QUEL MARINO È PROPRIO UN EROE! – IL SINDACO MARZIANO SOCCORRE DUE PASSEGGERI SUL ROMA-NEW YORK (CI PASSA LA VITA) RINVERDISCE LE GESTA DI DI PIETRO IN AUTOSTRADA – MA IL NUMERO UNO RESTA SEMPRE IL BANANA, CHE FECE USCIRE DAL COMA UN TIFOSO DEL MILAN CON LA SUA SOLA VOCE
Mattia Feltri per “la Stampa”
Purtroppo mancano i dettagli, ma sarà l’immaginazione a riempire la scena: il comandante del volo Roma-New York chiede all’altoparlante se ci sia un medico a bordo. E lì si alza Ignazio Marino. Uno dei passeggeri è in preda a una crisi respiratoria, Marino lo soccorre, lo cura, lo restituisce alla piena salute. Non sappiamo come, non ci si figura il sindaco in viaggio istituzionale con la borsa professionale, lo stetoscopio eccetera. Probabilmente la dotazione necessaria era in aereo e purtroppo Marino è schivo, atterra, corre all’incontro con imprenditori e filantropi, categoria cui è tanto affine, e la butta lì: «Ho soccorso due uomini, ma è il mio mestiere». Non uno. Due.
Il primo in crisi respiratoria, il secondo soffre di un attacco di panico e Marino ha poi fatto la battuta al comandante: «La prossima volta mi farete viaggiare gratis». Però, per quanto encomiabile sia stato il sindaco di Roma, la doppietta non gli basta per superare il solito fuoriclasse: Silvio Berlusconi. Il quale, senza nemmeno i titoli accademici, è riuscito a risvegliare un ragazzo dal coma e col solo potere terapeutico della voce: «Andrea, Andrea, Andrea, ti aspettiamo. Pensa che potresti avere le nostre maglie, un pallone firmato da tutti. Fai uno sforzo, puoi vedere lo scenario bellissimo di Milanello».
Era il 1997, e il presidente del Milan (oltre che capo dell’opposizione), prometteva al giovane e sfortunato tifoso rossonero un’intera giornata con Paolo Maldini e Franco Baresi. Andrea si svegliò quasi a certificare l’odore di santità che Berlusconi, con un po’ di ironia, giusto un po’, sostiene di sprigionare. I medici spiegarono che il contributo del capo di Forza Italia era stato gradito ma non così fondamentale, e però nella mistica arcoriana l’episodio ha conservato una centralità.
Succede. Non soltanto a Berlusconi. Nel triennio semirivoluzionario di Mani pulite, dal ’92 al ’94, pareva che Antonio Di Pietro strappasse gente a morte certa un paio di volte a settimana. «A un eroe non fa difetto la virtù della soccorrevolezza. Non ha esitato a togliere i panni dell’irreprensibile giudice per indossare coraggiosamente quelli del buon samaritano», scrisse un giornale.
Era successo che una tizia s’era ribaltata in autostrada ed essendo Di Pietro irreprensibile, appunto, e incapace di macchiarsi di un reato come l’omissione di soccorso, siccome passava di lì accompagnò la donna lievemente ferita all’ospedale. Alla donna parve giusto fare un po’ di mitologia per un settimanale: «Così Di Pietro mi ha salvato la vita».
Nei mesi Tonino la salvò a un altra ragazza in autostrada e a una bagnante al mare, tutti episodi basati più che altro su tradizione orale. Non come l’evento che riguardò nel ’99 il senatore Monteleone di An nel ristorante di Palazzo Madama; nel tavolo a fianco il collega di sinistra Guido Calvi d’improvviso si fece paonazzo a causa di un boccone di cocomero andato di traverso. Si sentirono le grida d’aiuto del sottosegretario Massimo Brutti e Monteleone, che oltretutto è radiologo, si precipitò su Calvi e intervenne prontamente.
Più che l’arte medica potè un certo piglio postfascista: Monteleone assestò una tale pestata sulla schiena di Calvi che il cocomero volò via riattivando la respirazione. Però, al termine di questi racconti, a noi pare lecito sostenere che l’unico vero eroe è Gianfranco Fini. Un giorno, al largo di Anzio, su buttò dalla barca per salvare un naufrago: ricondotto l’infelice a riva, Fini stava cercando di riprendersi (con una sigaretta) quando arrivarono i soccorsi: «Onorevole, il naufrago era fuggito da una nave con il colera a bordo!». Fini a petto in fuori rifiutò l’antidoto. Peccato che era su Scherzi a parte.