QUIRINALOTTO – IL ‘’CODICE RENZI” TAGLIA FUORI LA METÀ DEI CANDIDATI IN CAMPO: NO A EX SEGRETARI ED EX LEADER DI COALIZIONE DEL CENTROSINISTRA. “TROPPO INGOMBRANTI E DIVISIVI”. BYE BYE A VELTRONI, BERSANI, FASSINO E PRODI… - - - -

Matteuccio sa che per trovare un accordo anche con Berlusconi non può proporre chi è stato avversario del Cav. alle elezioni. Già Culatello, nel 2013, presentò al Banana tre personalità non di prima linea: Mattarella, Amato e Marini… -

Condividi questo articolo


renzi berlusconi renzi berlusconi

Francesco Bei e Goffredo De Marchis per “La Repubblica”

 

«L’onere di fornirci un nome spetta a Renzi», ripete Berlusconi. «È Renzi che deve fare la prima mossa», concorda Alfano. Una responsabilità di cui il premier sente il peso e che oggi, in Direzione, vuole cominciare a condividere con il suo partito. La minoranza Pd gli chiederà non uno «schema», non un «metodo », ma subito qualcosa di più: l’identikit del futuro capo dello Stato. Ed è su questo che si lavora a palazzo Chigi. Trovare un candidato che superi la prova dei veti reciproci, dei ricatti delle correnti, delle antiche rivalità ormai stratificate da anni.

 

prodi col gelato prodi col gelato

La lista del premier è divisa in blocchi. E il punto di partenza, necessariamente, sono gli ex leader del centrosinistra. Personalità forti, con un seguito nella base, e una caratteristica in comune: «Si ritengono — ripete da giorni il segretario ai suoi collaboratori -, anche legittimamente per carità, candidati di diritto ». In quel blocco ci sono Romano Prodi, Piero Fassino, Dario Franceschini, Walter Veltroni, Pierluigi Bersani e Guglielmo Epifani.

 

Piero Fassino Piero Fassino

In corsa lo sono tutti, anche quelli che si schermiscono. Ma agli occhi di Renzi, che guarda alla storia delle elezioni per il Quirinale, se si esclude Giuseppe Saragat nel ‘64, mai nessun segretario di partito si è insediato nel palazzo dei Papi. Troppo ingombranti le loro personalità, troppo difficile farli accettare sia dagli alleati che dai rivali interni. Con il rischio di spaccare i gruppi Pd senza attrarre nuovi voti dalle opposizioni. «E adesso serve uno che facilita l’intesa».

 

Guglielmo Epifani Guglielmo Epifani

Semmai lo schema renziano ripete quello che portò Napolitano al Colle nel 2006: un politico puro ma pescato tra i dirigenti - in primo luogo ex Ds - mai arrivati al vertice del loro partito o scelto tra le riserve della Repubblica. È un profilo che oggi ricalca molto quello di Sergio Mattarella. Ai suoi il premier non dice che sarà lui il prescelto ma ammette che l’ex ministro, oggi giudice costituzionale, «ha tutte le qualità necessarie».

 

È stato alla Difesa durante le guerre balcaniche, quando l’Italia partecipò in maniera sofferta ai bombardamenti della Nato sulla Serbia. È stato vicepresidente Consiglio nel governo D’Alema, con cui ha ottimi rapporti. Ma più di tutto conta il precedente di due anni fa: era il primo nome della rosa che Bersani presentò a Berlusconi (gli altri due erano Marini e Amato). Ovvero era il candidato ufficiale della «Ditta». Il Cavaliere allora non pose veti, preferendolo persino ad Amato. Poi si andò su Marini, con gli esiti che tutti ricordano.

MASSIMO D ALEMA INTERVISTATO DA ALAN FRIEDMAN MASSIMO D ALEMA INTERVISTATO DA ALAN FRIEDMAN

Oggi Mattarella ritorna anche nelle discussioni della minoranza Pd.

