1. QUANTI KALASHNIKOV SI COMPRANO CON I 12 MILIONI PAGATI AI JIHADISTI DI AL NUSRA PER LIBERARE GRETA E VANESSA? 12MILA, DICONO LE AUTORITÀ FRANCESI DOPO “CHARLIE HEBDO” 2. IL PREZZO INIZIALE PER LE DUE RAGAZZE ERA DI 2 MILIONI. MA POI SONO ENTRATI IN GIOCO ALTRI GRUPPI E HANNO CHIESTO DI PIÙ. NEL VIDEO DI DICEMBRE, VARI MESSAGGI CIFRATI 3. NEI GIORNI DELLA STRAGE DI PARIGI HANNO GIOCATO AL RIALZO. MA L'''AFFARE'' ERA CHIUSO 4. COSÌ L’ITALIA ANCORA UNA VOLTA FINANZIA FUTURI RAPIMENTI E STRAGI PAGANDO UN SALATO RISCATTO. DAL 2004 SONO STATI ELARGITI 61 MILIONI DI EURO A VARI GRUPPI ISLAMICI. SOMME CHE, ANZICHE' IN MEDIO ORIENTE, VENGONO ‘REINVESTITE’ IN ATTENTATI SUL SUOLO EUROPEO

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1. DUE VIDEO CIFRATI IN 15 GIORNI - COSÌ I RAPITORI HANNO ALZATO IL PREZZO

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera

 

greta e vanessa atterrano a roma gentiloni le accoglie 1 greta e vanessa atterrano a roma gentiloni le accoglie 1

Lo scambio sarebbe avvenuto tra domenica e lunedì, dopo l’arrivo di un video che forniva la nuova prova in vita delle due ragazze rimaste prigioniere in Siria quasi sei mesi. Un filmato per sbloccare definitivamente la trattativa, con la consegna della contropartita ai sequestratori. Sembra esagerata la cifra di dodici milioni di dollari indicata dai ribelli al regime di Assad, ma un riscatto è stato certamente pagato, forse la metà. E tanto basta a scatenare la polemica, alimentata da chi sottolinea come il versamento sarebbe avvenuto proprio nei giorni degli attentati a Parigi.

 

È l’ultimo capitolo di una vicenda a fasi alterne, con momenti di grande preoccupazione, proprio come accaduto dopo la strage di Charlie Hebdo e del supermercato kosher, quando i mediatori avrebbero tentato di alzare ulteriormente la posta.

 

LA CATTURA

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Saranno Greta Ramelli e Vanessa Marzullo a fornire ai magistrati i dettagli della lunga prigionia, compreso il numero delle case in cui sono state tenute. Ieri sera, dopo essere arrivate in un luogo sicuro — probabilmente in Turchia — e prima di essere imbarcate sull’aereo per l’Italia, sono state sottoposte al «debriefing» da parte degli uomini dell’ intelligence , come prevede la procedura che mira a ottenere notizie preziose sul gruppo che le ha catturate il 31 luglio scorso e su quelli che le hanno poi gestite nei mesi seguenti.

 

Attivare i primi contatti per il negoziato non è stato semplice, anche se si è avuta presto la certezza che a rapirle era stata una banda di criminali, sia pur islamici, e non i jihadisti dell’Isis. A metà agosto, quando il Guardian ha rilanciato l’ipotesi che fossero tra gli ostaggi internazionali del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi, i mediatori italiani si sono affrettati a smentire proprio nel timore che la trattativa potesse fermarsi. Circa un mese dopo è arrivata la prima prova per dimostrare che le ragazze stavano bene. E da quel momento è partita la trattativa degli 007, coordinata da Farnesina e Palazzo Chigi.

