RUBY PER SEMPRE - LA PROCURA DI MILANO CHIEDE ALTRI INDAGINI: CHI HA DIFESO BERLUSCONI MENTIVA, TESTIMONI A LIBRO PAGA DELL’IMPUTATO - UN MAXIPROCESSO (45 INDAGATI) PER FALSA TESTIMONIANZA: MAI VISTO PRIMA

Oltre l’assoluzione, c’è un’altra investigazione. 40 dei 45 indagati sono per falsa testimonianza. Di questi, 20 (tutte donne) sono accusati di corruzione in atti giudiziari: Ruby in testa all'elenco, poi tutte le Olgettine. Quattro i presunti corruttori dei testimoni: Berlusconi, i suoi avvocati Ghedini e Longo, l'ex legale di Ruby, Luca Giuliante...

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Luca Fazzo per “Il Giornale

 

berlusconi ruby berlusconi ruby

«Pur essendo state all'uopo compiute attività di rilievo», sul caso «Ruby-ter» bisogna indagare ancora. Questo mette nero sui bianco la Procura di Milano, nel chiedere la proroga delle indagini sullo scenario di false testimonianze e di corruzioni che secondo i pm ha accompagnato i processi di primo grado a Silvio Berlusconi e ai suoi presunti procacciatori di ragazze, ovvero Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti.

 

È una formula fissa, quasi un prestampato, quello che i pm hanno mandato al giudice. Ma in questo caso si può stare certi che, a dispetto di quanto finora si riteneva, le indagini stanno marciando. Perché questo non è un fascicoletto qualunque. E i pm non si azzarderebbero a mettere per iscritto che le «attività di rilievo» ci sono state, se così non fosse.

 

MINETTI FEDE MORA BERLUSCONI RUBY BUNGA MINETTI FEDE MORA BERLUSCONI RUBY BUNGA

La verità su quanto sta accadendo è in un fascicolo verde. È il raccoglitore delle indagini fatte finora sui 45 indagati. A memoria d'uomo, un maxiprocesso per falsa testimonianza non si era mai fatto. Nella loro requisitoria in primo grado, i pm d'altronde avevano parlato di «colossale anomalia» che aveva accompagnato il processo, ovvero le numerose testimoni tenute a libro paga dall'imputato. E l'inchiesta del fascicolo verde è la conseguenza di quel teorema: chi è venuto in aula a difendere Berlusconi lo ha fatto mentendo, per interesse diretto (le Olgettine) o per opportunismo e amicizia. E quindi va punito.

 

Certo, nel frattempo è intervenuta una novità inattesa: l'assoluzione in appello di Silvio Berlusconi. Ma la Procura, in attesa di leggere le motivazioni, va avanti con l'inchiesta, perché è convinta che - pur «salvando» il Cavaliere - la nuova sentenza darà comunque atto che le serate di Arcore erano una sorta di baccanale. Dunque le Olgettine hanno comunque mentito sotto giuramento. E Berlusconi deve risponderne.

 

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Per capire la strategia può servire il testo inviato dal procuratore aggiunto Piero Forno e dal pm Piero Forno per ottenere la proroga. Dei 45 indagati, 40 sono indagati per falsa testimonianza. Di questi, 20 (tutti di sesso femminile) sono accusati di corruzione in atti giudiziari: Ruby in testa all'elenco, poi tutte le Olgettine che hanno ammesso di ricevere aiuti economici dal Cavaliere. All'elenco delle presunte corrotte va aggiunta una, Iris Berardi, che singolarmente viene accusata di corruzione ma non di falsa testimonianza.

 

Per tutte, il reato viene considerato «accertato in Milano in data 19 luglio 2013», quando è stata pronunciata la sentenza del processo Ruby 2. È questo il ventre molle dell'inchiesta, la platea di indagate giovani e non tutte troppo coriacee su cui la Procura potrebbe puntare per portare a casa le prime ammissioni.

 

Iris Berardi Iris Berardi

Diciotto indagati sono accusati solo di falsa testimonianza: sono gli ospiti e il personale delle cene di Arcore che hanno parlato di «serate normalissime», gli uomini dello staff di Berlusconi che hanno partecipato ai contatti con la questura la notte del rilascio di Ruby, e persino ambasciatori e interpreti della cena tra Berlusconi e Mubarak.

 

Arisleida Espinosa Arisleida Espinosa ghedini longo ghedini longo

E poi ci sono i quattro presunti corruttori dei testimoni: Silvio Berlusconi, i suoi avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, l'ex legale di Ruby Luca Giuliante. Anche per loro la Procura non si sbilancia, non dice quando avrebbero commesso il reato, limitandosi a citare la sentenza. Qualcosa, nel fascicolo verde, c'è già. Ma, scrivono i pm, bisogna andare avanti, «ai fini dell'accertamento della verità nell'interesse della giustizia». 

 

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