 

«Sarebbe un presidente che può tenere unito il partito», ammettono i bersaniani. Ma naturalmente i dissidenti aspettano che sia il segretario a fare la proposta. Per questo, per evitare trappole e non solo quelle interne, Renzi ha cambiato tattica. «Votare scheda bianca nei primi tre scrutini è troppo pericoloso, ci esponiamo ai giochetti di Sel, dei grillini e di tutti i gufi sparsi in parlamento. Troveremo un candidato di bandiera».

 

matteo renzi pier carlo padoan matteo renzi pier carlo padoan

Come si faceva nella prima Repubblica. Il premier non lo dice ma è Prodi il nome che teme gli sia gettato tra i piedi nelle prime votazioni. Un candidato capace di catalizzare sia i voti dei cinquestelle, di Sel, della minoranza Pd e, probabilmente dei ribelli forzisti. «I grillini — rivela Arturo Scotto, capogruppo vendoliano — stanno ragionando su questo, forse stavolta si svegliano».

 

Nella lista di Renzi c’è anche un altro gruppo, importante di papabili, specie se la crisi finanziaria dovesse riaccendersi. Sono i candidati «graditi a Bruxelles », quelli che offrono più garanzie internazionali ma non interne. Tra di loro c’è Giuliano Amato, ma soprattutto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Anche alcuni ministri come Paolo Gentiloni e Roberta Pinotti andrebbero bene per le Cancellerie. Ma il premier ha già deciso: «Resteranno entrambi ai loro posti».

lorenzo guerini lorenzo guerini

 

Se il Pd è il fuoco dell’attenzione di Renzi, Lotti e Guerini, da ieri anche la situazione interna a Forza Italia viene monitorata da vicino. Quanto accaduto a Montecitorio, con il capogruppo forzista Brunetta che si è messo di traverso rispetto al cammino della riforma costituzionale, ha confermato a palazzo Chigi quanto sia ormai «friabile » il patto del Nazareno. Perché, al di là della volontà dell’ex Cavaliere, «Berlusconi non è in grado di reggere il suo partito. Brunetta è una scheggia impazzita ».

 

L’incidente della Camera è stato al centro di una serie di riunioni e telefonate che il premier ha avuto lungo tutto il pomeriggio. Contatti che sono ruotati intorno alle riforme, al cammino dell’Italicum e alla partita del Quirinale. Da Angelino Alfano al capogruppo dem Roberto Speranza, fino al capogruppo Zanda e al senatore Chiti.

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

ARCHEO-QUIZ - UN BELL'ANEDDOTO CHE LA DICE LUNGA SUL TIPO DI RAPPORTI CHE INTERCORRONO TRA STAMPA E POTERE - "QUALCHE TEMPO FA IL DIRETTORE DI UN GRANDE GIORNALE RICEVETTE LA TELEFONATA DEL CAPUFFICIO STAMPA DI UNA GRANDE INDUSTRIA: ‘’CARO DIRETTORE, SAPPIAMO CHE STA PER USCIRE UN SERVIZIO MONDANO DOVE COMPARE LA FOTO DI (E LÌ IL NOME DELL'AD DELLA GRANDE INDUSTRIA) ABBRACCIATO A (E LÌ IL NOME DI UNA SIGNORA, AL MOMENTO AMANTE NUMERO DUE DELL'AD). LEI CAPIRÀ, ALLA NOSTRA GRANDE INDUSTRIA QUESTO DISPIACE NON POCO" - "IL GIORNALE È GIÀ IN MACCHINA", OBIETTÒ IL DIRETTORE. CON LA VOCE DI CHI SA DI ESSERE AUTORIZZATO A TUTTO, IL CAPUFFICIO STAMPA DISSE: "VA BENE, QUANTO COSTA COMPRARE TUTTA LA TIRATURA DEL SUO GIORNALE?" – COME E’ ANDATA A FINIRE? BASTA LEGGERE DAGOSPIA…

