QUIRINALOTTO – L’ACCORDO TRA SILVIO E ANGELINO È DI NON SCAVALCARSI NEL BUTTARSI IN BRACCIO A RENZI – AMATO E CASINI I PREFERITI DEGLI EX COMPAGNI DI PARTITO, MA PESA LA CONTRARIETÀ DI PITTIBIMBO SU ENTRAMBI -

I parlamentari di Forza Italia in queste ore si chiedono se davvero il Cavaliere è disposto a farsi imporre la legge elettorale e il candidato al Quirinale da Renzi. Berlusconi però non ha dubbi sul fatto che gli serve un partito compatto e un rapporto stretto con l’Ncd…

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BERLUSCONI E ALFANO AL QUIRINALE FOTO LAPRESSE BERLUSCONI E ALFANO AL QUIRINALE FOTO LAPRESSE

Fausto Carioti per “Libero Quotidiano”

 

In nome del Nazareno e della necessità di non essere tagliato fuori dai giochi Berlusconi è davvero disposto a sottoscrivere qualunque cosa gli proponga Renzi, inclusi un ex Pci al Quirinale e una legge elettorale tagliata su misura per il Pd? I primi a porsi la domanda sono i parlamentari di Forza Italia.

 

A leggere i segnali spediti ieri da Berlusconi, la risposta è «no», ma per saperlo con certezza bisognerà attendere. Lo stesso Cavaliere, che nei confronti del premier parte con l’handicap di 130 a 415 (la consistenza del rispettivi gruppi parlamentari), è ancora incerto su quanto sia saggio tirare la corda. Non ha dubbi però sul fatto che deve presentarsi al momento cruciale con i ranghi compatti, e quindi ha iniziato la settimana avviando la doppia ricomposizione: all’interno di Forza Italia (domenica ha sentito Raffaele Fitto e ieri mattina ha ricucito con Renato Brunetta) e con gli altri popolari del centrodestra (già ieri sera, a sorpresa, ha incontrato Angelino Alfano a Milano).

SILVIO BERLUSCONI E ANGELINO ALFANO SILVIO BERLUSCONI E ANGELINO ALFANO

 

Confortato dalle risposte ottenute, oggi se la vedrà con Matteo Renzi: un faccia a faccia necessario dopo le diffidenze accumulatesi negli ultimi giorni, che però difficilmente sarà risolutivo. Nei confronti dei tanti azzurri che non digeriscono la deriva impressa da Renzi al Nazareno, Silvio Berlusconi ieri ha conquistato una buona moneta, che da bravo mercante ha subito investito: ha ottenuto dal premier la garanzia che la riforma della Costituzione sarà votata dalla Camera dopo, e non prima della elezione del presidente della Repubblica, come invece voleva Renzi.

 

Brunetta Salvini foto Lapresse Brunetta Salvini foto Lapresse

Era una delle richieste di Brunetta e di molti altri forzisti, che in Parlamento si erano battuti per non approvare un testo così importante senza sapere quale è il nome che il premier lancerà per il Colle e con quale maggioranza proverà a farlo eleggere. Per Renzi si tratta di una mezza sconfitta, ma anche di un gesto di realismo, della presa d’atto della impossibilità di rispettare la tabella dei tempi che si era prefissato. Ieri a Montecitorio è stato votato l’articolo 1 del disegno di legge costituzionale, quello che elimina il bicameralismo perfetto: ne restano altri 39. Morale: l’approvazione slitta e Renzi, anziché smaniare e imporre sedute notturne, voti domenicali e altre forzature, se ne farà una ragione.

 

BERLUSCONI BRUNETTA RENZI BERLUSCONI BRUNETTA RENZI

Resta la legge elettorale in discussione al Senato, dove figura il premio di maggioranza alla lista, che non faceva parte del patto originario del Nazareno e sulla quale tutto rischia di saltare. L’accordo tra il premier e il Cavaliere non arriva a far slittare pure l’Italicum, ma lì a complicare la vita a Renzi provvedono quelli della minoranza Pd.

 

Berlusconi ha raggiunto Brunetta al telefono al termine della riunione della conferenza dei capigruppo. Colloquio molto cordiale, assicurano dall’una e dall’altra parte, e soprattutto molto necessario in vista dell’incontro che il gruppo alla Camera avrà domani pomeriggio con il capo di Forza Italia proprio per decidere la linea da tenere nei confronti di Renzi e delle sue proposte in materia di Quirinale e riforme.

