RICONOSCIMENTI A COLORI FOSCARI - SCOPPIA IL "CASO MEDINSKY", IL MINISTRO DELLA CULTURA RUSSO CUI E' STATO CONFERITO IL TITOLO DI PROFESSORE ONORARIO DELLA CA' FOSCARI - E' IL CASO DI PREMIARE UN UOMO CHE HA COPIATO LE TESI?
Anna Zafesova per "La Stampa"
Il «caso Medinsky» scoppia sia in Russia che in Italia, dopo il conferimento di titolo di professore onorario della Ca' Foscari al ministro della Cultura russo. All'università veneziana ieri è stato riconvocato il senato accademico, che ha deciso diplomaticamente di non togliere al ministro il titolo - consegnato a Mosca dalla prorettrice Silvia Burini dopo che docenti e studenti avevano contestato la decisione di premiare un uomo della propaganda del Cremlino - ma ha criticato la scelta e ha deciso di affiancare alle procedure di conferimento una perizia indipendente.
La professoressa Burini si è già dimessa, mentre il rettore Carlo Carraro cercava di giustificare la premiazione nonostante le proteste con le pressioni dell'ambasciata italiana a Mosca, subito smentite. E ieri a Mosca è stata pubblicata una ricerca di Dissernet, la comunità di segugi che scovano i titoli di studio falsi della nomenclatura russa, che dimostra come il ministro sia un uomo di scienze molto dubbio. Delle tre tesi firmate da Medinsky due, di scienze politiche, sono state visibilmente copiate.
In una il plagio di ben 90 pagine su 134, refusi compresi. Il dottorato in storia, invece, non mostra segni di plagio, ma nemmeno di una ricerca minimamente accurata, e contiene numerosi errori: Piccolomini viene definito «umanista tedesco», Ivan il Terribile riceve un «ambasciatore belga» del '500 e si afferma che i russi siano stati attaccati dagli «infedeli» prima degli europei, ignorando la conquista araba della Spagna.
Ma del resto, già nella prefazione il ministro - che dedica il suo lavoro ai «problemi di obiettività della presentazione della storia russa» - dichiara di considerare come unica chiave di interpretazione del passato «gli interessi nazionali». In base ai quali ora vuole censurare «Il Leviatano», il film russo sulla corruzione presentato a Cannes: secondo il ministro, contiene troppe parolacce.
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