il crollo degli azzurri, sembra scongiurato, con sollievo di Alfano e Quagliariello. Ci sarà invece da decidere sul percorso comune con l'Udc, con cui l'alleanza dovrebbe andare comunque avanti, con la formazione di gruppi comuni in Parlamento, seppur senza grandi entusiasmi.

 

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