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I PASSAGGI DI MANO

Secondo le notizie iniziali a organizzare il sequestro è il «Free Syrian Army», l’esercito di liberazione della Siria. Ma la gestione delle prigioniere avrebbe avuto fasi alterne, con svariati cambi di «covo» e nell’ultima fase ci sarebbe stata un’interferenza politica di «Jabat al-Nusra», gruppo della galassia di Al Qaeda che avrebbe preteso un riconoscimento del proprio ruolo da far valere soprattutto rispetto alle altre fazioni e contro l’Isis. Non a caso, poco dopo la conferma dell’avvenuto rilascio delle due giovani, un uomo che dice di chiamarsi Muahhed al Khilafa e si firma sulla piattaforma Twitter con l’hashtag dell’Isis posta un messaggio per attaccare «questi cani del fronte al-Nusra che rilasciano le donne crociate italiane e uccidono i simpatizzanti dello Stato Islamico».

 

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I CONTATTI MEDIATI

Del resto è proprio la situazione complessa della Siria ad alimentare sin da subito la sensazione che il sequestro non possa avere tempi brevi. E infatti la «rete» attivata per dialogare con i sequestratori ha a che fare con diversi interlocutori, non tutti affidabili. Con il trascorrere del tempo le richieste diventano sempre più alte, viene accreditata la possibilità che i soldi non siano sufficienti per chiudere la partita, che possa essere necessario concedere anche altro.

 

A novembre si sparge la voce che una delle due ragazze ha problemi di salute, si parla di un’infezione e della necessità che le vengano dati farmaci non facilmente reperibili in una zona così segnata dalla guerra. Qualche giorno dopo arrivano invece buone notizie, un emissario assicura che Greta e Vanessa sono in una casa gestita esclusivamente da donne. Informazioni controverse che evidentemente servono a far salire la tensione e dunque il valore della contropartita per la liberazione.

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RILANCIO E ULTIMO VIDEO

A fine novembre c’è il momento più complicato. I rapitori cambiano infatti uno dei mediatori facendo sapere di non ritenerlo più «attendibile». Si cerca un canale alternativo e alla fine si riesce a riattivare il contatto, anche se in scena compare «Jabat al-Nusra» e la trattativa assume una connotazione più politica.

 

La dimostrazione arriva quando si sollecita un’altra prova in vita di Greta e Vanessa e il 31 dicembre compare su YouTube il video che le mostra vestite di nero, mentre chiedono aiuto e dicono di essere in pericolo. È la mossa che mira ad alzare il prezzo rispetto ai due milioni di dollari di cui si era parlato all’inizio. Quel filmato serve a chiedere di più, ma pure a lanciare il segnale che la trattativa può ormai entrare nella fase finale.

 

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Anche perché contiene una serie di messaggi occulti che soltanto chi sta negoziando può comprendere, come il foglietto con la data «17-12-14 wednesday» che Vanessa tiene in mano mentre Greta legge il messaggio, che sembra fornire indicazioni precise.

 

Si rincorre la voce che entro qualche giorno possa avvenire il rilascio. Ma poi c’è una nuova complicazione.

 

Il 7 gennaio i terroristi entrano in azione a Parigi, quattro giorni dopo arriva un nuovo video. Questa volta viaggia però su canali riservati. L’intenzione dei sequestratori sembra quella di alzare ulteriormente la posta, la replica dell’Italia è negativa. Si deve chiudere e bisogna farlo in fretta.

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L’ intelligence di Ankara fornisce copertura per il trasferimento oltre i confini siriani delle due prigioniere. Ieri mattina gli 007 avvisano il governo: è fatta, tornano a casa.

 

 

2. COSÌ FINANZIAMO CHI DOMANI VERRÀ A UCCIDERCI

Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano

 

Siamo contenti che Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due ragazze italiane rapite in Siria, siano state liberate dopo cinque mesi di prigionia. Un po’ meno contenti siamo invece dei dodici milioni di dollari che il governo italiano avrebbe pagato ai loro sequestratori.

