QURINALOTTO – LA “REPUBBLICA” DI RENZI TIFA MATTARELLA E FINOCCHIARO. E METTE IN CALO LE QUOTAZIONI DI AMATO - TRA GLI OUTSIDER VISCO E IL RENZISSIMO DE SIERVO - PD IN SUBBUGLIO: ‘’PER USCIRNE VIVO RENZI MANDI AL COLLE BERSANI’’ -

Nella cabina di regia istituita a palazzo Chigi si pensa al profilo migliore per disinnescare eventuali rappresaglie delle minoranze organizzate di Pd e Forza Italia - Renzi guarda con diffidenza ad Amato: il premier sospetta che l’ex dottor Sottile sarà il candidato occulto di un patto tra bersaniani e vendoliani siglato proprio per danneggiare Matteuccio...

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Francesco Bei per “la Repubblica”

sergio mattarella sergio mattarella

 

«Se Renzi vuole uscire vivo da questo Vietnam l’unica è che proponga subito a Bersani di andare al Quirinale». Mario Mauro, senatore ex montiano, fornisce una chiave di lettura paradossale di quanto sta avvenendo in Parlamento a dieci giorni dall’inizio delle votazioni per il Colle. Ma fotografa una verità: alla vigilia della battaglia finale sull’Italicum mai come in questo momento il Pd risulta spaccato.

 

FINOCCHIARO FINOCCHIARO

Un pessimo viatico per Renzi, che fronteggia una minoranza agguerrita e decisa a farsi valere anche a costo di votare contro la legge elettorale. E se Paolo Orsini, senatore bersaniano, ci tiene a precisare che «metodologicamente l’Italicum e il Quirinale sono due questioni diverse», nel governo nessuno si fa illusioni sul comportamento dei dissidenti democratici.

 

Per questo la strategia del premier viene costantemente aggiornata. Per capire il profilo del candidato giusto bisognerà prima aspettare il finale di partita sull’Italicum. E capire quanti della minoranza effettivamente si faranno prendere la mano fino ad arrivare a un punto di non ritorno. I renziani sono convinti che, al momento del voto, solo una quindicina di irriducibili seguirà Miguel Gotor.

giuliano amato anna finocchiaro giuliano amato anna finocchiaro

 

Ma se fossero più numerosi? Nella cabina di regia istituita a palazzo Chigi si pensa quindi al profilo migliore per disinnescare eventuali rappresaglie delle minoranze organizzate di Pd e Forza Italia. Dopo aver scartato i segretari e i leader del centrosinistra del passato Renzi ha iniziato infatti a valutare gli “outsider”. Quei candidati dall’identità più neutra, in grado di venire incontro all’area di centrodestra. L’unica che potrebbe compensare, con i propri 250 voti, quei buchi che dovessero aprirsi nelle file del Pd. Così da ieri, sulle frequenze di Radio Montecitorio, sono tornati a frusciare i nomi di alcuni esterni di lusso.

 

Come Ugo De Siervo, già presidente della Corte costituzionale e allievo di quel Paolo Barile sul cui manuale di diritto si sono affaticate legioni di studenti. Un candidato nato in riva all’Arno, il che non guasta nell’era renziana. Oltre al sempreverde Mattarella, si è quindi iniziato a guardare a Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia.

Mario Monti e Giuliano Amato Mario Monti e Giuliano Amato

 

E le previsioni per la prima volta ottimistiche, uscite ieri da Bankitalia per bocca del direttore generale Salvatore Rossi («il primo trimestre del 2015 dovrebbe far segnare un piccolo aumento del PIL e si tratterebbe del primo di una serie di rialzi trimestrali che proseguirebbero fino a tutto l’anno prossimo ») sono subito risuonate in Parlamento come una conferma della nuova sintonia tra Visco e il premier.

 

La lista degli outsider comprende anche Anna Finocchiaro, possibile cerniera fra l’ala bersaniana e i renziani. Soprattutto se l’Italicum dovesse passare indenne le forche caudine del Senato. Ieri, nella buvette di palazzo Madama, l’ex magistrato Finocchiaro, elegantissima come una Iotti, distribuiva sorrisi e scongiuri a chi la salutava con un «signora Presidente».

Matteo Renzi a Strasburgo Matteo Renzi a Strasburgo

 

E Giuliano Amato? Corre voce che farà parte della rosa che Berlusconi e Alfano proporranno a Renzi. Ma il premier sospetta invece che l’ex dottor Sottile sarà il candidato occulto di un patto tra bersaniani e vendoliani siglato proprio per danneggiare palazzo Chigi. Per questo guarda con circospezione a una candidatura che nasce, per il momento, fuori dalla sua sfera di controllo.

 

 

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