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PURE PER BERGOGLIO VATILEAKS NON È UN PROCESSO MA UN'INQUISIZIONE: ''AVREI VOLUTO CHE FINISSE PRIMA DEL GIUBILEO MA CREDO NON SI POTRÀ FARE: VORREI CHE GLI AVVOCATI ABBIANO TEMPO PER DIFENDERE, CHE CI SIA LIBERTÀ DI DIFESA''. QUANTA GRAZIA, SANTITÀ! - ''HO SBAGLIATO A FAR ENTRARE VALLEJO E CHAOUQUI'' - ''ANCHE RATZINGER DENUNCIAVA CORRUZIONE''

Gian Guido Vecchi per il "Corriere della Sera"

 

papa francesco bergoglio a nairobi  8papa francesco bergoglio a nairobi 8

La conferenza sul clima di Parigi, «adesso o mai più, siamo al limite del suicidio», e l’idolatria del denaro che affama i popoli della terra, «e questo non è comunismo, eh, è la verità». Il secondo caso Vatileaks e la corruzione in Vaticano, «ringrazio Dio che non ci sia Lucrezia Borgia!, bisogna continuare a fare pulizia». La guerra mondiale a pezzi, il terrorismo jhadista e il dialogo con l’Islam: «Non si può cancellare una religione perché ci sono alcuni o molti gruppi che in un certo momento della storia sono fondamentalisti. Anche noi cristiani dobbiamo chiedere perdono».

 

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Parla per un’ora, Francesco, rispondendo a tutte le domande dei giornalisti in fondo all’aereo che lo riporta da Bangui a Roma dopo sei giorni tra Kenia, Uganda e Centrafrica. Sorridente e ironico: «Che cosa pensa il Vaticano? Non lo so, posso dirle quello che penso io…».

 

Santità, ha incontrato le famiglie povere di Kangemi, ascoltato le storie di esclusione anche dai giovani. Quali sono stati i suoi sentimenti, e cosa fare per porre fine a tante ingiustizie?
«Su questo problema ho parlato almeno tre volte in modo forte. Nel primo incontro dei movimenti popolari in Vaticano, nel secondo in Bolivia, poi un po’ nella Evangelii Gaudium e nella Laudato sì. Io non ricordo le statistiche, non so se siano vere, ma mi pare che l’80% della ricchezza del mondo sia nelle mani del 17% popolazione: non so se sia vero, ma se non è vero è ben trovato. È un sistema economico dove al centro c’è il denaro, il dio denaro. Ricordo un grande ambasciatore, parlava in francese, non era cattolico, e una volta mi ha detto: nous sommes tous dans l’idolatrie de l’argent.

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E se le cose continuano così il mondo continuerà così. Lei mi domandava che cosa ho sentito davanti alle testimonianze dei giovani e a Kangemi, dove ho parlato chiaro dei diritti. Ho sentito dolore. Penso a come la gente non se ne accorga… Un grande dolore. Ieri per esempio sono andato all’ospedale infantile, l’unico pediatrico di Bangui e del paese. E in terapia intensiva non hanno strumenti di ossigeno. C’erano tanti bambini malnutriti, tanti. La dottoressa mi ha detto: la maggioranza morirà perché hanno la malaria forte e sono malnutriti.

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Non voglio fare un’omelia, ma il Signore rimproverava sempre al popolo d’Israele l’idolatria. L’idolatria è quando un uomo o una donna perde la carta d’identità di essere figlio di Dio e preferisce cercarsi un dio alla sua misura. Questo è il principio. Se l’umanità non cambia, continueranno le miserie, le tragedie, le guerre, i bambini che muoiono di fame, l’ingiustizia. Cosa pensa questa percentuale che ha in mano l’80% della ricchezza del mondo? E questo non è comunismo, eh, questo è verità. E la verità non è facile vederla. La ringrazio di aver fatto questa domanda, perché è la vita».

 

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Quale è stato il momento più memorabile del viaggio in Africa? Tornerà presto? E dove sarà il prossimo viaggio?
«Cominciamo dalla fine: se le cose vanno bene, credo che il prossimo viaggio sarà in Messico, anche se ancora non ci sono date precise. Tornerò in Africa? Non so, io sono anziano, i viaggi sono pesanti…Quanto a ciò che mi ha colpito, memorabile: io guardavo la folla e riflettevo su quella gioia, la capacità di fare festa con lo stomaco vuoto. Per me l’Africa è stata una sorpresa. Ho pensato: Dio ci sorprende, ma anche l’Africa ci sorprende. Ci sono stati tanti momenti, ma la folla…Si sentono visitati, hanno un senso dell’accoglienza molto grande.

