"PRONTI A COLPIRE ANCORA IN SIRIA”, DOPO L'ATTACCO GLI USA AVVISANO ASSAD – E ALL’ONU E’ SCONTRO CON LA RUSSIA - IL RAPPRESENTANTE DI MOSCA: "L'ATTACCO IN SIRIA DISTRUGGE LE RELAZIONI INTERNAZIONALI", L'AMBASCIATRICE USA: " LA RUSSIA USA IL POTERE DI VETO COME ASSAD USA IL SARIN" - IL CREMLINO AVVERTE: SE BOMBARDERETE, ARRIVERA' IN EUROPA UN'ONDATA DI PROFUGHI" - E PARIGI...
"L'attacco condotto da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna in Siria distrugge il sistema delle relazioni internazionali e rischia di destabilizzare tutta l'area". Lo ha dichiarato il rappresentante permanente della Russia all'Onu, Vasily Nebenzya, intervenendo al Consiglio di Sicurezza. "La Russia ha fatto tutto il possibile per evitare queste strategia destabilizzatrici ma nonostante questo gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno ignorato gli appelli di tornare alla ragione".
Durissima la replica americana: "La Russia usa il veto il Consiglio di sicurezza dell'Onu, come il regime siriano usa il Sarin" così, l'ambasciatore all'Onu, Nikki Haley, con la sua consueta brutalità, ha replicato a Mosca, ricordando che il veto è stato utilizzato ben sei volte sul dossier siriano: "Non possiamo permettere - ha aggiunto -che la Russia getti nella spazzatura tutte le nome internazionali, e consenta che l'uso di armi chimiche non riceva una adeguata risposta".
Ma Haley dice anche altro: "Siamo pronti a colpire di nuovo se la Siria userà ancora armi chimiche", riferendo il contenuto di una conversazione con il presidente Donald Trump dopo il raid in Siria con la collaborazione di Francia e Regno Unito. "Ho parlato stamane con il presidente. Ha detto che se il regime siriano usa gas velenosi ancora una volta, gli Stati Uniti sono pronti ad usare la forza", dice l'ambasciatrice Usa, "il tempo per le parole è finito. Abbiamo avuto 5 meeting del Consiglio sulla Siria in questa settimana". La nostra azione "non è una vendetta, né una punizione, né per una simbolica dimostrazione di forza ma abbiamo dato alla diplomazia chance dopo chance. I nostri sforzi risalgono al 2013. La Siria si è impegnata a rispettare la convenzione sulle armi chimiche. Ma come abbiamo visto dallo scorso anno, questo non è successo", quindi, insiste Haley "il regime siriano, con il ripetuto ricorso alle armi chimiche, ci ha spinto ad agire. Il raid di ieri è un messaggio chiarissimo: gli Stati Uniti non consentiranno al regime di Assad di usare le armi chimiche".
Intanto, dopo la Russia - che ha diffuso una bozza di risoluzione che chiede all' Onu di condannare "l'aggressione armata occidentale" contro la Siria - anche Damasco chiede alla comunità internazionale e al Consiglio di sicurezza Onu di condannare con fermezza la "brutale aggressione statunitense, britannica e francese che può solo portare a infiammare ulteriormente le tensioni e rappresenta una minaccia per la pace e la sicurezza internazionali". Lo riporta l'agenzia Sana citando due lettere inviate dal ministero degli Esteri siriano al Segretario generale delle Nazioni Unite e al capo del Consiglio di sicurezza.
All'apertura del dibattito, il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha chiesto ai membri del Consiglio di sicurezza di "agire in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e nel quadro del diritto internazionale" quando è questione di "pace e sicurezza".
Da Bruxelles, nelle stesse ore, è rimbalzato lo statement della Nato, dopo il meeting del Consiglio nordatlantico a livello di ambasciatori: "Gli alleati hanno espresso il pieno supporto per questa azione mirata a ridurre la capacità del regime siriano di produrre armi chimiche e evitarne l'ulteriore impiego contro il popolo siriano". E ha aggiunto la nota ufficiale: "Le armi chimiche non possono essere usate con impunità o normalizzate. Sono un pericolo immediato per il popolo siriano e per la nostra sicurezza collettiva". Il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, ha inoltre ammonito il regime siriano "a permettere agli aiuti umanitari di raggiungere la popolazione", aggiungendo che "Usa, Gb e Francia hanno evidenziato che non c'era altra alternativa praticabile all'uso della forza".