 

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È questa infatti la cifra che, secondo fonti vicine alla banda che le aveva in consegna, sarebbe stata versata. E, nonostante la cifra non trovi conferma presso alcuna autorità (le liberazioni, anche quando accompagnate da un lavoro di intelligence, non sono mai gratis e dalla Sgrena in poi è provato: per evitare che fosse bloccata dagli americani, da sempre contrari a scambi in denaro con i terroristi, l’operazione fu fatta a loro insaputa e per questo morì l’agente Calipari), è assai probabile che l’ammontare del riscatto sia quello indicato.

 

Dodici milioni, sei milioni a testa, in cambio della libertà di due ragazze poco più che ventenni. Certo, la vita umana non ha prezzo e a maggior ragione non ce l’ha quella di due giovani volontarie, che in Siria andarono mesi fa per inseguire i propri sogni e il desiderio di far del bene, con la testa piena di ideali e le tasche vuote.

 

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Naturalmente aiutare gli altri, in primo luogo le persone in difficoltà, è cosa buona e giusta e dunque a molti riesce difficile biasimare un governo che va in soccorso di «crocerossine» che per un eccesso di generosità sono finite nei guai. E però ci sia permesso di dire che, sebbene anche a noi faccia piacere aiutare il prossimo, la beneficenza preferiremmo evitare di farla ai tagliagole.

 

I dodici milioni versati per salvare le due volontarie ed evitare che finissero nelle mani dell’Isis e dei peggiori jihadisti della zona non sono infatti soldi destinati a finire nelle mani dei ribelli, per poi essere utilizzati per curare i bambini o sfamare le popolazioni locali rimaste senza cibo a causa della guerra. Sono soldi che serviranno ad arricchire i signori della guerra e quei terroristi che abbiamo visto in azione a Parigi.

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Quanti kalashnikov si comprano con 12 milioni? Dodicimila, se si dà retta alle stime pubblicate dopo la strage contro i cronisti di Charlie Hebdo. E quante cellule come quelle costituite dai fratelli Kouachi e da Amedy Coulibaly si possono finanziare? Considerato che i tre per compiere il massacro hanno avuto bisogno di sei-sette mila euro, diciamo poco meno di duemila.

Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo

 

Quasi duemila gruppetti jihadisti in grado di fare irruzione in una redazione o un supermercato e seminare il panico in città impreparate ad affrontarli. In pratica, liberando Greta e Vanessa, abbiamo finanziato chi domani potrebbe attaccarci e spararci, fornendo le risorse per consentire ai terroristi di armarsi meglio e di essere addestrati in qualche campo militare come è successo con i Kouachi e Coulibaly. Come abbiamo detto all’inizio, siamo felici che le due ragazze italiane possano essere restituite alle loro famiglie e alla loro vita normale.

 

Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo

E però ci farebbe piacere che, una volta chiusa la vicenda, il governo italiano, nella persona del presidente del Consiglio, dicesse a tutte le Vanessa e Greta che vogliono andare in soccorso delle vittime della guerra di rimanere a casa, che di guai ne abbiamo già tanti qui da noi e non c’è bisogno di andarseli a cercare in Siria, Libia o in altre zone dove si rischia la vita.

 

Se invece Renzi volesse rivendicare a sé il successo della liberazione di Vanessa e Greta, così da dare un po’ di lustro a un esecutivo che non è capace di riportare a casa i marò, almeno dica che questa è l’ultima volta che mette mano al portafoglio, perché gli italiani sono stanchi di pagare il conto dei turisti per caso. Insomma, dica chiaro e tondo che se uno confonde la guerra con le vacanze intelligenti, d’ora in poi è affar suo.

 

 

3. "PAGATO RISCATTO DA 12 MILIONI" QUANTE ARMI COMPRERANNO?

Riccardo Pellicceti per “il Giornale

 

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Non possiamo che gioire per la liberazione di Vanessa Marzullo e di Greta Ramelli, le quali, dopo essere state quasi sei mesi nelle mani dei tagliagole jihadisti, potranno oggi finalmente riabbracciare le loro famiglie. Fatta questa doverosa premessa, non possiamo esimerci dall'esprimere un senso di vergogna e di disapprovazione per le modalità con cui il governo ha risolto la questione.