 

Nelle tre nazioni ho visto che avevano questo senso dell’accoglienza perché erano felici di sentirsi visitati. Poi ogni Paese ha la sua identità. Il Kenia è un po’ più moderno, sviluppato. L’Uganda ha l’identità dei martiri, il popolo ugandese sia cattolico che anglicano venera i martiri. Io sono stato nei due santuari, quello anglicano e quello cattolico, e la memoria dei martiri è sua carta identità, il coraggio di dare la vita per un ideale.

 

FRANCESCA CHAOUQUI E VALLEJO BALDAFRANCESCA CHAOUQUI E VALLEJO BALDA

Nella Repubblica Centrafricana, la voglia di pace, di riconciliazione, di perdono. Fino a quattro anni fa cattolici, protestanti, islamici vivevano come fratelli. Ieri sono andato dagli evangelici che lavorano tanto bene e poi loro sono venuti a messa la sera. Oggi sono andato e ho pregato in moschea, e anche l’imam è salito sulla papamobile per fare il giro con me al piccolo stadio… C’è un gruppetto che si dice cristiano ed è molto violento, non ho capito niente di quello, ma non è l’Isis è un’altra cosa ed è è cristiano (gli anti Balaka, ndr). In Centrafrica vogliono la pace. Adesso faranno le elezioni, c’è uno Stato di transizione, hanno scelto questa donna come presidente dello Stato di transizione e lei farà le elezioni. Cercano la pace tra loro, la riconciliazione, niente odio».

francesca chaouqui prende la comunione da monsignor vallejofrancesca chaouqui prende la comunione da monsignor vallejo

 

Oggi si parla molto di Vatileaks. Senza entrare nel merito del processo, in Uganda ha detto che la corruzione esiste dappertutto e anche in Vaticano. Quale è l’importanza della stampa libera e laica nello sradicamento di questa corruzione, ovunque si trovi? 
«La stampa libera - laica e anche confessionale, ma professionale direi, perché la professionalità della stampa può essere laica o confessionale, l’importante è che siano professionisti davvero, che le notizie non vengano manipolate - per me è importante perché la denuncia delle ingiustizie, delle corruzioni è un bel lavoro: lì c’è corruzione! La stampa professionale deve dire tutto.

 

Senza cadere nei tre peccati più comuni: la disinformazione, dire metà verità e non l’altra metà; la calunnia, quando non c’è professionalità si sporca l’altro con verità o senza verità; e la diffamazione, che è dire cose che tolgono la fama di una persona. Questi tre difetti attentano alla professionalità della stampa. Ma abbiamo bisogno della professionalità. Sulla corruzione vedere bene i dati e dirli: c’è corruzione qui, per questo, per questo….Poi un giornalista che è un professionista vero, se sbaglia chiede scusa: credevo ma mi sono accorto di no…».

gianluigi nuzzi e emiliano fittipaldi    gianluigi nuzzi e emiliano fittipaldi

 

Il fondamentalismo religioso minaccia il pianeta intero, come abbiamo visto a Parigi. Di fronte a questo pericolo, i dignitari religiosi devono intervenire di più in campo politico? 
«Intervenire nel capo politico, se vuol dire fare politica, no. Faccia il prete, il pastore, l’ imam, il rabbino, questa è la sua vocazione. Ma si fa una politica indiretta con la predica dei valori, dei valori veri. E uno dei valori più grandi è la fratellanza tra noi: siamo tutti figli di Dio, abbiamo lo stesso Padre, e in questo senso si deve fare politica di tolleranza, parola che non mi piace ma devo usare, ma non solo: anche di unità, riconciliazione convivenza amicizia.

 

emiliano fittipaldi e gianluigi nuzzi    emiliano fittipaldi e gianluigi nuzzi

Il fondamentalismo è una malattia che c’è in tutte le religioni. Noi cattolici ne abbiamo alcuni - e non alcuni, tanti - che si credono con la verità assoluta e vanno avanti sporcando altri con la calunnia, la diffamazione. E fanno male, fanno male. E questo lo dico perché è la mia Chiesa. Anche noi, tutti devono combattere il fondamentalismo religioso che religioso non è, perché manca Dio: è idolatrico. Convincere la gente che ha questa tendenza è una politica che dobbiamo fare come leader religiosi. Il fondamentalismo finisce sempre in tragedia, in reati…È una cosa cattiva, ma viene in tutte le religioni».