A CASA DI CARLO DE BENEDETTI - COME SI FA, AVENDO I SUOI SOLDI, A POSARE DAVANTI A UNA PARETE A TROMPE-L'ŒIL CHE RIPRODUCE UN FINTO TRALICCIO CON VITE, DOVE C’È APPESO SOPRA UN FALSO CANALETTO IN CORNICE DORATA OSCURATO, PER GIUNTA, DALLE FOTO DEI PARENTI, DI CUI UNA IN CORNICE LEOPARDATA? - IL CUSCINO SUL DIVANO SEMBRA LA TOVAGLIA DI UNA PIZZERIA. NON PARLIAMO DEGLI ANIMALETTI POP SU UNA CONSOLLE DI MARMO - JOHN ELKANN AVRÀ DISTRUTTO “REPUBBLICA” MA LUI DEVE AVER IMPARATO DALL’ARCINEMICO BERLUSCONI A FAR FALLIRE IL BUON GUSTO… - VIDEO

FLASH! - NELLO SCONTRO SULL'EREDITÀ AGNELLI CHE VEDE IN CAMPO QUATTRO FRATELLI DE PAHLEN CONTRO I TRE FRATELLI ELKANN, TUTTI FIGLI DI MARGHERITA AGNELLI, FA CAPOLINO IL GOSSIP - SI VOCIFERA CHE SIA SBOCCIATA UNA AFFETTUOSA AMICIZIA TRA LA BELLA E PIMPANTE ANNA DE PAHLEN E IL BALDO PETROLIERE UGO BRACHETTI PERETTI, SPOSATO E SEPARATO CON ISABELLA BORROMEO, SORELLA DELLA MOGLIE DI JOHN ELKANN. GOSSIP CHE A TORINO NON HA FATTO ALCUN PIACERE: IL PROCESSO VEDE ANCHE I FIGLI DI MARGHERITA CONTRO GLI ELKANN…

DAGOREPORT - PIER SILVIO L’HA CACCIATA E HA FATTO SBARRARE LE PORTE DI MAMMA RAI: COSA RIMANEVA A BARBARA D’URSO, SE NON DI TENTARE LA PROVA DEL NOVE? DISCOVERY CON CROZZA E FAZIO È IL TERZO PIÙ VISTO IN ITALIA NELL'ARCO DI 24 ORE DURANTE IL 2023. E ADESSO ARRIVA AMADEUS - L’ARRUOLAMENTO DI CARMELITA COSTA POCO (SONO LONTANISSIME LE CIFRE DELL’ERA DI SILVIO BERLUSCONI) ANDREBBE A PRESIDIARE UNA FASCIA RICCA DI PUBBLICITA' COME È QUELLA DEL POMERIGGIO. LA SUA SOSTITUZIONE IN MEDIASET CON MYRTA MERLINO SI È RISOLTA IN UN MEZZO FLOP, MENTRE SU RAI1 “LA VITA IN DIRETTA” DI MATANO NON HA NULLA DI IRRESISTIBILE - LE TRATTATIVE CON DISCOVERY SONO IN CORSO E UN OSTACOLO SAREBBE LA PRESENZA DI... 

FLASH! – CARLE', MA CHE STAI A DI’? - CORREVA L’ANNO 1959 QUANDO L’AVVOCATO AGNELLI SI SBATTEVA ANITONA EKBERG. IERI A “100 MINUTI” (LA7) CARLO DE BENEDETTI RACCONTA DI AVERLO INCROCIATO CON LA DIVA DE “LA DOLCE VITA” QUANDO ERA “UN RAGAZZINO” (“LUI MI HA DETTO: VAI A FARTI UNA SEGA”) – FATTI I CONTI DELLA SERVA, ESSENDO NATO NEL 1934, CDB AVEVA NON SOLO 25 ANNI MA NEL 1959 ERA GIA’ SPOSATO CON MITA CROSETTI (NEL 1961, NASCE IL PRIMO FIGLIO RODOLFO) – INSOMMA, L'ERA DELLA SEGA L'AVEVA GIA' SUPERATA DA UN PEZZO...