 

DECADENZA BERLUSCONI IL BACIO DI PAOLO ROMANI ALLA BERNINI DECADENZA BERLUSCONI IL BACIO DI PAOLO ROMANI ALLA BERNINI

Sabato sul presidente dei deputati azzurri era arrivata la reprimenda del Cavaliere, che gli intimava di smetterla con gli attacchi personali al premier, e nelle stesse ore al Senato, su iniziativa del capogruppo Paolo Romani, era stato diffuso un documento di appoggio al Nazareno e di sostanziale presa di distanza da Brunetta. Prima Berlusconi ha fatto togliere di scena quella mozione, quindi ha rammendato lo strappo con l’economista veneziano. Operazione riuscita, sulla cui durata è meglio però non fare scommesse.

 

Nel Mattinale, la nota curata da Brunetta e diffusa dal gruppo azzurro di Montecitorio, ieri si leggeva che la fedeltà va all’accordo originario del Nazareno, che prevedeva «premio a coalizione e non di lista, soglia alta e non al 3%, niente preferenze», e non alla interpretazione che ne dà Renzi, il quale lo ritiene «materia liquida cui dare forma esclusivamente con la propria bottiglia rossa».

 

Insomma, i problemi restano. E ancora più difficile, per il fondatore, sarà assicurarsi l’obbedienza di Fitto e dei suoi 40 parlamentari. La pax interna ottenuta da Berlusconi è infatti fragilissima. Il problema più grosso è proprio quello del premio di maggioranza, che quasi tutti i forzisti vorrebbero assegnare alla coalizione anziché alla prima delle liste. Lo stesso Berlusconi, raccontano, è orientato a votare contro il testo proposto da Renzi.

SERRACCHIANI A BALLAR SERRACCHIANI A BALLAR

Nel recupero di Brunetta da parte del Cavaliere un ruolo lo ha avuto proprio la scelta del premier di mandare avanti la pasdaran Debora Serracchiani a chiedere ai grillini di votare l’Italicum assieme al Pd (o almeno a ciò che resterà di esso dopo le defezioni). Sarebbe l’affossamento del Nazareno e l’apertura ufficiale del “secondo forno” da parte del segretario dem.

 

La verità, insomma, è che Renzi non si fida di Berlusconi, e gli chiede di intervenire per arginare lo straripante Brunetta e lo minaccia paventando intese con i Cinque Stelle, e che Berlusconi non si fida del premier e della smania che tanti renziani hanno di accordarsi con i grillini, e anche per questo, pure senza smentire la linea portata avanti da Denis Verdini e Gianni Letta, lascia aperta l’opzione dura evocata da Brunetta.

 

ALFANO E RENZI ed df e fbac d ALFANO E RENZI ed df e fbac d

Chiaro che così Berlusconi e Renzi non possono fare molta strada insieme: l’incontro di oggi dovrebbe servire proprio a recuperare un po’ fiducia reciproca nel momento più importante, e molto dipenderà proprio dalla decisione di Renzi in merito al premio di maggioranza. Anche se Berlusconi dovesse digerirlo, molti forzisti continuerebbero a giudicarlo inaccettabile, con esiti imprevedibili sulla tenuta del Nazareno e del partito. Vanno meglio le cose con Alfano e gli altri centristi, intenzionati a giocare la partita del Quirinale senza subire l’attrazione gravitazionale di Renzi.

 

RENZI ALFANO RENZI ALFANO

L’incontro di Berlusconi con l’ex delfino e le rispettive delegazioni, avvenuto in prefettura, è durato poco più di un’ora. I due hanno siglato un «patto di consultazione» per individuare un candidato comune che non sia del Pd e si sono impegnati a non scavalcarsi a vicenda per correre in braccio a Renzi. «Abbiamo deciso di unire le forze che si riferiscono al Ppe per condividere la scelta di un candidato presidente della Repubblica di area moderata e non del Pd. Ci rivedremo nei prossimi giorni per indicare un nome», ha detto Alfano al termine del colloquio. Stessa idea di Berlusconi, che per il Colle vuole «un garante di tutti, e non solo di una parte degli italiani».

 

CRAXI E GIULIANO AMATO CRAXI E GIULIANO AMATO

Di nomi, in realtà, lui e Alfano ne avrebbero un paio: Giuliano Amato e Pier Ferdinando Casini. Ma nessuno dei due sembra avere chance concrete di essere candidato da Renzi. Così oggi Berlusconi si presenterà all’incontro col premier senza alcun nome in tasca. Il rischio che il centrodestra si trovi costretto a prendere o lasciare un molto poco appetibile candidato renziano è alto. Ma senza un’intesa con il centrodestra rischia tanto anche Renzi.

 

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