 

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Vallejo Balda e Francesca Chaouqui: perché queste due nomine? Come è stato possibile che due persone di questo tipo siano entrate una commissione vaticana? Crede di aver fatto un errore? 
«Credo che è stato fatto un errore. Monsignor Balda è entrato per la carica che aveva ed ha avuto fino adesso. Lui era segretario della prefettura degli affari economici ed è entrato. Non sono sicuro di come sia entrata lei, ma credo di non sbagliare dicendo che è stato lui a presentarla come una donna che conosceva il mondo dei rapporti commerciali…Hanno lavorato, e quando è finito il lavoro i membri di quella commissione sono rimasti in alcuni posti, in Vaticano, anche Balda.

BERGOGLIO RATZINGERBERGOGLIO RATZINGER

 

La signora Chaouqui non è rimasta in Vaticano, è entrata e non è rimasta…Alcuni dicono che si è arrabbiata per questo. I giudici ci diranno la verità sulle intenzioni. Per me non è stata una sorpresa, non mi ha tolto il sonno, perché hanno fatto vedere il lavoro che si è cominciato con la commissione dei cardinali “C9”: cercare la corruzione, le cose che non vanno. Poi qui voglio dire una cosa, non su Baldo e Chaouqui: tredici giorni prima della morte di San Giovanni Paolo II, nella via Crucis l’allora cardinale Ratzinger ha parlato della sporcizia della chiesa. Lo ha denunciato per primo!

BERGOGLIO SALUTA RATZINGER AL SUO ARRIVO AL CONVENTO MATER ECCLESIAE DIETRO GEORG GANSWEIN BERGOGLIO SALUTA RATZINGER AL SUO ARRIVO AL CONVENTO MATER ECCLESIAE DIETRO GEORG GANSWEIN

 

Poi è morto Giovanni Paolo II e Ratzinger è diventato Papa. Nella messa pro eligendo pontifice, era il cardinale decano e ha parlato della stessa cosa, e noi lo abbiamo eletto per questa libertà di dire le cose. È da quel tempo che c’è nell’aria del Vaticano che lì c’è corruzione. E sul processo non ho letto le accuse concrete, avrei voluto che questo finisse prima dell’8 dicembre, con l’Anno della Misericordia, ma credo non si potrà fare: vorrei che tutti gli avvocati abbiano tempo per difendere, che ci sia la libertà di difesa…Ma la corruzione viene da lontano…».

 

Come procedere perché non si possano verificare altri episodi?
«Ma io ringrazio Dio che non ci sia la Lucrezia Borgia! Bisogna continuare con i cardinali, con la commissione a pulire…».

 

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Cambiano gli equilibri politici nell’America latina, ad esempio con l’elezione di Macri in Argenina. Che Opinione ha di questi cambi?
«Io ho sentito qualche opinione ma in questo momento non so cosa dire, davvero. Davvero non so perché. Che in parecchi paesi latinoamericani sia cambiata la situazione è vero, ma non so spiegarlo».

 

L’Aids colpisce duramente in Africa. La cura aiuta più gente a vivere più a lungo. Ma l’epidemia continua. Solo in Uganda l’anno scorso ci sono stati 135 mila nuovi casi di infezione da Hiv, in Kenia è anche peggio. L’Aids al momento è la più grande causa di morte in Africa. Sappiamo che la prevenzione è una chiave, sappiamo anche che i preservativi non sono l’unico modo di fermare l’epidemia. Ma sono una parte importante della riposta. Non è forse tempo di cambiare la posizione della Chiesa in questa senso e permettere l’uso dei preservativi per evitare nuove infezioni?
«La domanda mi sembra troppo piccola…Mi sembra anche una domanda parziale. Sì, è uno dei metodi. La morale della Chiesa penso si trovi in questo punto davanti a una perplessità: o il quinto o il sesto comandamento? Difendere la vita o il rapporto sessuale aperto alla vita? Ma questo non è il problema. Il problema è più grande. Questa domanda mi fa pensare a quello che hanno domandato a Gesù una volta: dimmi, maestro, è lecito guarire il sabato?

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Ma è obbligatorio, guarire! La domanda se è lecito guarire così…Ma la malnutrizione, lo sfruttamento delle persone, il lavoro schiavo, la mancanza di acqua potabile…Questi sono i problemi. Non parliamo se si può usare tale o talaltro cerotto per una piccola ferita. E la grande ferita è l’ingiustizia sociale, lo sfruttamento dell’ambiente, la malnutrizione. A me non piacere scendere a riflessioni così casistiche. La gente muore per mancanza di acqua, di fame, per l’ habitat…

 

Quando tutti siano guariti o quando non ci siano queste malattie tragiche che fa l’uomo sia per ingiustizia sociale sia per guadagnare più soldi - penso al traffico delle armi -, quando non ci siano questi problemi, allora credo si possa fare una domanda così: è lecito guarire il sabato? Si continua a fabbricare armi, a trafficare armi…Le guerre sono il motivo di mortalità più grande. Non pensare se è lecito o no guarire il sabato. Io dirò all’umanità: fare giustizia. E quando tutti siano guariti, quando non ci sia ingiustizia in questo mondo, possiamo parlare del sabato».

