RENZIE BLUFF - MATTEUCCIO SI ARRENDE: DAL FONDO MONETARIO ARRIVA IL COLPO DEL KO E L'EX SINDACO DI FIRENZE VA AL TAPPETO E AMMETTE: IL PIL ITALIANO NON CRESCERA' DELLO 0,8%. PREPARIAMOCI A DARE IL SANGUE A OTTOBRE…
Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"
Matteo Renzi, alla fine, getta la spugna. E ora è a un bivio pericolosissimo: o decide di sforare i parametri dell’Unione europea sui conti pubblici (con tutti i rischi legati a una eventuale procedura di infrazione a Bruxelles) oppure, a ottobre, il governo dovrà varare la solita manovra d’autunno. In ballo ci sono tra i 7,5 e i 20 miliardi di euro, non proprio bruscolini. Certo, con il quadro macroeconomico che non migliora, aggirare una robusta correzione delle finanze statali (che poi vuol dire tagliare indiscriminati la spesa e quindi i servizi ai cittadini oppure nuove tasse) sarà una mission impossible.
Le due strade sono tecnicamente percorribili e, per ora, l’inquilino di palazzo Chigi - che tiene in mano tutte le opzioni - non vuole far scattare l’allarme rosso. Fatto sta che dopo settimane di melina, ieri l’ex sindaco di Firenze ha preso una bella botta. Il colpo del «ko» è arrivato alle 17, quando le agenzie di stampa hanno battuto la riduzione, al ribasso, da parte del Fondo monetario internazionale, delle stime sul Pil italiano per il 2014. Una mazzata, ma non inattesa.
Le stime dell’organizzazione con sede a Washington adesso indicano per l’Italia una crescita di un risicato 0,3 per cento, esattamente la metà di quanto scritto ad aprile (più 0,6 per cento) dallo stesso Fmi, ma soprattutto assai meno del più 0,8 per cento messo nero su bianco in primavera dal governo con il Documento di economia e finanza. E ieri, alle 19, il premier è andato al tappeto: sarà «molto difficile» arrivare alla stima dello 0,8% contenuta nel Def, ha detto in un’intervista al Tg di La7.
Un po’ la scoperta dell’acqua calda. Del resto, da aprile in poi, tutti gli organismi - italiani e internazionali - hanno progressivamente tagliato le previsioni di palazzo Chigi. Il dato più ottimistico è quello dell’Ue, che ha previsto il pil della Penisola in salita dello 0,6 per cento. L’Ocse si è piazzata poco sotto, allo 0,5 per cento.
Christine Lagarde direttore del Fondo Moneteario internazionale
Mentre appaiono più verosimili le previsioni di Banca d’Italia e Confindustria, entrambe ferme allo 0,2 per cento. Come dire: nessuno ha mai creduto alla storiella raccontata nel libro dei sogni (il Def) da Renzi e dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan (che ieri dalla Cina rilanciava le privatizzazioni). Il punto è che alla stima dell’esecutivo (cioè 0,8 per cento) è agganciato l’intero impianto dei conti pubblici, che ora vacilla drammaticamente. Il rapporto tra deficit e pil difficilmente si attesterà al 2,6 per cento promesso da Renzi. Anzi.
Quella odiosa percentuale è destinata ad arrivare poco sotto la soglia del 3 per cento imposta dall’Ue e non è escluso uno sforamento. E la ripresa davvero non si vede: ogni giorno l’Istat aggiorna il bollettino di guerra. Mercoledì il dato sulla discesa dell’export, storica ciambella di salvataggio del made in Italy; ieri un altro calo dei consumi (a maggio meno 0,7 per cento su aprile e solo i discount positivi) e il peggioramento della fiducia dei consumatori. A naso, vuol dire che il bonus da 80 euro messo in tasca proprio a maggio dal governo non sembra aver invertito la rotta, anche se l’istituto di statistica dice che stanno aumentando le intenzioni di acquisto per automobili e case. Staremo a vedere.
«La nostra priorità è il lavoro. Ma le statistiche, credo, inizieranno a migliorare solo dal 2015» ha messo in evidenza Renzi, assicurando che entro il 21 settembre si dovrebbero riuscire a «pagare tutti i debiti della pubblica amministrazione» e la somma totale sarà «molto meno» di 60 miliardi, anche se la cifra esatta sarà calcolata entro 10 giorni.
Promesse a parte, l’attenzione è al 6 agosto, quando l’Istat diffonderà il dato sul pil del secondo trimestre. I nodi verranno al pettine dopo la pausa estiva. A settembre il governo dovrà pubblicare la Nota di aggiornamento del Def e lì uscirà allo scoperto, anche se solo con la legge di stabilità (la vecchia finanziaria) da mettere sul tavolo entro il 15 ottobre, si saprà se arriverà la manovra correttiva o se Roma si prepara davvero allo scontro con Bruxelles.