FRANCIA 'APRE' A MOSCA: "PRONTI A LAVORARE COL CREMLINO"
Per la Francia il tempo della guerra è già finito, ora si torna alla diplomazia. Parigi vuole "lavorare seriamente" con la Russia per raggiungere "una soluzione politica", ha fatto sapere l'Eliseo in una dichiarazione che ha interrotto il flusso di condanna e rivendicazione dell'attacco condotto nella notte in Siria…
3. MOSCA: SE BOMBARDERETE...
Gian Micalessin per il Giornale
È stato un vero attacco chimico o una messa in scena organizzata per giustificare gli attacchi alla Siria di Bashar Assad? E chi salverà l'Europa dalle ondate di migranti messe in moto da un attacco alla Siria? La Russia non ha dubbi.
Siamo di fronte a una mistificazione che minaccia anche noi europei. E dietro il video che documenta l'attacco con i gas alla città di Duma e la morte di decine di donne e bambini c'è lo zampino di un servizio segreto occidentale. Ma l'Europa per Mosca deve guardarsi dal seguire Donald Trump perché rischia di ritrovarsi invasa da nuove ondate di profughi generate dall'aggravarsi della crisi siriana. A dirlo chiaro e tondo è il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.
«Abbiamo prove inconfutabili, è stata una messa in scena in cui sono coinvolti i servizi di sicurezza di un paese in prima linea nella campagna anti-russa», accusa Lavrov durante la conferenza stampa con l'omologo olandese Halbe Zijlstra. Il ministro degli Esteri russo non fa il nome del paese nemico, ma a pronunciarlo ci pensa il generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa del Cremlino.
«Abbiamo prove che dimostrano il coinvolgimento della Gran Bretagna nella provocatoria operazione chimica realizzata in Siria dal 3 al 6 aprile - spiega il generale - Londra ha esercitato forti pressioni sui rappresentanti dei cosiddetti Caschi Bianchi per spingerli a realizzare il prima possibile una provocazione (con armi chimiche)». La Russia punta il dito, insomma, contro l'organizzazione di soccorso messa in piedi nelle zone ribelli, fin dal 2011, da un ex-ufficiale dell'intelligence di Sua Maestà.
Un'organizzazione accusata di aver ordito numerose operazioni per screditare il regime e i suoi alleati. Il determinato j'accuse di Mosca lascia aperto, però, il discorso sulle prove dell'attacco chimico e delle responsabilità di Damasco che il presidente francese Emmanuel Macron sostiene di poter fornire. Il primo a smentirlo è il segretario alla Difesa statunitense James Mattis. Giovedì Mattis è andato alla Casa Bianca per spiegare al determinato presidente Donald Trump che, prima di agire, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia devono fornire prove più credibili di quelle ottenute fino a ora. Mattis, un ex generale conosciuto per il suo rigore, sa bene quanto complesso sia riuscire a farlo.
La clorina, l'agente chimico responsabile della morte di 40 civili - stando alle fonti ribelli - è assai facilmente reperibile. E in Irak stata usata più volte dai gruppi jihadisti contro le forze americane. In Siria gli stessi ribelli l'hanno impiegata contro l'esercito di Damasco. E il 15 marzo scorso Il Giornale ne ha visto alcune taniche in un deposito abbandonato dai ribelli in un villaggio nella zona di Ghouta.
A moltiplicare i dubbi contribuiscono - oltre alla mancanza dei cadaveri delle vittime - l'assenza di un elenco con i loro nomi e quelli dei feriti ricoverati negli ospedali della zona. Una stranezza non da poco che si aggiunge alla firma, 24 ore dopo la presunta strage chimica, di un'intesa con il governo grazie alla quale i ribelli di Jaish Islam sono stati evacuati a bordo di pullman nella zona di Idlib. Come mai non hanno sfruttato l'opportunità per portarsi dietro qualche reperto?
Da oggi a condire con qualche briciolo di verità tante stranezze ci proveranno gli esperti dell'Opac, l'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche a cui venne affidata nel 2013 la distruzione degli arsenali chimici di Assad. Convocati su richiesta della Russia, i tecnici dell'Opac saranno da oggi a Duma ma dovranno far i conti non solo con l'assenza di qualsiasi traccia di clorina, dispersa nell'aria già nelle prime 24 ore, ma anche con la difficoltà di condurre indagini obbiettive in una cittadina passata nelle mani dell'esercito siriano e russo.
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