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Crisi Russia e Turchia: qual è la posizione del Vaticano in questo? E per caso ha pensato di andare in Armenia l’anno prossimo?
«L’anno scorso ho promesso ai tre patriarchi di andare, la promessa c’è. Poi le guerre. Le guerre vengono per ambizione. Le guerre - non parlo del difendersi giustamente da un aggressore - sono una industria. Nella storia lo abbiamo visto tante: in un Paese il bilancio non va bene, facciamo la guerra. La guerra è un affare. Chi dà ai terroristi le armi per fare una guerra? Ci sono interessi, soldi e potere. Noi da anni stiamo in guerra mondiale a pezzi e ogni volta i pezzi sono meno pezzi e anche più grandi .

 

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Non so cosa pensa il Vaticano, le dico cosa penso io: che le guerre sono un peccato, sono contro umanità e la distruggono, sono causa di sfruttamento, di tante cose….La guerra si deve fermare. L’ho detto sia in Kenia sia a Nairobi, alle Nazioni unite: che il vostro lavoro non sia un nominalismo ma sia effettivo, si faccia la pace. Le Nazioni Unite fanno tante cose, in Africa ho visto come lavorano i caschi blu, ma questo non è sufficiente. Le guerre non sono di Dio. Dio è il Dio della pace. Ha creato il mondo, ha fatto tutto bello…poi un fratello ammazza l’altro: la prima guerra mondiale, tra fratelli».

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Comincia la Conferenza sul clima di Parigi, lei è sicuro che si faranno dei passi avanti?
«Non sono sicuro ma posso dire: adesso o mai più. La prima conferenza credo sia stata a Tokio, no? Fino ad adesso hanno fatto poca cosa, e ogni anno i problemi sono più gravi. Parlando a una riunione di universitari su quale mondo noi vogliamo lasciare ai nostri figli, uno ha detto: ma lei è sicuro che ci saranno figli di questa generazione? Siamo al limite. Siamo al limite del suicidio, per dire una parola forte.

 

 Io sono sicuro che quasi la totalità di quelli che sono a Parigi hanno questa coscienza e vogliono fare qualcosa. L’ altro giorno ho letto che in Groenlandia i ghiacciai hanno perso migliaia di tonnellate. Nel Pacifico c’è un paese che sta comprando terre per traslocare, perché tra venti anni non ci sarà più per l’innalzamento del mare. Io ho fiducia che questa gente farà qualcosa. Sono sicuro che abbiano la buona volontà di fare. Mi auguro che sia così, prego per questo».

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Che cosa dice l’Islam e i valori insegnati da Maometto al mondo di oggi?
«Si può dialogare. Loro hanno valori, tanti valori, e questi valori sono costruttivi. Io ho esperienza di amicizia - ma è una parola forte, amicizia - con un islamico, un dirigente mondiale. Sui valori lui prega e io prego. La preghiera, per esempio, il digiuno….non si può cancellare una religione perché ci sono alcuni o molti gruppi che in un certo momento della storia sono fondamentalisti. È vero, le guerre tra religioni ci sono sempre state nella storia, sempre. Anche noi dobbiamo chiedere perdono. Caterina de’ Medici non era una santa, la Guerra dei Trent’anni, la notte di San Bartolomeo…

 

Dobbiamo chiedere perdono anche noi degli estremismi fondamentalisti per le guerre di religione. Ma loro, i musulmani, hanno valori , si può dialogare. Oggi, in moschea, ho voluto fare un giro nel piccolo stadio dove c’erano tanti che non hanno potuto entrare e sull’auto con me c’era l’imam. C’è gente con valori religiosi, c’è gente che non li ha. Quante guerre, non solo di religione, abbiamo fatto noi cristiani? Il Sacco di Roma non l’hanno fatto i musulmani. Hanno valori, hanno valori».

 

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Che cosa dice al mondo che pensa che l’Africa sia solo vittima di guerre e distruzione?
«L’Africa è vittima, è sempre stata sfruttata da altre potenze. Dall’Africa, venduti, andarono in America gli schiavi. Ci sono potenze che solo cercano di prendere le grandi ricchezze dell’Africa, il continente più ricco al mondo, ma non di aiutare a crescere il paese perché tutti abbiano lavoro…L’Africa è martire, è martire dello sfruttamento…Quelli che dicono che dall’Africa vengono tutte le calamità e guerre non capiscono bene il danno che fanno all’umanità certe forme di sviluppo. Per questo io amo l’Africa. L’Africa è stata una vittima di altre potenze».

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