 

È vero che siamo da anni abituati a pagare riscatti a talebani, pirati e terroristi per riportare a casa chi si avventura in zone altamente pericolose, ma averlo fatto consapevoli di foraggiare l'industria dei sequestri è perlomeno riprovevole.

 

jabhat al nusra jabhat al nusra

«Dodici milioni di dollari» proclamano i rapitori del Fronte Al Nusra, cioè circa dieci milioni di euro per riempire le casse del gruppo qaedista siriano, che fa dei sequestri una delle sue principali fonti di finanziamento per procurarsi armi e reclutare combattenti. C'è poco da scherzare o da sorridere.

 

Secondo una stima fatta dal New York Times , Al Qaeda e i gruppi affiliati avrebbero incassato negli ultimi cinque anni almeno 125 milioni di dollari, versato in gran parte dai governi europei. I riscatti pagati dalla sola Italia dal 2004 a oggi a vari gruppi combattenti, ammontano a 61 milioni di euro. Un'industria fiorente, con un fatturato considerevole, alimentato proprio dai quei Paesi disposti e abituati a sborsare denaro per soddisfare le richieste dei terroristi. Quali clienti migliori per i piccoli eredi di Osama bin Laden. E l'Italia è un obiettivo «privilegiato».

LA DECAPITAZIONE DI TRE MONACI FRANCESCANI DA PARTE DEI RIBELLI SIRIANI DI AL NUSRA LA DECAPITAZIONE DI TRE MONACI FRANCESCANI DA PARTE DEI RIBELLI SIRIANI DI AL NUSRA

 

E pensare che Amedy Coulibaly, il terrorista islamico protagonista della strage nel supermercato ebraico di Parigi, aveva chiesto un mutuo di poco più di 30mila euro per finanziare la sua azione e quella dei fratelli Kouachi nella redazione di Charlie Hebdo. Fate una semplice calcolo di quanti Coulibaly si potrebbero mettere in pista con i dieci milioni di euro pagati dal nostro governo.

 

LA DECAPITAZIONE DI TRE MONACI FRANCESCANI DA PARTE DEI RIBELLI SIRIANI DI AL NUSRA LA DECAPITAZIONE DI TRE MONACI FRANCESCANI DA PARTE DEI RIBELLI SIRIANI DI AL NUSRA

Inevitabili quindi, le proteste e le polemiche scaturite subito dopo l'annuncio del pagamento di un riscatto per liberare Vanessa e Greta. Lega, Fdi e Forza Italia hanno subito chiesto chiarimenti in Parlamento. «La liberazione delle due ragazze mi riempie di gioia - ha detto il leader del Carroccio Matteo Salvini -. Ma l'eventuale pagamento di un riscatto, che permetterebbe ai terroristi di uccidere ancora, sarebbe una vergogna per l'Italia».

 

La Lega presenterà un'interrogazione al ministro degli Esteri proprio «per appurare se sia stato pagato un solo euro per le due signorine». «Un fatto assai grave - gli ha fatto eco il deputato leghista Molteni -. Il primo pensiero va alle famiglie. Va detto però che noi non abbiamo mai condiviso né giustificato le motivazioni della loro missione pseudomondialista».

 

LA DECAPITAZIONE DI TRE MONACI FRANCESCANI DA PARTE DEI RIBELLI SIRIANI DI AL NUSRA LA DECAPITAZIONE DI TRE MONACI FRANCESCANI DA PARTE DEI RIBELLI SIRIANI DI AL NUSRA

Chiede chiarezza anche Mariastella Gelmini, vicecapogruppo alla Camera di Forza Italia. «Quando si riconquista la libertà e la vita, ogni persona ragionevole non può che esultare - ha affermato - Adesso, con altrettanta ragionevolezza, il governo e il ministro degli Esteri devono riferire sulle modalità di questa liberazione».

 

 

 

 

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