ROMANZO QUIRINALE – I GRILLINI SALUTANO RE GIORGIO CHIEDENDOGLI DI SMENTIRE L’AFFILIAZIONE ALLA LOGGIA “THREE EYES” SVELATA DA MAGALDI – INTANTO LUI SI PREPARA A SEDERE IN PARLAMENTO (E A SCEGLIERE IL SUCCESSORE) A DIFFERENZA DI RENZI, BERLUSCONI, GRILLO E SALVINI

Ieri in Senato, la pentastellata Laura Bottici ha sottolineato che Napolitano non ha mai smentito quanto riportato nel libro di Magaldi e si è chiesta se vi sia un collegamento tra le rivelazioni sulla massoneria e le dimissioni anticipate del capo dello Stato…

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1. M5S: “NAPOLITANO SPIEGHI SE È MEMBRO DI LOGGIA COPERTA”

Da “il Fatto Quotidiano

   

giorgio napolitano 4 giorgio napolitano 4

Il Movimento 5 Stelle con un intervento di fine seduta del Questore al Senato Laura Bottici porta nelle aule parlamentari il caso “dell’affiliazione del Presidente Giorgio Napolitano alla loggia massonica segreta sovranazionale aristrocratica reazionaria Three Eyes” denunciato “in un libro molto interessante del Gran Maestro Magaldi, fondatore del Grande Oriente d'Italia Democratico, intitolato ‘Massoni’ (...)

 

Mi chiedo come mai il Presidente non abbia mai smentito ufficialmente il Gran Maestro Magaldi quando noi parlamentari dobbiamo fare pure attenzione a nominarlo in queste aule? Noto però che dopo l'uscita del libro si è iniziato a parlare di dimissioni del Presidente Napolitano. Ci sarà un collegamento?”. Che chiede al futuro senatore a vita di rispondere in aula a queste domande.

 

2. RE GIORGIO RESTA DA EX (E VOTA IL SUCCESSORE)

Fabrizio d’Esposito per “il Fatto Quotidiano

   

LAURA BOTTICI LAURA BOTTICI

Oggi è il penultimo giorno della monarchia repubblicana di Giorgio Napolitano. A meno di clamorosi ripensamenti, il capo dello Stato domani vergherà la sua iperannunciata lettera di dimissioni. Breve. Formale. La fine della più grande anomalia politico-costituzionale dal dopoguerra in poi (il secondo mandato a termine di un presidente della Repubblica) verrà recepita dai presidenti delle Camere, e dal premier, senza colpo ferire.

 

A differenza, invece, di quanto accadde, seppur con motivazioni diverse, per le dimissioni anticipate di Antonio Segni (1964, malattia), Giovanni Leone (1978, scandalo giudiziario) e Francesco Cossiga (1992, in polemica con l’establishment “picconato”). Il Napolitanistan ammainerà il suo vessillo di fronte a una gigantesca genuflessione silenziosa e un po’ ipocrita del Sistema, che in pubblico lo elogia ma in privato lo critica anche duramente. Eppure un mistero resta. Lo ha ricordato Michele Emiliano del Pd l’altra mattina in una trasmissione tv. “Non sappiamo il motivo reale e specifico per cui Napolitano si dimette”. L’età? La salute? Entrambe?

Gioele Magaldi, Gran Maestro del Grande Oriente Democratico Gioele Magaldi, Gran Maestro del Grande Oriente Democratico

   

L’addio all’amico Francesco Rosi

   Sono due le immagini dell’ultimo lunedì di Re Giorgio. La prima è quella del quasi novantenne capo dello Stato che s’inchina per accarezzare la bara del suo amico Francesco Rosi, nella camera ardente allestita a Roma per il grande regista delle Mani sulla città. I due, Napolitano e Rosi, facevano parte di un gruppo rimasto unico nella storia di Napoli, che si ritrovò inizialmente a scrivere sul settimanale IX maggio, il giornale degli universitari fascisti della città, e che comprendeva Maurizio Barendson (l’inventore dell’Altra domenica e di Novantesimo minuto), Raffaele La Capria, Luigi Compagnone, Giuseppe Patroni Griffi, Antonio Ghirelli, Tommaso Giglio e Maurizio Caprara (che sarà segretario di Palmiro Togliatti).

 

La seconda immagine del capo dello Stato è al chiuso del Quirinale, a colloquio con Renzi e il fiore del suo governo, Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme. Secondo quanto riferito da fonti vicine al Colle (ma smentite da Palazzo Chigi), il premier avrebbe tentato di convincere Napolitano per l’ennesima volta a rimanere qualche altra settimana. Il rischio per Renzi è fin troppo evidente: quando domani le agenzie di stampa batteranno i flash da una riga soltanto, con le dimissioni del presidente della Repubblica, d’improvviso si materializzerà il riflesso generale del Parlamento di congelare la legge elettorale e la riforma per il superamento del bicameralismo. Non solo.

michele emiliano e pina picierno michele emiliano e pina picierno

   

L’assente decaduto e quello non più sindaco

   Il capo dello Stato sarebbe stato “impressionato negativamente” dal premier ritornato dalla trasferta di Parigi. In pratica, Napolitano avrebbe avuto la sensazione di un Renzi “ringalluzzito” dalla prima fila in testa al corteo francese e che potrebbe tornare alla carica con l’ipotesi di un capo dello Stato “debole”, se non cameriere di Palazzo Chigi. L’esatto contrario della linea di Re Giorgio, che sta esercitando la sua moralsuasion per una successione autorevole e forte (il primo nome “naturale” è quello di Giuliano Amato). In questo quadro, assume un certo valore allora la non secondaria circostanza che Napolitano sarà l’unico “leader” parlamentare durante gli scrutini per l’elezione del dodicesimo capo dello Stato.

 

Sia Renzi, sia Berlusconi non saranno infatti presenti, al contrario dell’ultima volta, nell’aprile del 2013. Il premier all’epoca era un “grande elettore” in quota della Regione Toscana, mentre l’ex Cavaliere ancora non era stato condannato per la frode fiscale di Mediaset, che poi ha comportato la decadenza dalla sua Camera di appartenenza, il Senato.

matteo renzi al quirinale matteo renzi al quirinale

 

Così come non saranno a votare per il Quirinale anche Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, e Matteo Salvini, capo della Lega ed eurodeputato. Da senatore a vita e presidente emerito, Napolitano non si limiterà a votare per il suo successore. Chi ha raccolto le sue confidenze rivela che svolgerà “un ruolo molto attivo” sull’Italicum e sulle riforme, non escludendo di intervenire nell’aula di Palazzo Madama.

 

E con un avatar modello Medvedev al Quirinale, il pericolo per il premier è di ritrovarsi dentro una coabitazione non facile con l’ex monarca che ha fatto e disfatto cinque governi (Prodi, Berlusconi, Monti, Enrico Letta, lo stesso Renzi). Un po’ l’antitesi dei due papi, Bergoglio e Ratzinger.

 

 

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